URBINO – Il nuovo statuto, l’aumento degli iscritti, l’occupazione dopo la laurea. Il rettore Pivato traccia un quadro positivo dell’ultimo biennio dell’Università di Urbino.
Rettore, può farci un bilancio di questi ultimi due anni?
“Con la pubblicazione del nuovo statuto nella Gazzetta Ufficiale del 16 aprile si è conclusa una fase cruciale del nostro ateneo, ovvero la definitiva strutturazione a università statale così come ci era stato richiesto. Si è trattato di un iter impegnativo ma fortemente partecipato, che ha richiesto sacrifici di cui ringrazio tutti, docenti e personale tecnico-amministrativo. Ora siamo convinti che la relazione della Commissione Anvur che ha seguito questo processo ci garantirà l’ingresso dalla porta principale tra le università statali, consentendoci di ricevere finanziamenti adeguati in modo da competere in pari condizioni di opportunità”.
C’è stato un incremento delle iscrizioni?
“C’è stato soprattutto uno straordinario aumento di iscritti al primo anno delle triennali, in controtendenza rispetto ai dati nazionali: 3251 matricole rappresentano un aumento del 17% che ferma l’emorragia degli anni passati e stabilizza il dato generale degli iscritti tra i 14.000 e i 15.000. Naturalmente anche questo è un risultato collettivo”.
Com’è cambiata l’Università dopo la riforma Gelmini?
“Urbino in questo periodo ha seguito un iter tutto suo, particolare. Si è ancora nella fase dei decreti attuativi che dovranno realmente incidere sulle università. Il nuovo statuto servirà per essere pronti anche a questo”.
E’ costante l’afflusso di studenti stranieri, per cui è considerato un ateneo “internazionale?
“Abbiamo circa mille studenti stranieri, il 7% del totale, circa il doppio della media nazionale e anche questo è un dato in aumento. Del resto il nostro impegno in questa direzione è una vocazione sia dell’ateneo che della città, che già nel rinascimento ospitò artisti da tutta Europa e prima ancora illustri rappresentanti del gotico internazionale. Abbiamo appena stretto un accordo con Camerino per istituire una facoltà di farmacia in Camerun. Durante l’ultimo anno abbiamo allacciato rapporti di reciproco scambio con università cinesi, mediterranee e statunitensi, mentre più di trecento nostri studenti hanno presentato domanda per vivere l’esperienza Erasmus all’estero”.
Quali sono i dati sull’occupazione dei laureati in uscita?
“Nonostante la difficile condizione dell’occupazione giovanile in Italia, per noi sono molto incoraggianti. Sono appena usciti i dati di Almalaurea che ci collocano al quindicesimo posto in Italia per occupati dopo la specialistica: il 61% dei nostri laureati ha trovato un lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo. La media nazionale è del 52%. Invece dopo la triennale il 48%, rispetto alla media del 44%. Ma in questo caso è normale che molti proseguano gli studi”.
Le prospettive per gli anni futuri. Sono previsti cambiamenti nell’offerta formativa?
“Nelle condizioni in cui ci troviamo, con carriere, assunzioni e turnover bloccati, riusciremo comunque a mantenere anche per il 2012-2013 tutti i corsi di quest’anno, e questo è già un frutto di quel senso di appartenenza e dedizione che ho detto. Certamente, non si potrà continuare a lungo in queste condizioni, che francamente riservano un trattamento ingiusto alla nostra università, che si trova a competere con gli altri atenei in condizioni di iniqua disparità”.