URBINO – Alberi crollati, un’altalena sporca di fango e rassegnazione. Sono passati venti giorni da quando un alluvione ha fatto esondare il fiume Foglia, ma a Miniera, la località dell’Urbinate più colpita dal disastro, il tempo sembra essersi fermato. Il letto del fiume è ancora pieno di detriti e gli argini, erosi dall’acqua, sono nella stessa condizione di tre settimane fa. La richiesta di aiuto degli abitanti è caduta nel vuoto, come già accaduto in passato. La Provincia e il Consorzio che controlla la diga di Mercatale continuano a rimpallarsi la responsabilità dell’accaduto.
Luigi Concordia, allevatore di Miniera, ha perso molto quella mattina del 6 febbraio: “Gli animali sono morti tutti, tranne due conigli, e tutti gli strumenti che avevo in cantina sono da buttare. Ho speso più di tremila euro per riparare i danni causati dall’esondazione”. Pagare di tasca propria sembra essere l’unica soluzione per gli abitanti della zona nonostante le richieste di rimborso: “Prima la Provincia dice di non avere i soldi per aiutarci poi scopriamo che in Regione ci sono 60 indagati per le spese folli fatte negli ultimi anni. Ho lavorato una vita, e ora che sono in pensione devo buttare i soldi per colpa loro?” Per giorni ha cercato di contattare le istituzioni senza avere risposta. Fino a ieri quando ha ricevuto un messaggio dal PD di Urbino che lo invitava a votare alle primarie per la Regione: “E’ una presa in giro”.
La vita a Miniera 20 giorni dopo l'esondazione del Foglia
Eppure il problema non sarebbe difficile da risolvere secondo Tranquillo Concordia, fratello di Luigi, anche lui di Miniera:” Basterebbe fare una pulizia accurata del fiume ogni dieci anni rinforzando ogni tanto gli argini ormai consumati dall’acqua. Fino ad inizio anni ’90 c’era un ingegnere civile che si occupava della zona e situazioni come questa non si presentavano, poi hanno deciso di abolire questa figura e sono iniziati i problemi”.
La condizione in cui si trovano i due fratelli è la stessa delle decine di persone che abitano vicino al Foglia. Percorrendo via Fornace, i segni dell’esondazione sono ancora evidenti. Un cavallo a dondolo ancora in mezzo al campo invaso dal fango racconta il disastro di tre settimane fa.
Vittorio Calendari è stato salvato dai Vigili del fuoco la mattina del 6 febbraio e ancora oggi ha la cantina piena di fango: “Io sono asmatico oltre che anziano, e mio figlio è cardiopatico, ora ditemi chi si può occupare della pulizia dei locali allagati”. Calendari poi commenta l’assenza di aiuti dalle istituzioni: “L’unico che è passato da queste parti è stato il sindaco Gambini che ha fatto venire un mezzo scavatore per portare via una decina di alberi che bloccavano il fiume. Non è molto, ma almeno è un inizio”.
Una situazione simile si era presentata a maggio dello scorso anno, e anche allora l’assenza delle istituzioni si era fatta sentire: “Stiamo ancora aspettando quel rimborso. La Provincia ci ha chiesto di presentare una lista dei danni e noi ne abbiamo anche sottostimati alcuni del 50% pur di avere qualcosa. La loro risposta è stata di presentargli le fatture che ovviamente noi non avevamo. Non siamo delle aziende, chi si terrebbe tutti gli scontrini degli attrezzi da lavoro acquistati?”