URBINO – Il sipario si apre sulle note di Perfect Day di Lou Reed, e sulla ricostruzione dettagliata dell’interno di un appartamento newyorkese. E’ già in scena Monica Guerritore, protagonista e regista di Qualcosa Rimane, presentato venerdì sera in anteprima nazionale al Teatro Sanzio di Urbino. Interpreta il ruolo di Ruth Steiner, una scrittrice affermata sul viale del tramonto, che stringe un legame profondo con la sua migliore allieva, l’ambiziosa Lisa Morrison.
Una grande vetrata fa da sfondo all’appartamento pieno di libri, tappeti, cuscini, un caminetto e un quadro di Matisse. Nel corso dei tre atti dello spettacolo dalla grande finestra si rincorrono le stagioni, la notte e il giorno, l’alba, il tramonto, le stelle e i temporali, mentre dentro le due donne si conoscono, si confidano, parlano di uomini assenti sulla scena ma presenti nel testo – padri incapaci, compagni infedeli.
Per la prima dello spettacolo, il teatro non si è riempito: sono rimasti liberi circa 150 posti, un terzo del totale, ma l’assenza non si sente, perché le 300 persone sedute fra la platea e il palco formano un pubblico attento e coinvolto, anche se non così giovane come Monica Guerritore si era augurata durante la conferenza stampa dello spettacolo.
Qualcuno fra il pubblico mormora che si aspettava di vedere Carolina Crescentini nei panni della coprotagonista sul palco, come segnalato nel programma. Al suo posto Alice Spisa, giovane ma meno nota promessa del teatro italiano (Premio Ubu 2013).
Lo scontro generazionale rappresentato in scena, dove la gioventù è acerba ma fiduciosa di sfondare, e dove l’esperienza si è fatta pagare col dolore, si riproduce all’inverso nelle reazioni del pubblico.
I pochi giovani presenti sono molto preparati, quasi tutti avevano già assistito alle prove dello spettacolo nei giorni precedenti, e mostrano rispetto per la protagonista più grande. “Mi ha colpito che la donna matura non riesca a scrivere dei suoi segreti personali – è il commento di Emanuele, liceale – e scelga di confidarli solo alla sua migliore amica, che però la tradisce”. Il pubblico più maturo tende invece a giustificare la ragazza giovane, prendendone le parti: “E’ normale essere ambiziosi a quell’età – commenta una spettatrice, Anna, all’uscita della platea – eravamo tutti così quando volevamo spaccare il mondo”.
Dove invece il pubblico è unanime è nell’ovazione per Monica Guerritore, di cui alla fine dello spettacolo si sente decantare “il fascino, il carisma” da ogni angolo del teatro, dopo lunghi e ripetuti applausi. La sua compagna di scena passa piuttosto inosservata, “sembrava solo un monologo della Guerritore”, si spinge a dire qualcuno. Alla fine dello spettacolo Alice Spisa rimane molto composta, sembra quasi stanca, e lascia presto il palco dove invece si attarda Monica Guerritore, sorridente, balla, canta, prende la neve che ha chiuso lo spettacolo cadendo dall’alto e la lancia in direzione del pubblico che applaude e la chiama per nome, mentre si chiude il sipario sulla sua doppia prova da attrice e regista.