URBINO – Crisi dell’occupazione: nella provincia di Pesaro-Urbino è l’entroterra a pagare il prezzo più alto. Sono i dati Ires Cgil (che confrontano il 2014 con il 2013), sulla base delle rilevazioni Inps sul numero delle indennità di disoccupazione (Aspi), a certificare un divario che continua a crescere. La suddivisione provinciale in quattro aree (Pesaro, Fano, Fossombrone – basso Metauro e Urbino – Montefeltro) fotografa una realtà in cui questo squilibrio è arrivato a toccare il suo picco più alto.
Domande di disoccupazione in aumento. Il dato più preoccupante riguarda proprio Urbino e il suo circondario dove si è registrato un aumento del 14,9% delle domande di disoccupazione definite – cioè quelle che hanno dato esito positivo o negativo – e dell’11,4% di quelle accolte. Nello specifico le 2.393 domande definite nel 2013 sono diventate 2.749 nel 2014 e quelle accolte sono passate da 1.650 a 1.838.
I dati dell’entroterra messi a confronto con quelli della realtà pesarese sono ancora più allarmanti: rispetto al 2013 l’aumento di domande di disoccupazione definite a Pesaro è cresciuto nel 2014 solo del 3,7%, ma soprattutto sono calate del 9,4% le richieste accolte. A Fano le domande di disoccupazione definite hanno segnato un +6,7% , ma le richieste accolte sono solo il 3,4% in più rispetto al 2013. Un’inezia se confrontata con il+11% del Montefeltro.
Allargando il confronto ai dati regionali la situazione dell’entroterra pesarese è ancora più critica. Le Marche vedono aumentare le domande di disoccupazione dell’8,2% mentre le richieste accolte del 2%, quasi dieci punti percentuali in meno rispetto al Montefeltro.
“Questi dati sono la conferma che il processo di deindustrializzazione dell’entroterra continua ad avanzare” si legge nella nota di Cgil.
I tre settori in difficoltà. Legno, metalmeccanico e tessile sono i settori in cui la crisi ha creato maggiori difficoltà. “Tutti i comparti sono in difficoltà” sottolinea Claudio Morganti, segretario confederale Cgil. “Non ci sarà alcuna ripresa nel breve periodo. L’unica impresa a reggere bene l’urto, nonostante alcune difficoltà è l’Imab Group (un mobilificio di Fermignano ndr). Nel settore del tessile, per quello che è rimasto, la manifattura è in enormi difficoltà, mentre va meglio la commercializzazione”.
Difficile anche la situazione degli ammortizzatori sociali: “Per il momento le risorse stanziate sono ferme a giugno 2014″ continua Morganti. “Per il 2015 stiamo facendo degli accordi di sospensione con l’Inps. Per i lavoratori che non possono usufruire della sospensione stiamo invece trattando per la cassa integrazione in deroga. Siamo estremamente preoccupati perché non ci sono risorse”.
Tempi duri anche per i giovani: “Speravamo molto su ‘Garanzia giovani’ con cui abbiamo attivato molti tirocini, ma anche qui le risorse sono finite e ne servirebbero altre per intervenire”.
Aumenta la cassa integrazione straordinaria. Stando ai dati Cgil Inps rielaborati da Ires Cgil Marche anche la cassa integrazione straordinaria (Cig) nell’intera provincia è in aumento rispetto al 2013. “Preoccupa – si legge sulla nota della Cgil – l’incremento della Cig nel mobile (+80,7%), nella meccanica (+30,7%) e nel settore chimico-plastica (da 115.000 a 408.000 ore)”. La cassa integrazione in deroga invece aumenta del 3,9%. Unica nota positiva il calo della cassa integrazione ordinaria: -45% rispetto al 2013.