“Come giornalista, ho avuto una meravigliosa finestra sul mondo. Per quasi 50 anni ho cercato di raccontare storie con precisione e in modo imparziale. Condividere con voi quello che ho visto, quello che mi è piaciuto e non mi è piaciuto, è stata un’occasione fantastica e una grandissima responsabilità”
Allen H. Neuharth ha rigorosamente preteso che queste parole fossero pubblicate solo dopo la sua morte, e chissà che non gli sia scappato un sorriso mentre componeva l’ultimo commovente corsivo della rubrica che teneva sul suo giornale. Non sappiamo se il pensiero sia tornato ai primi anni ’80, quando fondò Usa Today, quando tutti lo disprezzavano accusando quel nuovo quotidiano di aver istupidito il giornalismo americano.
Questo esuberante e visionario magnate dei media – morto il 19 aprile a Cocoa, in Florida, a 89 anni – è il papà di quel giornale che gli garantì pochi applausi e tante critiche. Un look nuovissimo, fatto di colori vistosi e accattivanti, grafica audace, articoli brevi e di facile comprensione. Si capì immediatamente che quel giornale era diverso da qualsiasi altro quotidiano uscito fino ad allora. Era comprensibile, allora, che tutti si mostrassero così scettici e critici verso quella nuova creatura.
Un pizzico di iniziale fiducia in più Neuharth l’avrebbe forse meritata visto che sotto il suo timone il gruppo Gannett diventò il più grande gruppo editoriale degli Stati Unti. Eppure, al lancio del giornale, gli inserzionisti erano riluttanti a mettere i loro soldi in una scommessa così grande. “Grazie a Neuharth, Usa Today è diventato un prodotto capace di attirare l’attenzione dei lettori senza prendersi troppo sul serio – racconta Raffaele Fiengo docente di giornalismo all’università di Padova ed esperto di giornalismo americano – e fu proprio lui a voler caratterizzare ogni sezione del giornale con un colore diverso, sfruttando il tipico riquadro al margine in alto della prima pagina, diventato poi elemento tipico di molti quotidiani”.
La sua è la storia di un uomo dalle umili origini che, dopo aver svolto i mestieri più disparati, raggiunge il successo e il potere nel proprio Paese sfruttando idee e coraggio. La sua vita racchiude perfettamente ognuna di queste tappe. Infanzia povera in Sud Dakota, rimasto orfano a due anni, Neuharth si è rimboccato le maniche e si è messo fin da ragazzino a svolgere qualsiasi mestiere gli sia capitato a tiro. Garzone, fattorino e perfino bracciante nella fattoria del nonno. Poi, poco più che ventenne, la partenza per il fronte nella seconda guerra mondiale.
Dopo il conflitto, Neuharth frequentò la University of South Dakota dove iniziò a curare il giornale della scuola, in attesa di fondarne uno tutto suo, il SoDak Sport, settimanale dedicato alla scena sportiva statale. Nonostante una buona popolarità iniziale il settimanale andò però in bancarotta nel giro di un anno, facendo perdere a Neuharth i 50mila dollari che aveva investito. Così nel 1954 si trasferì in Florida per lavorare come reporter al Miami Herald, dove scalò rapidamente le gerarchie della redazione.
Fu a quel punto, precisamente nel 1963, che accettò l’offerta di collaborazione avanzatagli dal Gruppo Gannett, una compagnia che allora possedeva un piccolo gruppo di 16 quotidiani nel nord-est. Sarà la svolta della sua carriera e della sua vita. Perché le sue idee, originali e rivoluzionarie, non tardarono a farsi notare e gli permisero presto di convincere il Ceo (Chief Executive Officier, l’amministratore delegato) della Gannett, Paul Miller, a fargli dirigere il nuovo quotidiano di Cocoa, il Today, che partì nel 1966 e divenne in poco tempo un grande successo editoriale.
Così, la sua encomiabile determinazione lo portò nel 1970 a diventare presidente della Gannett, diventata nel frattempo uno dei più grandi gruppi editoriali degli Stati Uniti. Durante la sua amministrazione i ricavi del gruppo aumentarono in maniera esponenziale: nel 1979 la Gannett possedeva 78 quotidiani, 21 settimanali, 7 emittenti televisive e più di una dozzina di canali radio.
