URBINO – Gli uomini illustri sono tornati a casa. Dopo 4 secoli le 14 tavole, prestate dal Louvre, rientrano nella città ducale. Ora lo Studiolo è come Federico lo aveva voluto, un luogo intimo, in cui poter stare da solo a riflettere e instaurare un dialogo ideale con i sapienti del passato. È stata inaugurata la mostra Lo studiolo di Federico di Montefeltro. Il ritorno degli uomini illustri alla Corte di Urbino. A presentare quello che lei chiama “il piccolo miracolo” è stata la soprintendente Maria Rosaria Valazzi. Presenti a Palazzo Ducale anche il sindaco Maurizio Gambini, lo storico dell’arte e altro curatore della mostra Carlo Bertelli, Pietro Marcolini, assessore alla cultura della Regione Marche e Maurizio Cecconi, amministratore delegato di Villaggio Globale International, società che ha organizzato l’esposizione.
INTERATTIVO – I ritratti dello studiolo tornati dal Louvre
La visita, guidata dal professor Alessandro Marchi, specializzato in storia dell’arte medievale e moderna, si apre con Federico da Montefeltro con il figlio Guidobaldo bambino, un doppio ritratto di Pedro Berruguete, conservato alla Galleria Nazionale delle Marche, per presentare colui che ha voluto il magnifico palazzo “ideale”. Si pensava che questo quadro fosse tra le tavole dello Studiolo, ma lo spazio rimasto è troppo poco per ospitare anche quest’opera e si è quindi ipotizzato che fosse nella Biblioteca del duca. Rappresenta Federico all’apice del suo potere, appena ottenuto il titolo di duca. Ha infatti tutti gli attributi che simboleggiano questo stato: il mantello di ermellino e l’armatura, simbolo del suo essere un valoroso condottiero. L’artista però lo rappresenta anche nelle vesti di un uomo che occupava il tempo libero dalle battaglie per dedicarsi alla lettura. Proprio per questo motivo non ha nulla a coprirgli la testa; è quindi raffigurato nella situazione tra il pubblico e il privato.
La presentazione
Maria Rosaria Valazzi, Maurizio Gambini, Pietro Marcolini, Maurizio Cecconi
Una porta intarsiata separa la Sala degli Angeli, dove ha inizio la mostra, da quella delle Udienze. Da qui, grazie a due installazioni touch screen, il visitatore potrà percorrere un viaggio multimediale per conoscere tutti i grandi personaggi che si troverà di fronte nello Studiolo. Proprio la multimedialità è uno dei punti cardine dell’esposizione come spiega la Valazzi: “Credo che la mostra possa avere una grande valenza per il pubblico, ma la comunicazione dovrà essere estremamente attenta perché l’argomento non è così noto al grande pubblico. L’esposizione, per questo, si avvale di sistemi multimediali e di una comunicazione sui social network. Spero che possa riunire insieme da una parte l’operazione di ricostruzione dello Studiolo e dall’altra la diffusione della conoscenza ai più alti livelli. Per esprimere questa doppia valenza ci siamo rifatti a Federico: grande condottiero e un grandissimo comunicatore”.
Una volta dentro ci troviamo ‘circondati’ da questi 28 uomini. La stanza del duca è un ambiente raffinatissimo ed è ricavato da un’irregolarità del palazzo che, come spiega il professore, “è dovuta al fatto che la vera facciata è all’interno dei due torricini perché doveva essere orientata verso la via più importante del tempo: quella che proveniva da Roma, attraversava le colline di Urbania, fino ad arrivare a Urbino. La facciata quindi era la prima cosa visibile; il palazzo diventa così la città, non è solo il simbolo ma è la città vera e propria”.
Originariamente i dipinti erano su unico tavolone che andava dall’alto in basso. Sotto alle figure c’erano delle “dediche personalissime” (oggi non ci sono più a causa della segatura del tavolone) che Federico volle per ognuno di questi personaggi. Emblemi della letteratura, della scienza, della matematica, della religione e della filosofia, non sono solo modelli del passato come Dante, Aristotele e Tolomeo, ma anche molto vicini al Duca. Pio II e Vittorino da Feltre, maestro di Federico, ma primo tra tutti è Sisto IV che gli attribuì il titolo ducale.
I dipinti si trovano nella parte alta delle pareti mentre nella parte inferiore è coperta da tarsie lignee che con composizioni prospettiche esaltano l’attività intellettuale a cui il luogo era destinato. Nella parte superiore sono rappresentati sportelli semiaperti che mostrano armadi con gli oggetti simbolo delle Arti e delle Virtù (ad esempio la spada della Giustizia) e nicchie con statue, mentre nel registro in basso sono rappresentati altri oggetti come strumenti musicali, spartiti e armature.
Gli artisti ad aver dipinto i ritratti sono essenzialmente due: Giusto di Gand e Pedro Berruguete. Il primo fu fatto venire da Federico appositamente dalle Fiandre. “Voleva qualcosa di diverso dalla cultura prospettica in voga a quel tempo – ha spiegato Marchi – aveva visto che i re di Napoli e gli Sforza collezionavano dipinti fiamminghi e scelse questa tendenza esotica. Voleva il pittore che coniugasse la civiltà del nord Europa con la civiltà italiana”. Il pittore però non finì i ritratti che furono completati da quello che i documenti attestano come Pedro Spagnolo, che Roberto Longhi identificò con Pedro Berruguete.
Parte del progetto della mostra è anche l’analisi scientifica che è stata condotta dalla Soprintendenza di Urbino con le Università di Urbino e Bologna, parallelamente ad analoghi studi diagnostici fatti dal Centre de Recherches des Musées de France. I risultati sono esposti su pannelli multimediali interattivi.
La mostra si conclude nella sala di partenza, la Sala degli Angeli, dove, al di là del pannello ligneo, sono esposti due quadri di Giovanni Santi, pittore di corte. Il primo è la riproduzione di un particolare della Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand (anche questo in mostra, con la predella di Paolo Uccello) che testimonia la volontà di Giovanni di rifarsi al gusto esotico del fiammingo. La seconda opera invece mette in luce come ci sarà un netto cambiamento di stile dopo il passaggio di Pietro Perugino a Urbino.
Gli uomini illustri saranno ‘a casa’ dal 12 marzo al 4 luglio 2015. La mostra è promossa dalla Regione Marche con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici delle Marche e la collaborazione del Comune di Urbino. È stata inoltre inserita nel programma Expo 2015 ed è uno degli appuntamenti espositivi di rilievo nella programmazione Distretto Culturale Evoluto della Regione Marche.