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Svendita online: i giornali ‘vendono’ reporter e archivi

di    -    Pubblicato il 26/02/2013                 
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Giornali

L’editoria è in crisi, i giornali tagliano drasticamente il personale e i giornalisti sopravvivono contando gli spiccioli guadagnati con un articolo. Chini su grandi tavoli rettangolari, circondati da personale preoccupato e indiscreto,  editori e produttori di tutto il mondo si spremono le meningi cercando un modo per limitare i danni e magari guadagnare qualche soldo. Alcuni professionisti ci sono riusciti e aguzzando l’ingegno, come spesso avviene in caso di necessità, si scopre che la formula vincente si basa su due parole: cambiamento e lettori.

Il giornale olandese De Nieuwe Pers ha creato un’ applicazione che consente ai lettori di abbonarsi non solo all’intera testata ma anche a un singolo giornalista per 2,50 dollari al mese (23 dollari all’anno, 18 euro circa).  Per abbonarsi a tutti i giornalisti il prezzo sale a 50 dollari l’anno (38 euro).  Secondo l’editore del giornale Jan Jaan – Heji  oltre 200 persone avevano già acquistato l’abbonamento meno di 48 ore dopo il lancio dell’applicazione. Considerando che il giornale prende il 75 percento dell’introito per ogni abbonamento, 200 abbonamenti a tutti i giornalisti significano un guadagno pulito di 7.500 dollari al mese in meno di due giorni. La percentuale aumenta a 85 se il numero degli abbonamenti supera i 500.

L’ editore del giornale locale The Dallas Morning News Jim Moroney  ha messo a disposizione anche gli archivi della redazione, per la prima volta in un giornale locale online,  come contenuti aggiuntivi a pagamento tramite paywall. Questo sistema ha permesso al giornale una crescita del 40 percento nel 2009 fino a oggi, con un guadagno sugli abbonamenti totale di  4.000 dollari al mese.

A far quadrare il bilancio dei giornali non c’ è più solo la pubblicità che anzi sta diventando una fonte secondaria. Per aumentare le entrate la maggior parte delle strategie economiche degli editori guarda ai lettori, sia aumentando la diffusione dei contenuti a pagamento, che devono essere nuovi o di forte interesse, e sia chiedendo la partecipazione attiva attraverso il sistema del crowdfunding (donazioni individuali).

Spiega Moroney, durante la Key Executive Media Conference di New Orleans il 20 febbraio 2013 che  “il marketing è diventato una guerra sui contenuti”  e sottolinea come i giornali per sopravvivere “devono far pagare di più gli abbonati, non si può più contare sulla pubblicità”.A dargli ragione è stato il bilancio 2012 del New York Times : per la prima volta le entrate degli abbonamenti (936.264 dollari) hanno superato quelle della pubblicità (883.221 dollari) e il bilancio si è chiuso con un positivo 0,3 percento.

Da questo punto di vista la soluzione di Andrew Sullivan, opinionista dell’americano The Daily Beast, risulta azzeccata. A gennaio del 2013 il giornalista ha lasciato la testata nazionale per creare il suo blog The Dish, convinto del fatto che l’unico business vincente per il giornalismo è quello degli abbonamenti secondo la regola del giusto rapporto qualità – prezzo. Per Sullivan il lettore è nella maggior parte dei casi disposto a spendere il giusto per avere contenuti di qualità e di suo interesse. Facendo pagare ai suoi ‘seguaci’ 19,99 dollari al mese, il giornalista ha guadagnato 100.000 dollari in nemmeno 24 ore dall’annuncio della creazione del blog, arrivando a 400.000 dopo tre giorni.

Ma i lettori possono scegliere anche che tipo di giornalismo vogliono avere. Spot.us è un sito di citizen journalism che vive di  crowdfounding: attraverso piccoli finanziamenti privati la comunità crea reportage di interesse locale. Nel giro di due anni spot.us è riuscito a ricavare oltre 120.000 dollari per finanziare più di 160 reportage investigativi e storie di interesse generale, con un contributo individuale che non supera mai i 65 dollari (circa 50 euro).

Le scelte economiche degli editori dimostrano che allineare le strutture editoriali alle correnti dinamiche di mercato è possibile, ma solo se si è disposti a cambiare e ad affrontare gli imprevisti, come l’andamento dell’economia o l’impatto sui lettori. Due sole sono le certezze: la necessità per il giornalismo di ripensare la propria offerta e di riuscire con il cambiamento a guadagnare la fiducia degli abbonati e i lettori, che dovranno in ogni caso mettere mano alle tasche per avere contenuti di sempre più alta qualità.

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2 commenti to “Svendita online: i giornali ‘vendono’ reporter e archivi”

  1. ma sa ce frega?! Dovet parlé dei progetti d’urbin. non di cassi vostri

  2. la redazione scrive:

    Gentile lettore,
    questo è il sito di una scuola di giornalismo e quindi è giusto che li allievi si occupino anche dei temi dell’informazione e dei media. Per quanto riguarda Urbino, è al centro della gran parte degli articoli prodotti dai ragazzi, come è evidente dal nostro sito. Cordialità