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Vivere senza stipendio: la storia di Barbara e della sua famiglia

di    -    Pubblicato il 15/12/2013                 
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URBINO – Barbara ha 45 anni e nel 2007 ha iniziato a lavorare in una carpenteria di Pesaro. Un lavoro che infondo le piaceva, un’entrata in più e la possibilità di mettere qualcosa da parte per i suoi figli di 11 e 9 anni. Poi, nel 2012 l’azienda entra in crisi e lei si ritrova in cassa integrazione in deroga con 350 euro al mese. Per un anno stringe i denti, finché nel 2013 viene licenziata. “E’ successo tutto in poco tempo: appena ho finito di prendere il sussidio di disoccupazione anche mio marito è stato messo in cassa integrazione in deroga dalla concessionaria in cui lavora. Solo che l’Inps non paga, così da settembre non abbiamo più entrate”, racconta Barbara. “Per la mia famiglia è stata un’altra tegola in testa. Sopravviviamo grazie ai risparmi che abbiamo messo da parte e grazie a qualche lavoretto saltuario. I nostri genitori ci aiutano con le loro pensioni ma è una situazione che non può durare per sempre”.

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La più grande paura di Barbara è che le portino via la casa: “Abbiamo chiesto la sospensione del mutuo ma prima o poi dovremmo ricominciare a pagare. Quello è il luogo dove i miei figli stanno crescendo, è tutta la nostra vita”.

Barbara in quest’ultimo anno ha imparato ad andare avanti con poco. Un mese alla volta, un giorno dopo l’altro: “Per mangiare compro solo quello che è strettamente necessario. Le amiche mi prestano i vestiti e le scarpe per i miei figli, il resto lo acquistiamo al mercato. Se poi c’è bisogno di qualche visita medica, di andare dal dentista, l’unica alternativa è spararti perché i soldi non ci sono e non possiamo fare nulla”.

“I miei bambini”, continua Barbara “avvertono la situazione anche se cerchiamo di non farglielo pesare. Siamo abituati a fare sacrifici, quello che ci spaventa è non sapere come sarà il nostro futuro. Il momento è duro per tutti ma i politici devono cominciare a pensare a chi non ha più niente. Noi possiamo solo sperare che le cose prima o poi vadano meglio. È tutto quello che ci resta”.

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