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Imu, un’imposta a zero entrate

di    -    Pubblicato il 9/02/2013                 
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URBINO – Pensare che l’Imu sia una croce per i cittadini e una delizia per i Comuni può rivelarsi un’idea completamente sbagliata. Per quanto riguarda Urbino, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, l’Imu non ha rappresentato un’entrata in più rispetto al bilancio degli anni scorsi. Anzi. “Sostanzialmente l’Imu andava di pari passo con il fondo sperimentale di equilibrio destinato dallo Stato ai Comuni – afferma l’assessore al bilancio Maria Clara Muci – ovvero un fondo triennale istituito al fine di realizzare una devoluzione in forma progressiva ed equilibrata della fiscalità immobiliare.”

Traducendo, l’Imu ha sostituito da una parte la vecchia Ici e dall’altra questo fondo sperimentale, mantenendo di fatto invariato il gettito totale del Comune.

L’assessore spiega che “per riavere gli stessi soldi degli anni scorsi quasi tutti i comuni hanno dovuto alzare le aliquote di base, quello di Urbino è uno dei pochi ad aver operato un aumento di scarsa consistenza, lasciando l’abitazione principale con l’aliquota minima del 4×1000.”

A oggi è difficile stabilire se l’Imu sia stata riscossa completamente poiché devono ancora arrivare alcuni versamenti previsti, ma stando alle stime del gettito Imu previste dallo Stato, al Comune di Urbino sembrerebbero mancare ancora 150.000 euro. Ma perché mancherebbero tutti questi soldi? “In realtà, la cifra è ancora provvisoria – prosegue l’assessore – poiché siamo in attesa dei dati definitivi. Il vero problema è che le stime fatte dallo Stato comprendono anche tutti quegli immobili considerati ‘fantasma’. Il ministero delle Finanze, in base a dati in suo possesso, ha fatto alcune previsioni secondo cui il Comune di Urbino risulterebbe proprietario di un certo numero di strutture, compresi capannoni e altri fabbricati che in realtà non sono stati considerati immobili dal catasto, e quindi non fanno parte del gettito del Comune”.

Il bilancio comunale relativo al 2012 è ormai chiuso, perciò questi 150.000 euro dovranno essere tenuti in conto per il bilancio dell’anno in corso. Da questi dati, emerge come l’imposta creata dal governo Monti non abbia portato alcun beneficio alla città di Urbino. Addirittura, a conti fatti, il Comune registrerebbe un passivo per il 2013.

Inoltre, per ogni immobile di proprietà che non abbia fini istituzionali, il Comune deve pagare il 50% allo Stato sull’aliquota di base. “In pratica è come pagare se stessi. Visto che lo Stato ha tagliato il fondo sperimentale di equilibrio – afferma Ornella Valentini, responsabile del servizio finanziario – il nostro Comune, rispetto al 2011 in cui c’era solo l’Ici sulla seconda casa, ha meno introiti e quindi si è visto costretto ad alzare l’aliquota di base sulla seconda casa da 7,6 a 9,5. Altri comuni, per intenderci, l’hanno aumentata al massimo, fino ad arrivare al 10,6”.

L’Imu non è stata di grande aiuto per le casse del Comune, e se è per questo non lo sarà nemmeno la Tares (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi), la nuova tassa sui rifiuti che prenderà il posto della vecchia Tia. In passato, a differenza della Tarsu che era gestita direttamente dai comuni, la Tia poteva essere riscossa da un gestore esterno, così il Comune di Urbino l’aveva completamente esternalizzata alla Marche Multiservizi, la multiutility operante nei servizi di pubblica utilità.

“Sostanzialmente per chi, come noi, aveva la Tia cambia poco con questa nuova tassa – afferma l’assessore Muci- perché anche la Tares terrà conto della cosiddetta superficie calpestabile e dei componenti del nucleo familiare. L’unica differenza è che sulla Tares ci sarà un’ulteriore quota a carico del cittadino sui cosiddetti servizi indivisibili, il che comporterà un ulteriore aumento per i contribuenti dello 0,30% in più per ogni metro quadro”. “Ma i soldi, anche in questo caso, andranno tutti allo Stato – assicura l’assessore – perché il Comune dovrà coprire integralmente il costo del servizio, senza quindi guadagnarci granché”.

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