URBINO – Il territorio di Urbino è a forte rischio frane. Per i terreni della nostra provincia, ricchi di sabbia e argilla, la possibilità di essere coinvolti in fenomeni franosi in seguito a piogge torrenziali è molto elevata. I danni delle alluvioni dello scorso novembre, che ammontano a circa 15 milioni, lo hanno in parte dimostrato. La situazione di Urbino rispecchia quella delle Marche dove il 14% del territorio è soggetto a frane e alluvioni.
Le zone particolarmente a rischio sono gli alvei fluviali e quelle maggiormente antropizzate, ovvero quelle dove l’intervento dell’uomo ha modificato le caratteristiche del paesaggio. Ogni anno i danni aumentano non solo a causa dell’intensa pioggia ma anche per la scarsa manutenzione dei corsi d’acqua e dei versanti montuosi, che nei mesi invernali “si caricano” di acqua e neve.
Secondo Cesare Bisiccia, consigliere dell’Ordine dei Geologi delle Marche, nel territorio urbinate tutto è a rischio idrogeologico: “Le zone più vulnerabili sono quelle indicate dal Pai, il Piano di Assetto Idrogeologico”. Nella classifica realizzata dall’Associazione nazionale Bonifiche e dal Consiglio Nazionale dei Geologi, tutti i comuni della provincia risultano a un livello di rischio medio. “La classifica – spiega Bisiccia – è realizzata a livello nazionale per capire quali realtà sono più o meno pericolose e soprattutto per definire la distribuzione dei fondi. Tutto questo però non esclude che localmente nella provincia di Pesaro e Urbino ci siano aree a rischio alto o molto alto. In particolare l’area del Sasso dove negli anni passati c’è stata una lottizzazione in uno spazio poi riconosciuto a rischio frane. L’altra zona rossa è quella della Gola del Furlo soggetta periodicamente a crolli, pezzi di roccia che cadono su via Flaminia mettendo in pericolo soprattutto gli automobilisti”.
“Nessuna zona è a rischio zero, ne sono certo – spiega Andrea Pignocchi, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche – Urbino è stata un po’ meno colpita dagli ultimi eventi, ma in caso di precipitazioni intense anche qui le conseguenze problematiche non sono da escludere”. È proprio degli ultimi giorni la richiesta al presidente del Consiglio Enrico Letta di una deroga al patto di Stabilità da parte di un gruppo di associazioni, tra cui l’Associazione nazionale costruttori edili, Legambiente, il Consiglio nazionale dei geologi, il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori e l’Istituto nazionale di urbanistica. Le associazioni denunciano che l’82% dei Comuni italiani è in zone ad alto rischio idrogeologico e chiedono urgenti misure di prevenzione e manutenzione del territorio.
Il geologo Cesare Bisiccia ci ha portato alla Gola del Furlo e nella zona del Sasso per vedere alcune tra le zone a maggior rischio di frana ed esondazione.