Franco, o meglio “Franco Scarp” come lo chiamano tutti, ogni domenica gira per le vie di Rimini con la sua bicicletta. Col sole e col pioggia, pedala con tenacia. Non lo fa solo perché è un ciclista appassionato. Franco Scarp ha una missione: portare il giornale dei senzatetto, Scarp de’ tenis, in tutte le parrocchie riminesi.
FOCUS Giornali di strada, così nascono quelle 50mila copie
Lui per fortuna un tetto sopra la testa ce l’ha, ma la legge della strada la conosce bene. Basta poco: un lavoro perso, un divorzio e ci si ritrova dall’altra parte del confine, tra gli invisibili, i nuovi poveri.
E’ quello che è successo a Franco. Per 25 anni ha lavorato in un’industria che produceva solventi chimici, poi ha cominciato a stare male. “Tornavo a casa e mi sanguinava sempre il naso. Ho fatto tutte le analisi del caso e il medico mi ha consigliato di lasciare il posto”, racconta Franco. “Per un po’ ho lavorato in una sala giochi. Ma poi più nulla. A quanto pare a 50 anni sei troppo vecchio per lavorare. Le fabbriche preferiscono assumere gli stranieri che non fanno problemi e si accontentano della metà della paga”, dice con un sorriso amaro Franco.
I soldi presto sono finiti e i conti a fine mese non tornavano. “Sono divorziato e dovevo pagare il mantenimento alla mia ex moglie e a mio figlio. Così mangiavo alla mensa della Caritas”. Ed è proprio lì che Franco ha conosciuto uno dei responsabili di Scarp de’ tenis. “Mi ha chiesto se volevo iniziare a collaborare con loro: dovevo distribuire il giornale e raccontare la mia storia. Io all’inizio non volevo, perché ero timido e un po’ mi vergognavo. Poi però ho capito che solo chi ruba si deve vergognare”, dice convinto.
“Noi diamo la possibilità a persone come Franco di riscoprire la dignità del lavoro”, afferma Angela De Rubeis, giornalista di Scarp de’ tenis. “La gente paga per avere un prodotto giornalistico, con inchieste e storie che nei grandi giornali non trovano spazio. Alcuni dei nostri distributori scrivono sul giornale, raccontano in prima persona la loro vita e vengono pagati per il loro contributo. Quando capiscono che questo è un lavoro e non stanno chiedendo l’elemosina, tutto cambia”, racconta Angela, mentre Franco annuisce e mostra l’articolo che ha scritto qualche mese fa sul giornale.
Purtroppo non tutte le collaborazioni vanno a buon fine: “E’ capitato che a volte qualcuno scappasse con tutti i soldi. Ma bisogna fidarsi comunque”, continua Angela.
Franco è felice del lavoro che fa. Indossa con orgoglio la pettorina rosso fuoco su cui campeggia la scritta di Scarp de’ tenis e stringe a sé, con le sue mani grandi e ruvide da lavoratore, le copie del mensile. “Regalo qualche sorriso, distribuisco il giornale e racconto la mia storia a chi ha voglia di ascoltarla. Questa ora è la mia vita”, dice Franco che, da quando è diventato Franco Scarp, ha smesso di essere un invisibile.