URBINO – Si commuove suor Marcella Lorenzetti alla domanda: “Cosa ne pensa delle dimissioni del Papa?”. Suor Marcella è la ‘madre’ del Collegio Maria Immacolata, per l’accoglienza delle giovani universitarie a Urbino.
Siamo in via Mazzini. Una voce chiama dalla scalinata. La portinaia è una suorina che ci fa strada fino alla stanza della superiora. E’ in riunione, ma ha piacere di rispondere. Cerca di contenere l’emozione: “Esprimiamo profonda ammirazione per il gesto di Benedetto XVI. Gesto umile, di una semplicità disarmante”. La tristezza e l’amarezza nelle sue parole sono evidenti, ma contenute.
La notizia non è ancora circolata dappertutto. Tra gli urbinati in strada molti restano a bocca aperta, senza parole. Alcuni commentano, apprezzando la scelta di Ratzinger. “Ha fatto bene, si è comportato da persona intelligente rendendosi conto che non poteva più farcela”. Qualcun altro la butta sulla polemica: “E’ quello che dovrebbero fare i nostri politici, che hanno la stessa età del Papa. Dovrebbero andarsene via!”. E, infine, c’è chi sdrammatizza: “Morto un Papa se ne fa un altro”.
Qualcuno mette a confronto la sua figura con quella di Giovanni Paolo II, facendo riferimento alle differenze di personalità e di apostolato dei due pontefici. Un paragone azzardato per Tiziana, suora laica delle Apostole della Vita Interiore, che incontriamo per caso girando tra gli uffici della Curia. “Si tratta di due personalità molto diverse, ma non si può dire che una sia stata migliore o più efficace dell’altra. Il nostro Pontefice ha dato le dimissioni dimostrando una mitezza e un’umiltà uniche: riconoscere i propri limiti e agire di conseguenza è la cosa più difficile che un uomo, Papa o semplice cittadino, possa fare. E poi ci sono le ragioni oggettive: l’età, la salute”.
Dello stesso avviso il segretario dell’arcivescovo di Urbino, Mons. Giovanni Tani, che aggiunge la parola ‘profezia’ a quella più ricorrente, ‘umiltà’. E’ un precedente. Sono passati sette secoli da quando Celestino V, il Papa del gran rifiuto, rinunciò al trono di Pietro. E lo stesso gesto, se pur con ragioni differenti, ripetuto oggi, ha certamente un valore simbolico di gran lunga maggiore. E’ lo stesso Benedetto XVI a non lasciare adito a interpretazioni. Nella sua nota ufficiale si legge: “Per governare la barca di San Pietro è necessario il vigore sia del corpo che dell’animo, vigore che negli ultimi mesi in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”.
Qualcuno invece, sul fronte della ‘profezia’, si sbilancia, esprimendo note, addirittura, di positività. E’ frate Claudio, francescano della chiesa di piazza delle Erbe, che parla di “rilancio per una nuova stagione di vita della Chiesa, di un momento di passaggio; di una contingenza storica particolare e provvidenziale”. E conclude: ” E’ il momento giusto”.