URBINO – “Viviamo a 15 minuti di macchina da Urbino, ma ci sentiamo come se fossimo distanti 200 chilometri”. Abdul è uno dei 470 abitanti di Urbino 2, il quartiere-ghetto dove ieri mattina all’alba è scattata l’operazione “Martedì Grasso”, che ha portato all’arresto di 12 persone per spaccio di hashish e cocaina. Per i carabinieri Urbino 2 era il centro dello smercio di droga non solo nella città ducale ma anche nelle località vicine. Qui si incontravano corrieri, pusher e clienti, soprattutto studenti universitari. Per chi ci vive da anni, però, Ponte Armellina non è un capoluogo dello spaccio, ma solo il centro del degrado e della povertà nel Montefeltro. Una situazione che i residenti vivono con un disagio sempre più grande. Tanto che, a sentir loro, la droga sembra essere l’ultimo dei problemi.
“Qui si spaccia per necessità – racconta un residente – perché molti hanno perso il lavoro e non sanno come mantenere la famiglia. Le scelte sono due: o si ruba, o si vende fumo. Non c’è una rete organizzata di distribuzione della droga. Non ci sono sentinelle che avvisano quando arriva la polizia. Non siamo a Scampia”. Sarà, ma ieri mattina i carabinieri di Urbino hanno usato tutte le precauzioni per evitare che i loro obiettivi potessero scappare: il quartiere è stato circondato da uomini in uniforme che, divisi in squadre da tre dotate di visori notturni, hanno setacciato la zona.
PONTE ARMELLINA: SOGNO MAI REALIZZATO
E in effetti l’estraneo che arriva nel quartiere si rende subito conto che non è facile entrare qui e non farsi notare: gli uomini si fermano a fissare da lontano i nuovi arrivati per cercare di capire chi sono e cosa stanno cercando, le donne si affacciano dai balconi un po’ curiose e un po’ impaurite. Le forze dell’ordine arrivano ogni tanto per fare capolino oltre i confini invisibili di quell’angolo di Urbino dimenticato: “Ieri mattina – commenta un abitante marocchino – i carabinieri sono stati molto discreti. Si sono mossi sapendo già chi andare a cercare. Praticamente non ce ne siamo accorti. Altre volte, le forze dell’ordine hanno agito in maniera esagerata, bussando a tutte le porte e svegliando le famiglie che ancora dormivano. La sicurezza? Io sarei felice se qui ci fosse una caserma: almeno ci sentiremmo protetti e presi in considerazione”.
A Urbino 2 si vive male: stipati in case dai muri scrostati e pieni di crepe, spesso con i portoni divelti, gli abitanti di Ponte Armellina cercano di arrangiarsi. C’è chi si ripara da solo la caldaia, chi va a fare la spesa nel piccolo alimentari, chi semplicemente fuma una sigaretta all’angolo della strada. Tutto intorno ci sono macchine ammaccate, pezzi di paraurti, un tubo di scarico appoggiato all’ingresso di una palazzina e immondizia. La sensazione è di trovarsi lontani anni luce dai fasti rinascimentali dei palazzi di Urbino. “Ci sentiamo più cittadini di Petriano: è li che i nostri bambini vanno a scuola e le nostre mogli vanno a fare la spesa. Per gli amministratori di Urbino noi non esistiamo: abbiamo chiamato il Comune per far riparare cinque lampioni, ma ci hanno risposto che avevano guasti più importanti da riparare in città”, spiega un residente.
Gli abitanti di Urbino 2 sono marocchini, macedoni, nigeriani e albanesi. Gli italiani sono solo un paio. Poche persone quindi hanno diritto di voto. E forse è per questo che il destino del quartiere-ghetto non sembra essere in cima ai pensieri dei candidati alle elezioni comunali. A maggio la città ducale avrà un nuovo sindaco e gli abitanti di Ponte Armellina sperano che non vengano fatti gli errori del passato: “Al futuro primo cittadino chiediamo una cosa sola – dice Abdul – si ricordi che Ponte Armellina esiste e fa parte di Urbino”.