URBINO – “I fondi ci sono, tra qualche tempo si potranno avviare i lavori previsti”. Dopo tante false partenze, stavolta tocca al vicepresidente della Regione con delega all’Edilizia pubblica Antonio Canzian annunciare il possibile inizio dei lavori di riqualificazione per il quartiere Ponte Armellina a Urbino. La questione è stata riproposta all’attenzione dell’attuale amministrazione della città con un’interrogazione del consigliere 5 stelle Emilia Forti, che in accordo con Sinistra Per Urbino, ha richiesto chiarimenti su tempi e modi d’intervento a Urbino 2, nonché sull’effettiva praticabilità di un intervento con le cifre attuali. Il progetto è infatti fermo da quasi tre anni. Il piano odierno, però, è una rimodulazione, al ribasso, di un piano del 2011, che prevedeva un intervento complessivo di otto milioni di euro. Adesso la cifra si è ridotta a quattro milioni e mezzo, tra contributi nazionali e regionali, a causa del ritiro della cooperativa “Villaggio dell’Amicizia” che avrebbe dovuto cofinanziare con una quota pari a 2.376.000 euro. Con i fondi disponibili, una volta siglato l’accordo tra Regione e Comune di Urbino che darà il via libera al progetto, si dovrà procedere all’acquisto e alla ristrutturazione di 26 appartamenti contro i 46 previsti inizialmente, per poi riassegnarli nelle graduatorie comunali degli alloggi a canone sociale.
Una serie di passaggi che non sembrano preoccupare l’assessore comunale all’Urbanistica Roberto Cioppi: “Si tratta di un intervento articolato – spiega – ma le basi sono poste. Creeremo un passaggio pedonale per Petriano e faremo gli interventi di urbanistica urgenti: marciapiedi, fogne, illuminazione”. Allo stesso tempo, però, bisognerà convincere i privati a vendere. “La trattativa con i proprietari è stata messa in piedi un anno fa – continua Cioppi – abbiamo ricevuto adesioni sufficienti per procedere agli accorpamenti e ricavare i 26 nuovi alloggi previsti dal piano abitativo aggiornato”. Eppure la negoziazione potrebbe riservare più di un ostacolo.
Gli impegni di vendita non vincolanti sottoscritti con i proprietari di Ponte Armellina, infatti, sono scaduti e tra quelli che erano disponibili a cedere le loro proprietà al Comune, alcuni hanno cambiato idea. “Io sono sempre interessato a vendere – afferma Maurizio Guidi, che nel quartiere possiede più di un alloggio – ma altri proprietari, stufi di aspettare, hanno messo in vendita i loro appartamenti che, in alcuni casi, sono stati acquistati da famiglie di extracomunitari”. Difficile, dunque, che chi compra casa per abitarci, accetti di rivendere nell’arco di breve periodo. Tanto più che la valutazione degli immobili fatta da Comune ed Erap, l’Ente regionale per l’abitazione pubblica che gestisce gli alloggi di edilizia sovvenzionata, oscilla tra gli ottomila e i quindicimila euro per abitazioni di circa 35 metri quadri, una cifra che difficilmente permetterebbe di acquistare un altro appartamento altrove. “Diversi invece – ha aggiunto Guidi – stanno ancora aspettando di vedere la nuova offerta del Comune, ma non staranno fermi in eterno. Se arriverà qualcuno che vuole comprare a un prezzo simile al pubblico alla fine cederanno. Aspettiamo da troppo, li capisco”.
Il tempo, in effetti, è la variabile fondamentale di questa vicenda. Il finanziamento è fermo da due anni e i fondi da impiegare, nel frattempo, sono stati ridotti. Ora, infatti, non è più previsto un intervento complessivo su due delle cinque stecche di appartamenti, ma si parla di una ristrutturazione a macchia di leopardo per corpi scala, ciascuno dei quali comprende sei monolocali e due bilocali che dovranno passare per intero in mano all’Erap per poter essere rinnovati. Chi sta nel quartiere, però, è pronto a scommettere che non si troveranno abbastanza “blocchi” da acquisire per arrivare a 26 alloggi.
“Un intervento del genere non serve a nessuno”, si sfoga più stufo che arrabbiato El Hasane Jmouhi, proprietario e residente a Ponte Armellina. “Se anche riuscissero a ristrutturare le case che dicono – spiega – tutt’intorno la situazione del quartiere rimarrebbe uguale e gli appartamenti rifatti si deprezzerebbero nel giro di pochissimo tempo. Se trovassi qualcuno disposto a vendere alle quotazioni del Comune, preferirei comprare e rinnovare casa io stesso. L’unica soluzione è un intervento complessivo, che rivalorizzi il quartiere. Senza, si sprecano soldi per riverniciare la facciata”.
Dal Comune però la linea è un’altra, più “pragmatica” dicono. Per l’assessore ai servizi sociali Lucia Ciampi non si può sprecare l’occasione di questo finanziamento: “Si tratta di fare quel che si può con i soldi disponibili oppure lasciar perdere tutto”. Opinione che trova una sponda anche nel consigliere comunale Maricla Muci del Pd, predecessore di Ciampi ai servizi sociali, convinta della bontà del percorso avviato durante il suo mandato.
L’idea che sta dietro il progetto è dunque di avviare un circolo virtuoso, stimolando con questo primo intervento l’interesse per la zona da parte di investitori privati. Eppure nessuno sembra venire a Urbino 2 per scelta. Gli scarichi fognari non vengono puliti e ogni volta che piove il contenuto finisce per strada. La sera manca l’illuminazione e i caseggiati non sono collegati al resto della città. Ma non basta: per scaldare le case molti bruciano il truciolato, il cui odore asprigno impregna l’aria. “Fa male, provoca tumori – spiega Abdul, che abita nel quartiere da 15 anni- ma il freddo ti uccide prima. Davvero qualcuno pensa che mettere qualche lampione, un marciapiede e rifare qualche appartamento invoglierà la gente a vivere qui. Ci sono mai stati a Urbino 2?”.