PESARO – Il venerdì non è un giorno come gli altri per Spartaco. Ogni settimana, alle 9 in punto, si precipita in redazione. Ha un appuntamento importante: deve incontrare il caporedattore Francesco Rinaldi e decidere insieme a lui gli articoli per il prossimo mese. Spartaco non è un giornalista e il suo non è un giornale qualsiasi: lui è un detenuto e scrive su Penna libera tutti, il mensile del carcere di Pesaro.
Quando a ottobre, Raffaele Mazzoli, il direttore del giornale della diocesi di Pesaro-Urbino Il nuovo amico, ha voluto creare questo inserto insieme a Enrichetta Vilella, la responsabile del progetto pedagogico del carcere, l’entusiasmo tra i detenuti è stato grande.
“Il carcere non è solo un edificio dove sono reclusi i cattivi, ma anche un istituto dove esistono persone che tra un’angoscia e una speranza, aspettano la fine della propria condanna per potersi reintegrare nella società. Nella vita si può cadere, ma si ha il diritto di avere un’ altra chance per riprendersi la propria vita. Ed ecco che questo giornale ci dà l’opportunità di raccontare la vita carceraria, portando riflessioni e sfatando quei luoghi comuni che non aiutano né voi né noi a comprendere questo mondo. Aiutateci a migliorare”.
Così scrivevano i detenuti nel primo editoriale del giornale. Una redazione composta da una decina di persone che ha a disposizione solo due computer senza connessione internet. Prima che il giornale uscisse in edicola, Spartaco, Leonardo, Antonio detto Tony e tutti gli altri redattori si sono preparati a lungo. Hanno seguito un corso di giornalismo tenuto da professionisti per imparare “tutte le regole da seguire”, come dice Tony.
Ma il lavoro più difficile è venuto dopo, quando Francesco Rinaldi e Francesco Mazzoli, il caporedattore centrale de Il nuovo Amico, gli hanno chiesto di scrivere della loro vita passata e della loro condizione attuale. “Non è facile scrivere di sé, ma ti aiuta anche a fare pace con te stesso. L’articolo a cui sono più legato è quello che parla del mio divorzio: da lì in poi tutto si è rovinato nella mia vita”, racconta Leonardo che per anni ha fatto il camionista e che parla correttamente quattro lingue, l’arabo, il francese, il tedesco e l’inglese. “Faccio fatica a esprimermi a parole. Quando scrivo invece è diverso: riesco a dire quello che provo, quello che sento”, dice Alfonso, uno degli ultimi acquisti della redazione.
Penna libera tutti non è solo un piacevole passatempo, utile a riempire le giornate vuote del carcere. Per Spartaco e per tutti gli altri, scrivere su un giornale che poi verrà letto da 7.000 persone rappresenta un modo per non sentirsi soli, per guardare al futuro senza il peso di un passato che fa paura: “È la nostra voce. L’occasione per dire al mondo che non tutti i detenuti sono uguali, per far conoscere la nostra voglia di riscatto”, afferma convinto Spartaco. Prima di un altro venerdì in redazione.