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“Un sorriso e un giornale”: così Franco ha smesso di essere invisibile

di    -    Pubblicato il 26/02/2013                 
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Franco, o meglio “Franco Scarp” come lo chiamano tutti, ogni domenica gira per le vie di Rimini con la sua bicicletta. Col sole e col pioggia, pedala con tenacia. Non lo fa solo perché è un ciclista appassionato. Franco Scarp ha una missione: portare il giornale dei senzatetto, Scarp de’ tenis, in tutte le parrocchie riminesi.

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Lui per fortuna un tetto sopra la testa ce l’ha, ma la legge della strada la conosce bene. Basta poco: un lavoro perso, un divorzio e ci si ritrova dall’altra parte del confine, tra gli invisibili, i nuovi poveri.

E’ quello che è successo a Franco. Per 25 anni ha lavorato in un’industria che produceva solventi chimici, poi ha cominciato a stare male. “Tornavo a casa e mi sanguinava sempre il naso. Ho fatto tutte le analisi del caso e il medico mi ha consigliato di lasciare il posto”, racconta Franco. “Per un po’ ho lavorato in una sala giochi. Ma poi più nulla. A quanto pare a 50 anni sei troppo vecchio per lavorare. Le fabbriche preferiscono assumere gli stranieri che non fanno problemi e si accontentano della metà della paga”, dice con un sorriso amaro Franco.

I soldi presto sono finiti e i conti a fine mese non tornavano. “Sono divorziato e dovevo pagare il mantenimento alla mia ex moglie e a mio figlio. Così mangiavo alla mensa della Caritas”. Ed è proprio lì che Franco ha conosciuto uno dei responsabili di Scarp de’ tenis. “Mi ha chiesto se volevo iniziare a collaborare con loro: dovevo distribuire il giornale e raccontare la mia storia. Io all’inizio non volevo, perché ero timido e un po’ mi vergognavo. Poi però ho capito che solo chi ruba si deve vergognare”, dice convinto.

“Noi diamo la possibilità a persone come Franco di riscoprire la dignità del lavoro”, afferma Angela De Rubeis, giornalista di Scarp de’ tenis.  “La gente paga per avere un prodotto giornalistico, con inchieste e storie che nei grandi giornali non trovano spazio. Alcuni dei nostri distributori scrivono sul giornale, raccontano in prima persona la loro vita e vengono pagati per il loro contributo. Quando capiscono che questo è un lavoro e non stanno chiedendo l’elemosina, tutto cambia”, racconta Angela, mentre Franco annuisce e mostra l’articolo che ha scritto qualche mese fa sul giornale.

Purtroppo non tutte le collaborazioni vanno a buon fine: “E’ capitato che a volte qualcuno scappasse con tutti i soldi. Ma bisogna fidarsi comunque”, continua Angela.

Franco è felice del lavoro che fa. Indossa con orgoglio la pettorina rosso fuoco su cui campeggia la scritta di Scarp de’ tenis e stringe a sé, con le sue mani grandi e ruvide da lavoratore, le copie del mensile. “Regalo qualche sorriso, distribuisco il giornale e racconto la mia storia a chi ha voglia di ascoltarla. Questa ora è la mia vita”, dice Franco che, da quando è diventato Franco Scarp, ha smesso di essere un invisibile.

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