URBINO – Il male messo a nudo, per capirne la natura, per imparare a conoscerlo, per insegnare a sconfiggerlo. Il 28 gennaio (ore 21, fuori abbonamento), nel giorno della memoria contro i crimini nazisti, l’attore e regista Antonio Latella e Federico Bellini porteranno in scena “A.H.”, che attraverso la provocazione della nudità ripercorre le origini del male attraverso la natura umana dell’uomo simbolo dell’orrore nel ‘900: Adolf Hitler.
Il male del nazismo per Latella e Bellini è associato al cancro, del quale tutti abbiamo paura per la sua spietatezza e per come colpisca senza distinzioni sociali. Come infettata da un tumore, presa nel suo intimo, l’Europa si è ammalata e dopo anni di guerra ha sconfitto il male che la opprimeva. Hitler e il nazismo sono stati sconfitti, ma non uccisi. Perché con la morte si è battuta la morte stessa, ma senza capire l’origine del male che l’ha scatenata. “Com’è stato possibile – si interrogano gli aut0ri – che il cancro sia entrato nel cuore di milioni di persone?”.
Sulla scena un solo uomo, l’attore Francesco Manetti, che con il suo corpo non imiterà Hitler, ma ne rappresenterà nella sua forma più intensa il male che ne rappresenta. Fino alla nudità. È lui a descrivere in quest’intervista i dettagli della rappresentazione.
L’interrogativo da cui nasce “A.H.” non è “come si sconfigge il male?”, ma “perché nasce?”. Per farlo, il modo più efficace è spogliare il soggetto da ogni elemento che possa distrarre, fino ai baffi di Hitler: “Maschera dell’orrore di tutto il ‘900 – raccontano gli autori nella scheda dello spettacolo – per arrivare a qualcosa di interiore, di terribilmente intimo, umano”.