URBINO – Durante il suo ultimo viaggio in Valmarecchia Leonardo aveva con sé un carro carico di specchi. Li avrebbe usati per rappresentare i paesaggi del Ducato di Urbino nella prospettiva più ampia possibile, anche per il suo dipinto più celebre. Si aggiungono nuovi tasselli alla ricerca di Olivia Nesci e Rosetta Borchia, le due “cacciatrici di paesaggi” che hanno dimostrato che il paesaggio celato dietro la Gioconda rappresenta il Montefeltro. Secondo il loro studio, nel ritratto più famoso del mondo compaiono anche Sasso Simone e Simoncello, due enormi massi calcarei che dominano il territorio sopra Carpegna.
Per la pubblicazione di una nuova edizione del loro libro “Codice P – Atlante illustrato del paesaggio della Gioconda”, le due ricercatrici hanno deciso di avviare un crowdfunding, su consiglio dell’ingegner Giacomo Quaresima. L’iniziativa è nata non solo dalla necessità di rendere note le molte novità scoperte in questi ulteriori tre anni di ricerche, ma anche dalle numerose richieste di tradurre il volume in altre lingue: inglese, arabo, spagnolo e cinese.
Una delle novità riguarda proprio il codice geometrico utilizzato da Leonardo per “comprimere” il vasto territorio che voleva rappresentare, con un effetto ‘deformante’ delle sagome di monti e colline nel quadro. La scoperta riguarda l’uso degli specchi convessi per dipingere il paesaggio. Questa tecnica permette di avere una vista a 180 gradi ed era già stata usata nel ritratto dei coniugi Arnolfini del pittore fiammingo Jan Van Eyck (1434). Alle spalle dei due sposi il pittore aveva inserito uno specchio convesso che riproduce l’immagine della stanza più ampia di quella che appare nel dipinto.
Le due ricercatrici, inoltre, per far comprendere al meglio in cosa consista il volo d’uccello e scoprire ulteriori dettagli sul territorio, hanno deciso di utilizzare un drone. “Leonardo era un genio nel riprodurre i paesaggi. Guardando la cartina di Imola da lui disegnata e sovrapponendola a un’immagine presa da google map si rimane di stucco” dice Olivia Nesci, e aggiunge “i droni, per noi che non abbiamo la sua genialità, sono un aiuto enorme: le immagini ottenute sono un’ottima imitazione dei paesaggi ritratti dal pittore”.
Per quanto riguarda il mistero sull’identità della Gioconda, Olivia Nesci e Rosetta Borchia non hanno più dubbi: “Si tratta di Pacifica Brandani”, dama del Ducato e amante di Giuliano de’ Medici. Nel libro verranno introdotte le nuove ricerche effettuate dalla professoressa Anna Falcioni, docente di storia all’Università di Urbino, che da anni studia la vita della Brandani e non mancheranno le sorprese.
La prossima edizione del “Codice P” sarà meno tecnica di quella già pubblicata, con l’obiettivo di renderla fruibile anche per il turismo culturale. “Vorremmo usare il dipinto per segnalare a chi visita il Montefeltro delle proposte di itinerari. Questi luoghi – dicono le autrici – non sono abbastanza conosciuti e si rischia di perdere una grande occasione di visibilità per il nostro territorio.
Insomma, un progetto importante per tutta la comunità urbinate e non solo. Le due ricercatrici hanno ricevuto molti ringraziamenti per il loro lavoro e la pagina web con il loro progetto di crowdfunding ha ricevuto nell’ultima settimana 350 visite dall’Italia e più di 500 dal resto del mondo. “Adesso dobbiamo chiedere uno sforzo in più, un grazie non basta. Abbiamo bisogno di raccogliere soldi”.