Se fin ora i giornalisti hanno usato Twitter per trovare dati e notizie, da oggi sarà Twitter ad “usare” i giornalisti. Il social network diventa, infatti, editore e assume uno dei pionieri del Data journalim: Simon Rogers.
Rogers sarà il primo data editor di Twitter: siederà dietro una scrivania nell’assolata San Francisco e leggerà i tweet che ogni giorno riempiono le nostre timeline per costruirci sopra delle storie. Quello che fanno già ora molti giornalisti? Si; con la differenza che, per la prima volta, non lo farà per un giornale.
Quello di Rogers è un nome tutt’altro che sconosciuto per gli addetti ai lavori. Giornalista del The Guardian, Rogers è diventato famoso come uno dei pioniere del Data journalism: una forma di giornalismo che, invece di usare solo le parole, fa uso intensivo di database, mappe digitali e software per analizzare, raccontare e visualizzare un fenomeno o una notizia.
Rogers – oltre a guidare il team che produce prodotti interattivi per il sito del quotidiano, facendo collaborare strettamente giornalisti, grafici e programmatori – è anche il “papà” della sezione del quotidiano londinese Datablog and Datastore, una banca dati online che mette a disposizione dei lettori dati grezzi perché li analizzino. Numeri e dati ad accesso libero per trasformare il lettore in citizen journalist.
Dopo 15 anni passati nella redazione del Guardian, Rogers ha appena annunciato la sua decisione di lasciare il giornale per unirsi al team di Twitter media dove si occuperà, appunto, di analizzare i “cinguettii” e trasformarli in prodotti giornalistici perché:
Twitter è diventato un elemento così importante nel nostro modo di lavorare come giornalisti. E’ impossibile ignorarlo, perché è sempre al centro di ogni evento importante, dalla politica allo sport, allo spettacolo. Come editor di dati, aiuterò a spiegare come funziona questo fenomeno. E non riesco a immaginare un lavoro migliore per arrivare a raccontare storie sulla base di alcuni dei dati più sorprendenti in giro.
Una risposta – indiretta e forse un po’ scomoda – a chi continua a chiedersi se quello fatto su e con i social network sia vero giornalismo.