URBINO – Non è vero che oggi il mezzo della carta stampata e il tema della cultura sono due aspetti del giornalismo tramontati. Tanti ormai pensano a una separazione tra cartaceo e online ma secondo Annalena Benini, giornalista del Foglio, ospite al festival del giornalismo culturale, il quotidiano scritto si connette e si estende perfettamente sul web, e quindi sui social network. Ma in chiave più “leggera”.
Annalena Benini scrive di costume, cultura e libri dal 2001. Durante la sessione dedicata alla carta stampata ha ricordato con orgoglio l’intuizione pensata nel 1996 dal fondatore del Foglio, Giuliano Ferrara. “Era un giornale che non proponeva solo notizie ma consentiva di far trovare al lettore in prima pagina la cultura. Un abitudine che Il Foglio non ha mai perso”.
Secondo lei oggi resiste il mezzo della carta stampata come strumento di informazione culturale?
Dal mio punto di vista la carta stampata non è mai tramontata ed è un veicolo del tutto in armonia con la cultura. Parliamo di un mezzo che va aggiornato e riadattato in continuazione, cercando nuovi sguardi e chiavi di ingresso sul mondo.
In riferimento a un suo articolo sui rapporti tra le persone perché definisce gli smartphone “antiletterari”?
Parlo di mezzo antiletterale perché è molto difficile inserirlo in alcuni generi, ad esempio nei romanzi. E’ difficile trovare uno scrittore contemporaneo che inserisca nelle sue pagine il nostro modo di vivere. Per questo si è creato una sorta di presente nostalgico in cui è tutto cristallizzato intorno agli anni 90 in cui non esisteva questo uso ossessivo. Ma è giusto che la letteratura faccia i conti con la realtà.
Si può far cultura anche con i social?
Usare i social significa innescare un meccanismo di rilancio sui contenuti della carta. Con questi strumenti diffondo a persone che non per forza sono gli stessi compratori della carta. Postare un articolo, un saggio su twitter e facebook può quindi essere molto utile.
Il web aiuta la cultura a diventare più popolare e quindi fruibile per tutti?
Sì, perché è un modo immediato per arrivare alle persone e ai giovani. Se un articolo o una riflessione un po’ pesante dal punto di vista culturale viene trasformato in chiave più leggera può essere adattato al web. Questo non significa pretendere di fare un articolo di sole emoticon.
Come gestire la moderazione dei commenti e soprattutto reazione dei lettori in ambito culturale sui social?
Essendo un sistema del tutto aperto si presta anche agli istinti più bassi e alle opinioni più orribili. Per quanto mi riguarda non accetto certe reazioni. Il caso più recente è quello del cantante Gianni Morandi che per aver pubblicato sul profilo Facebook il suo parere sul recente caso del naufragio libico è stato accolto da critiche da tutta Italia.
Ha senso parlare in Italia di informazione culturale quando, come ha ricordato anche lei sul Foglio, ci sono scrittori come Erri De Luca che vengono processati per aver detto qualche parola di troppo?
Questo della libertà di espressione credo sia un importante tema culturale. Per questo ci tenevo a scrivere di un argomento profondo come questo. Le parole sono le parole ed è giusto potersi esprimere sempre nei limiti della legge.
Foto di Anna Saccoccio