Qualche anno più tardi Neuharth, spinto dal desiderio di creare un quotidiano nazionale per gli Stati Uniti, cercò di mettere in pratica le sue intuizioni. Avere un’idea è quasi sempre un’ottima cosa. Ma è ancora meglio sapere come portarla avanti. Così, Neuharth si mise pazientemente a studiare la teletrasmissione delle pagine, già utilizzata dall’International Herald Tribune in Europa e dal quotidiano economico Wall Street Journal in America. Gli Stati Uniti infatti, per motivi geografici, non avevano mai avuto un quotidiano nazionale, visto che far arrivare le copie alle edicole fuori dalla regione di provenienza per ferrovia o autostrada era tecnicamente impossibile.
Neuharth, che non aveva alcuna intenzione di fare concorrenza ai grandi quotidiani esistenti, intuì che era arrivato il momento di offrire qualcosa di nuovo al pubblico americano e iniziò a studiare un prodotto per consumatori dal poco tempo a disposizione, esattamente come aveva fatto in ambito alimentare la McDonald’s 35 anni prima. “Il nostro target – disse – era la popolazione in età di college, poiché pensavamo che seguissero letture già abbastanza serie durante le lezioni”. Neuharth capì che ogni centimetro della pagina doveva essere riempito di informazioni nello stile più facile da leggere, più comodo e comprensibile già alla prima occhiata.
Fu così che, nel settembre 1982, quelle intuizioni geniali e quella formula semplice ma azzeccata debuttarono nelle edicole statunitensi, stravolgendo le abitudini dei lettori americani. Usa Today, respinto e criticato dai giornali tradizionali che consideravano Neuharth un folle, apparve per la prima volta nel 1982 e da quel giorno ha praticamente reinventato il concetto di quotidiano. Lo scarso interesse per la politica tanto interna quanto internazionale, l’ottimismo a tutti i costi e le notizie utili come le previsioni del tempo hanno permesso al giornale di contendersi con il Wall Street Journal la posizione di quotidiano a maggior diffusione negli Stati Uniti, primato che otterrà nel 2003.
Nella sua autobiografia, Confessioni di un figlio di puttana, Neuharth non fece mistero delle sue spietate tattiche di business, come quando rubava le conversazioni dei suoi concorrenti per sfruttarle a suo piacimento. È per questo che quando se è andato in pensione nel 1989 i redattori di Usa Today lo rincorrevano ancora per chiedergli consigli sulla direzione da prendere nella nuova era digitale. Neuharth nel frattempo ha continuato a scrivere periodicamente sulla rubrica intitolata Plain Talk e ha fondato il Freedom Forum, una fondazione dedicata alla libertà di stampa che tiene tuttora conferenze di giornalismo e offre borse di studi agli studenti.
“Neuharth ha reinventato la notizia – ha detto nel suo necrologio l’editore di Usa Today Larry Kramer – e nei nostri recenti sforzi per tradurre la sua visione nel mondo moderno del giornalismo digitale, abbiamo fatto costante affidamento su di lui per capire se stavamo andando nella direzione giusta. Il suo consiglio è stato, non a caso, quello che ci ha aiutato maggiormente”.
Per Neuharth, esempio calzante della realizzazione del sogno americano, sempre attento a non perdere il suo oceano di fedeli lettori, la stampa non doveva soltanto essere libera, doveva anche essere giusta ed imparziale. Con la sua idea di un giornale capace di contenere articoli brevi e di facile lettura, con una grafica vivace e brillante è stato prima deriso e poi largamente imitato dai giornali di tutto il Paese.
“Usa Today è stato un esperimento di successo – spiega il giornalista e autore del libro Il giornalismo americano Fabrizio Tonello – ma è rimasto un esperimento isolato, perché arrivava in un momento particolare, quando il mondo della tv americana era ormai in declino. Ha solamente reso evidente questo cambio di direzione dei giornali verso un approccio meno impegnativo e più accessibile”. Ma il genio di Neuharth è stato proprio questo, intuire quello che ancora non era chiaro, spianare la strada al giornalismo moderno modificando la forma ma lasciando sempre alle notizie il ruolo di protagoniste, ex aequo con i consumatori, s’intende.