Accanto al proprio caro 24 ore su 24. All’ospedale di Urbino la “Terapia intensiva aperta” per i malati terminali

Paolo Brancaleoni, primario del reparto di Rianimazione di Urbino
di LORENZO PASTUGLIA

URBINO – Assistere un proprio parente, malato terminale, 24 ore su 24 è una possibilità ancora non riconosciuta per legge e pochissimi ospedali lo permettono. A Urbino, dal febbraio 2017 il responsabile del reparto di rianimazione e anestesia, Paolo Brancaleoni, ha introdotto il modello “Terapia intensiva aperta” (TT ‘aperta’). In questo modo i parenti possono assistere il proprio per tutto il giorno, con la possibilità di accompagnarlo fino alla morte. Aumenta anche il numero di ore di visita al malato non terminale, con la fascia oraria che va ora dalle 13 alle 19.

“Con la TT ‘aperta’ il malato si trova in condizioni migliori con diminuzione dei parametri di ansia e stress per pazienti e familiari, i cosiddetti anxiety score – afferma Brancaleoni – i familiari possono anche essere utili nell’assistenza agli infermieri nelle pratiche più comuni, come ad esempio dar da mangiare al proprio caro”.

Terapia aperta ma con regole precise, per il rispetto dell’igiene e del lavoro degli infermieri i parenti dovranno lavarsi le mani e indossare camice e copri-scarpe. Non più obbligatorio l’uso delle cuffiette e delle mascherine come avveniva in precedenza.

Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Francia e Belgio sono i paesi  dove questo protocollo è più attuato. Più avanti la Svezia con il 70 per cento delle visite a pazienti in terapia intensiva non “restrittive” nelle 24 ore. L’Italia è ultima in Europa. Solo negli ultimi cinque anni le ore di visita nelle 24 ore sono aumentate  dallo 0,4 per cento al 2 per cento.

Prima dell’entrata in vigore della TT ‘aperta’ Brancaleoni, insieme al suo gruppo di lavoro costituito per l’introduzione di questo metodo, ha sottoposto un test al personale del reparto di terapia intensiva per capire se i lavoratori fossero d’accordo. I pareri riscontrati sono stati positivi.

Il 94 per cento sostiene che le visite dei parenti abbiano un effetto benefico che non disturba il riposo del paziente, il 57 per cento le ritiene addirittura importanti per la guarigione del malato e per la riduzione dello stress dei familiari. Da riscontrare un 51 per cento che è sì a favore ma ritiene il metodo come “ostacolante” per la privacy degli altri pazienti. Un altro questionario sarà sottoposto ai lavoratori nei prossimi mesi per verificarne l’utilità dopo l’entrata in vigore della prassi.

Nel frattempo, pareri positivi sono arrivati anche dai vari pazienti e parenti presenti all’ospedale che hanno scritto il loro pensiero in un registro dal titolo “I vostri pensieri sulle nostre cure. Diario dei pazienti e dei loro familiari”.

“Vogliamo esprimere un sentito ringraziamento a tutto il personale medico e infermieristico per la professionalità che hanno dimostrato”, oppure “Vi siamo molto grati e riconoscenti per averci aiutato e incoraggiato in questo periodo molto difficile per noi”, questi sono alcuni dei pensieri.

Conclude Brancaleoni: “In futuro introdurremo un diario dove i parenti possono esprimere il loro parere sull’equipe medica e sul trattamento. Con la TT ‘aperta’ sempre più operatori stanno prendendo questa strada”.

In ambito nazionale, la proposta di legge sulla “Terapia intensiva aperta” è stata presentata sia alla Camera, la numero 141 del 15 marzo 2013 sia al Senato, la numero 3248: “Disposizioni in materia di terapie intensive aperte”. Le proposte hanno trovato il parere favorevole sia del Comitato nazionale di Bioetica sia dell’Ordine degli psicologi.