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Ordine, albo professionisti più aperto: niente reddito minimo per i pubblicisti

di    -    Pubblicato il 14/03/2013                 
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Si scrive ricongiungimento, si legge sanatoria. E’ il senso di un documento approvato oggi dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti che, di fatto, rende più facile l’accesso all’Albo dei professionisti. La norma, che dovrà ora essere recepita dagli Ordini regionali, vale per tutti i pubblicisti che al 31 dicembre prossimo potranno dimostrare di svolgere attività giornalistica a tempo pieno e in modo esclusivo da almeno tre anni. La novità introdotta riguarda la documentazione richiesta: non sono specificati i requisiti di reddito minimo.

I due elenchi (professionisti e pubblicisti) sono regolati dalla legge 69 del 3 febbraio 1963. La principale differenza è che nell’albo dei pubblicisti rientra chi svolge attività giornalistica continuativa e retribuita da almeno due anni, pur esercitando anche un altro lavoro: in Italia sono oltre 70.000. A quello dei professionisti, invece, sono iscritti solo “chi esercita in modo esclusivo la professione di giornalista”: sono circa 30.000.

Fino a ieri, i pubblicisti potevano diventare professionisti (cioè accedere all’esame di Stato) solo se dimostravano di lavorare esclusivamente come giornalisti da almeno tre anni, ricavando un reddito per vivere. La prova del nove era quindi il reddito percepito, che non doveva essere inferiore a quello previsto dal contratto nazionale dei giornalisti per il praticante (circa 20.000 euro all’anno).

La nuova norma eliminerebbe il paletto del reddito: il Consiglio nazionale lascia però agli Ordini regionali il compito di valutare la documentazione e stabilire il diritto di accesso del pubblicista a una fase formativa che precederà l’esame di abilitazione professionale.  La domanda per l’accesso al professionismo potrà essere presentata entro il 31 dicembre 2016 e potranno usufruirne tutti coloro che avranno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2013.

Ecco il documento approvato oggi:

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