URBINO – Su un tavolo di legno una radio degli anni ’50. Su una sedia una valigia da migrante d’inizio Novecento. Su una scatola una pila di Topolino impolverati. Su una cassa c’è il modellino di un autobus ninja.
Una donna entra, si guarda intorno. Prende in mano un violino Stainer di fine Ottocento, chiede il prezzo e lo posa. Poi vede una vecchia macchina da scrivere, la tocca, ne sfiora i tasti con le dita, chiede il prezzo e la compra. “Starà benissimo nel mio studio” dice.
Siamo al Koala, un negozio molto noto ad Urbino. Vende oggetti di artigianato artistico e vintage, a metà strada tra antiquariato e arte. Adesso, dopo 27 anni di attività, sta per chiudere: “La colpa è della crisi che fa aumentare le spese e ridurre le entrate” dice il proprietario Antenisco Bartolucci.
L’INCHIESTA – A spasso in mezzo alla crisi: non si vede ripresa per le vie di Urbino / I negozi del centro, uno ne chiude, mezzo ne apre
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Bartolucci racconta la storia del negozio: “Negli anni ’80 avevo trent’anni e viaggiavo per il mondo con un gruppo di amici. Tornavamo a casa con lo zaino pieno di oggetti d’arte provenienti da ogni parte del mondo. Nel 1986 decisi di venderli in un negozio a Urbino e iniziai con pezzi di artigianato peruviano”.
All’inizio i cittadini erano entusiasti. “Per loro si trattava di oggetti nuovi e originali. Poi con il tempo ho iniziato a vendere anche cose più vicine all’identità artistica della città, come stampe di Urbino, porcellana locale e articoli d’arte”.
Il Koala si è così riempito di lampade, gioielli, sculture, strumenti musicali e mobilio antico. “Il negozio è sempre andato bene. Almeno fino al 2008. Da quel momento sono diminuite le entrate, la gente ha comprato sempre meno e anche pagare l’affitto del locale è diventato difficile”, racconta Bartolucci.
“A Urbino- spiega- la ripresa sembra allontanarsi soprattutto per i negozi tradizionali e per quelli legati a beni accessori. Il commercio in città sta cambiando – continua Bartolucci – aprono solo bar, pizzerie e gelaterie e chiudono barbieri, calzolai e artigiani. Ci si prende cura solo delle persone di passaggio. Degli studenti e non degli abitanti”.
Bartolucci se la prende anche con l’amministrazione comunale. “Nel centro storico si è rotto l’equilibrio tra cittadini e ospiti. Urbino sta perdendo la sua identità. Non è più una città d’arte. Non c’è attenzione al turismo e alle iniziative artistiche. Il centro storico non è valorizzato con eventi culturali e d’arte”.
“Chiuderò il prossimo 31 dicembre: il negozio non vedrà il nuovo anno. Cerco di liquidare tutto con sconti che partono dal 50%”. Antenisco si guarda intorno, indica le ceramiche locali che lo circondano, le vetrinette, le casse, le collane antiche, i bracciali e libri.
Sul sito www.cinesichecomprano.com, ci sono un annuncio e un prezzo di vendita per il Koala: 29mila euro per un’attività con “bassi costi di gestione”. Qualche riga più giù, la descrizione è tradotta in cinese.
“Cosa farò adesso?” si chiede Bartolucci: “Ricomincerò a viaggiare e a studiare arte. Non sarò triste, perché tutte le cose hanno un inizio e una fine”.