URBINO, 25 GEN – Sui volantini distribuiti da un ragazzo, poco più che ventenne, davanti ai portici in piazza del Popolo a Pesaro è scritto a grandi lettere: “Noi siamo musulmani, e non Charlie, non condividiamo chi insulta le religioni ma non uccidiamo chi lo fa”. Durante la manifestazione contro il terrorismo del 24 gennaio, presieduta da Icham Rachdi, l’associazione delle undici comunità islamiche della provincia di Pesaro e Urbino ha lanciato un messaggio chiaro e univoco. “L’Islam è un’altra cosa, l’islam è pace, convivenza, dialogo”. “Libertà di espressione vuol dire esprimere il proprio pensiero e va benissimo, ma offendere la religione altrui non va bene” ha aggiunto il presidente dell’Unione Comunità islamiche italiane Mohamed Nour Dachan, presente anche lui al sit in.
Una comunità integrata, quella del nostro territorio che ha voluto condannare quanto successo in Francia e che allo stesso tempo ha ribadito il proprio orgoglio di appartenere a una fede che non si deve insultare o deridere in alcun modo. “Mai avuto alcun problema, ho sempre portato il velo, anche a scuola, e nessuno mi ha mai detto nulla” ha affermato Nadia di origini tunisine ma nata in Italia, (e residente a San Lorenzo in Campo). “Nei giornali arabi non si è mai visto un titolo come ‘questo è il cristianesimo'” continua la ragazza, occhiali, sguardo sicuro e un velo rosa sul capo, riferendosi al titolo di Libero contro la religione islamica subito dopo gli attentati a Charlie Hebdo. “Un conto è l’Islam, un conto sono i terroristi, la colpa di questa confusione è anche dei media”. La manifestazione si tiene lo stesso giorno del sit in della Lega contro l’immigrazione a Fano. “Vorrei che venissero anche loro, cosi si crea un dialogo, un confronto. Il vero problema è che non si fanno mai vedere.”
“Uccidere in nome di Dio è un’aberrazione”, “Not in my name” , “Il terrorismo non ha religione”, ma anche “Non insultare la fede degli altri, non si può deridere la religione”, sono questi i messaggi stampati a chiare lettere sui cartelloni dei manifestanti. Una cinquantina di persone (pochi pesaresi) davanti a un palco sotto i portici e tante bandiere dell’Italia a sventolare con le note dell’inno di Mameli. Si può essere italiani e anche musulmani ha ribadito Rachdi. Molti tra i giovani e i bambini in piazza sono nati in Italia. Ma anche chi è arrivato da pochi mesi nel nostro paese come Shaeed, che non parla ancora l’italiano, imbraccia il tricolore. Tante le donne presenti con in testa l’Hijab (il velo non integrale). In piazza esponenti delle segreterie provinciali e regionali di CGIL e CISL.