URBINO – L’ossessione, l’attaccamento al denaro e l’austerità da un lato, la potenza dell’amore e il difficile rapporto tra i genitori e i figli dall’altro. La trama dell’Avaro di Moliére continua ad essere attuale e a coinvolgere il pubblico. La commedia in cinque atti scritta nel 1668 è stata portata in scena ieri sera al Teatro Sanzio con la regia di Arturo Cirillo, Teatro Stabile di Napoli, in collaborazione con il Teatro Stabile delle Marche.
Eleganti signore e ragazzi – un po’ chiacchieroni – delle scuole superiori. L’opera del commediografo francese ha attirato un pubblico molto variegato. Ma la storia di Arpagone, un vecchio taccagno, interpretato dallo stesso regista, alla fine ha convinto entrambi gli estremi.
La commedia è stata rivisitata dal regista in modo piacevole, curata soprattutto nel linguaggio, moderno e a tratti colloquiale, e nei gesti degli attori, tutti molto divertenti e convincenti.
L’attualità della storia, le interpretazioni libere e la scenografia mobile, affascinante e allo stesso tempo temibile in quanto rappresentazione dell’ossessione del protagonista, hanno convinto il pubblico del teatro Sanzio, che ha definito la rappresentazione “interessante e divertente”. I costumi, sfumati e brillanti, hanno mostrato contemporaneamente l’austerità nella quale i protagonisti erano costretti a vivere e la luminosità delle loro vite appassionanti e travagliate.
Sono tanti i temi, gli spunti, le analisi che l’Avaro fa della nostra società: dalla dipendenza dal possesso al rapporto tra giovani e anziani. Nella lettura di Cirillo, per la terza volta in tour nei teatri italiani, la commedia diventa un racconto amaro di come certi sentimenti, anche cattivi, siano parte dell’uomo a prescindere dall’epoca in cui vive e che nulla, di fatto, può salvarlo da sé stesso.
Arturo Cirillo, regista e attore
“La modernità dell’Avaro sta in tante cose, ad esempio come riesce a mettere in scena il rapporto tra padre e figlio, spesso atroce, l’ossessione per il denaro o il gioco dell’ipocrisia che alla fine smaschera sempre sé stessa – spiega Arturo Cirillo, attore e regista napoletano – i classici sono attuali per tanti motivi, bisogna trasportarli e pensarli nell’oggi invece che limitarsi a riprodurli in chiave moderna come fanno molti ad esempio con jeans e maglietta”.
Dopo i sotterfugi e gli intrighi della storia, alla fine l’amore vince su ogni ipocrisia, ma l’avaro resta solo, con la sua cassetta piena di franchi, senza nessun calore e nessuna umanità intorno a sé.
“Moliére è sempre grandioso – ha continuato Cirillo – riesce ad essere molto divertente ma anche molto doloroso, ha una comicità profonda, sofferta, non superficiale e mai volgare, è un grandissimo autore, peccato non averne molti cosi”.