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Francois Salvagni si racconta: “Le mie 100 giornate in Robour Tiboni”

di    -    Pubblicato il 9/03/2012                 
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URBINO – Lo attende l’ultima gara prima dei play-off che concludono una stagione in cui con la Chateau d’Ax ha dimostrato di essere in grado anche di riemergere da un momento di crisi. E per lui Chateau d’Ax Urbino Volley-Riso Scotti Pavia sarà anche la centesima giornata sulla panchina della Robour. Sempre in piedi durante le gare, il coach Francois Salvagni, ha saputo dar vita anche quest’anno ad un gruppo affiatato.

Salvagni, terza stagione alla guida dell Chateau d’Ax. Ogni anno una rivelazione. Nel 2009 lei vince il premio Luigi Razzoli, poi l’anno scorso la vittoria in Cev, quest’anno la Coppa Italia, siete in gara in Europa e avete il terzo posto in classifica. Quale è il momento a lei piu caro di quest’avventura?
Domenica festeggio la centesima partita con l’ Urbino. Ne ho vinte tante. La partita più emozionante rimane una delle prime. Una partita alla fine inutile. Era in campionato contro il Villa Cortese. Vincemmo tre a zero. Credo che nella memoria di tutti, è stata la prima volta che io, la mia squadra, la mia società, la città, abbiamo vissuto un’emozione veramente forte. La prima volta che Davide vince contro Golia, la prima volta che ti senti degno di partecipare alla festa dei grandi. Poi tutti i successi contro il Bergamo, delle campionesse che da ragazzo guardavo dagli spalti. E poi certo.. la Coppa Cev.

A breve parte la lotta ai playoff. Come metterete i bastoni tra le ruote alle avversarie?
“Il fatto di essere nelle prime 4 ci garantisce di giocare l’eventuale gara 3 in casa e questo è un aspetto molto importante. Purtroppo il turno di play-off si inserisce nella semifinale di Coppa Cev. Andremo a giocare il 13, il 15, il 17, il 19, quattro partite tutte importantissime, e tutte nel raggio di 48 ore. In più ci scontreremo con una squadra che non disputando le coppe, ha avuto almeno due mesi per prepararsi e arriverà molto più fresca sia mentalmente che fisicamente. Sarà veramente durissima”.

Secondo lei chi può essere l’outsider dei play-off?
“Io credo il Modena. E non sarebbe una grande sorpresa, nel senso che ha un budget e un parco atleti di livello nazionale, non gli manca niente per essere nelle prime tre. Finora non ha trovato modo di esprimersi, potrebbe essere l’outsider del finale di questo campionato”.

Lei chi vorrebbe incontrare?
“Possiamo incontrare Novara, Bergamo, Piacenza o Modena.Tutte di grande valore ma valela pena concentrarsi su di noi tenendo conto che le prime in classifica soffriranno tutte il passaggio del turno perché delle quattro tre saranno impegnate o in Champions o in Cev. Per la prima volta nella storia, quest’anno le favorite potrebbero essere dalla quinta all’ottava perché non hanno, in questo calendario così corto, gli impegni europei”.

Come farete a mantenere alta la concentrazione, visto che, con i vari impegni, sarà fisiologico un calo?
“Un calo di prestazione lo abbiamo già affrontato a gennaio.Abbiamo fatto un girone di andata straordinario, siamo arrivati secondi in Italia e passando i turni in coppa Cev, nelle prime partite di ritorno, siamo stati meno brillanti ma abbastanza bravi da portare a casa risultati importanti e gestire quelle poche sconfitte arrivate. In questo momento la concentrazione rimane molto alta anche perchè giocando ogni 2 giorni, non hai tempo di distrarti o di inserire la vita privata. E’ difficile gestire le energie ma io ho la fortuna di avere uno staff molto preparato. In queste ultime settimane, stiamo caricando tanto ed è questo il motivo per il quale col Busto non siamo stati particolarmente brillanti: dobbiamo essere pronti per la prossima settimana. Stiamo lavorando per riuscire ad avere energie fresche. Spero verranno anche dalle ragazze che non hanno giocato fino ad ora e che sono in un momento molto positivo, proprio per sfruttare tutte le frecce al nostro arco”.

Cosa fa nel tempo libero? Segue altri sport?
Da due anni faccio il papà. E questo mi assorbe completamente. Mi piace correre. Corro tanto perchè mi aiuta a rilassarmi. Questo è il lavoro più bello del mondo ma ti ruba tante energie mentali, un lavoro che ti porti a letto, in vacanza, ovunque e hai bisogno ogni tanto di staccare.

Lei ha detto che ci sono poche giocatrici di un livello elevato a tal punto da poter decidere una partita. Quale giocatrice vorrebbe allenare in futuro?
“In questo momento sicuramente la Havelkova (attaccante Busto Arsizio, ndr). Credo che stia colpendo l’immaginario di tutti noi perché racchiude tutte le qualità che un giocatore dovrebbe avere. Una fisicità strabordante e una tecnica molto buona”.

Siete usciti da un periodo di crisi. Nello sport è facile entrare in una spirale negativa e non uscirne. Come se ne
esce?

In qualsiasi sport ogni giocatore è un uomo, quindi con le sue debolezze e iniscurezze. Ma lo sport è diverso dalla vita perchè hai un feedback costante. L’Inter in questo momento sta attraversando giornate difficili. Ma l’analisi è molto più complessa. In generale non sempre esonerare l’allenatore è la soluzione: c’è una frase che giustifica questo aspetto ma è la più falsa possibile. Nel senso che non serve cambiare 35 giocatori: molto spesso nella vita basta dare l’esempio per smuovere le acque. E’ strano che dirigenti che gestiscono squadre miliardarie come quelle di calcio non abbiano nessun’ altra strada. Dovrebbero avere la consapevolezza che a volte ci sono altre medicine”.

A inizio campionato, ha detto a proposito della Chateau d’Ax: “Questo gruppo ha le carte in regola per arrivare in fondo a tutti gli obiettivi, anche lo scudetto”. L’obiettivo resta tale?
“Sì, sì assolutamente sì. Il gruppo ha superato difficoltà tali che merita di arrivare fino alla fine. Non ci manca veramente niente, solo gestire questo calendario così complicato. Consapevoli che non bastera la normalità ma bisognerà fare qualcosa di straordinario. Ce lo ripetiamo ogni volta, come un tatuaggio impresso prima di giocare”.

Progetti per il futuro?Cosa vuole fare da grande?
Il bello viene adesso. Ho investito tutta la mia vita professionale in questo lavoro, ho iniziato a 16 anni, sono tante le stagioni che alleno. Mi sono fatto le ossa nelle squadre di provincia e passo passo, con sacrificio, sono arrivato in serie A a giocare con grandi campioni. Credo che sia finalmente arrivato il momento di cominciare una nuova carriera dopo tanto sacrificio. Con l’ambizione di migliorarsi sempre e vincere qualcosa di importante.

All’estero o in Italia?
L’estero è molto affascinante, c’è tanta attenzione al volley. Non è solo una questione economica. Quando giochiamo all’estero troviamo strutture stupende con 5.000 persone, con le cheerleaders, la musica, la festa, i giornali, le tv. In questo momento la Polonia, la Turchia vivono la pallavolo in maniera molto forte. Per me sarebbe importante andare a conoscere territori nuovi.

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