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Crisi del commercio, non c’è ripresa nelle vie di Urbino /FOTOGALLERIA

di e    -    Pubblicato il 15/12/2013                 
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liquidazioneURBINO – Un viaggio per le strade del centro storico di Urbino per vedere e capire.
Vedere i segni lasciati dalla crisi. Capire se ci sono segni di ripresa. Giorno dopo giorno, negozio dopo negozio, fino a contarne cento. E dei cento, trovarne chiusi e sfitti 25. Quattro stanno per chiudere. Gli altri sopravvivono, pochi contano su un bilancio in attivo.

Tiene duro “Extrabilia”, in via Battisti al civico 16.  Il frigorifero che un tempo ospitava prosciutti e formaggi, oggi è pieno di articoli di magia e maschere: “Prima avevo un piccolo alimentari – racconta il titolare, barba lunga e tshirt stampata, poi con la crisi del settore dovuta alla nascita delle grandi catene di supermercati, ho cambiato completamente genere. Ora vivo solo grazie agli studenti, senza i quali dovrei chiudere e per i quali ho scelto questa attività”.

L’INCHIESTA – I negozi del centro, uno ne chiude, mezzo ne apre
INTERATTIVO – La mappa dei negozi
LE STORIE – 
Addio al “Koala / L’orafo Marcucci chiude / Passo Passo, grazie agli studenti / L’iniziativa: botteghe artigiane nei locali sfitti /
FERMIGNANO:  “Ci pieghiamo ma non ci spezziamo”
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Vivere di affitto
A pochi metri di distanza c’è  il “Bazar Di Paoli” sopravvive dal 1982 con i suoi scaffali zeppi di oggetti di ogni tipo: minutaglie e chincaglierie che vanno dall’idraulica ai piccoli elettrodomestici, dalle bombole del gas alle pentole.

Il titolare Fabio Di Paoli  racconta che, come i suoi colleghi su quel lato di strada, è fortunato: “paghiamo un affitto ridotto, intorno ai 300 euro, all’associazione del “Legato Albani” che concede i locali dell’omonimo palazzo. In via Mazzini, ad esempio, i proprietari speculano e guadagnano sugli affitti delle  case e quindi non si fanno problemi a proporre locali di 35 metri quadrati a prezzi altissimi, come 800 o 900 euro al mese. È un costo immenso per i piccoli negozi di un centro cittadino quasi vuoto”.

In via Mazzini ci sono sette locali commerciali sfitti: a fine novembre ha chiuso un negozio di abbigliamento, qualche mese prima i due punti vendita di sigarette elettroniche (durati meno di un anno). Al civico 37, un cartello giallo annuncia: “Liquidazione totale per cessione attività”. In vetrina, profumi e  prodotti di makeup. Alle spalle non più di qualche anno di attività.

Ridateci i turisti
“Se continua così, l’anno prossimo saremo costretti a chiudere”. Paolo Foglietta ha aperto la sua gioielleria al civico 62 di via Veneto  nel 1995 e mentre parla guarda le mensole illuminate del negozio, traboccanti d’oro e argento. “I centri storici sono in crisi e con loro i negozi tradizionali: è arrivato il tempo di trovare il modo di incentivare i turisti a venire a Urbino, creare una vera  e propria cultura del turismo con gente preparate e capace”.

“È difficile riaprire il centro storico alle persone se i negozi si spostano tutti fuori dalle mura”, dice Francesca, titolare di  Trendy Casa in piazza della Repubblica. “Vedo la piazza svuotarsi pian piano – racconta mente addobba le vetrine per Natale – e aspetto che qualcuno faccia qualcosa. I turisti di cui tutti parlano, qui ci sono  solo d’estate. Per il resto dell’anno, non si fa quasi nulla”.

Il turismo sognato è quello degli americani che portavano i dollari, quello che c’era quando “promettendogli un cambio favorevole, riuscivo anche a vendergli qualche oggetto”: così Vittorio Marcucci, l’orafo di via Raffaello che ha deciso di chiudere a maggio del 2014 dopo 54 anni e che ancora spera di trovare qualcuno che rilevi la sua attività.

Extrabilia

Divieto di chiudere
Giuseppe Ugoccioni, detto Jack, è un ex impiegato del Comune e non riesce a trattenersi: “Si stava meglio quando si stava peggio”  dice infervorandosi per la chiusura del “Koala”, a pochi passi dalla bottega dell’orafo Marcucci:  con la liquidazione dei suoi oggetti di modernariato vintage, ceramica locale e antiquariato, il proprietario Antenisco Bartolucci riprenderà a viaggiare.

Resta il paradosso di chi, invece, vorrebbe chiudere ma non ci riesce. Quasi un divieto : “Per chiudere dovrei vendere tutto quello che ho in magazzino e in negozio: cornici, legno, vernici. E se pure non lo vendessi, comunque dovrei versare l’Iva – spiega il titolare di Cornici Durante, al civico 99 di via Raffaello – A questo punto, mi sacrifico e tiro avanti. Anche se, senza lavoro, è dura”.

Antichità”, in piazza della Repubblica, è un negozio di antiquariato che da mesi espone il cartello “Affittasi locale”. “Stiamo cercando di cedere l’attività o di affittare il locale, ma non ci riusciamo”: Maria Catia De Angeli ha provato in tutti i modi a pubblicizzare la cessione del suo negozio, ma senza risultati.

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Il vecchio è nuovo
Le vie d’uscita, a questo punto sono due: puntare sulla vendita online consigliata da “Amicucci Bell Arti”, che da via Mazzini diffonde la sua merce in tutto il mondo oppure re-inventare di continuo anche i mestieri  più antichi. Come fa Waletr Paolucci, titolare della “Gelateria Romana” di piazza della Repubblica. Con il gelato caldo e i waffel e le crepes, alla Romana “il lavoro aumenta di anno in anno”.

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