Beni confiscati alla mafia, nelle Marche sono 58. Il picco nella provincia di Pesaro-Urbino

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di DANIELA LAROCCA

Sicurezza e tranquillità. Forse è questo ciò che cercavano i malavitosi di tutta Italia quando, arrivati nelle Marche, hanno comprato ettari di terreni e costruito ville e casolari. Dalle colline del Montefeltro e alle coste di San Benedetto del Tronto, l’eredità lasciata dalla mafia nelle Marche è paragonabile a un vero e proprio ‘tesoretto’: 58 beni confiscati tra aziende, immobili e terreni. A livello nazionale le Marche si piazzano undicesime per numero di beni confiscati.

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Soprattutto immobili. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati (aggiornati al 31 dicembre 2015 e pubblicati in anteprima dal sito ConfiscatiBene), le “abitazioni di tipo civile” o quelle “di tipo economico”, rappresentano il 90% dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Non mancano anche magazzini, locali di deposito, botteghe, stalle, scuderie e rimesse. Nel restante 10% rientrano aziende agricole, costruzioni, alberghi e ristoranti.

Nel grafico sottostante sono rappresentate le principali tipologie di beni sottratti alla criminalità organizzata nelle Marche. Puntando il cursore sulle singole voci si possono vedere quanti sono i beni confiscati per settore

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A livello provinciale. Dal 2013 al 2015 nelle Marche sono stati espropriati in tutto 37 beni. La provincia marchigiana con più confische è Pesaro-Urbino che regista un picco del 65%: nel dettaglio, nel 2013, sono stati sottratti alla mafia 14 beni (3 aziende e 11 immobili) mentre nel 2015 il numero è lievitato a 40 (3 aziende e 37 immobili). Leggero aumento anche per Ancona, che passa da 3 a 5 confische, e Ascoli Piceno, da 4 a 9. Un discorso a parte meritano, invece, le province di Fermo e Macerata: fino al 2013 non presentavano beni confiscati alla criminalità organizzata, mentre nel 2015 sono stati confiscati 3 immobili nel fermano e 1 nel maceratese.

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Fondi per la riqualificazione dei beni confiscati nelle Marche. Per riqualificare i beni confiscati i Comuni possono accedere a progetti nazionali ed internazionali. Le Marche però hanno sfruttato poco i bandi europei. Dal sito di Opencoesione, non risultano progetti marchigiani nel “Pon sicurezza” 2007-2013, un programma europeo per l’assegnazione di fondi per la riqualificazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

Con il Bando Por Fesr (fondi europei strutturali regionali) 2014-2020 le Marche mettono a disposizione risorse finanziarie pari a 17 milioni di euro. Verranno destinati, secondo quanto si legge dal sito della Regione, soprattutto a progetti di “start up, di investimento produttivo, progetti di innovazione, progetti di trasferimento d’impresa” e copriranno maggiormente le province di Pesaro-Urbino, Ascoli Piceno e l’area industriale dell’azienda Merloni. Infine, con il programma operativo dei FSE delle Marche (Fondo sociale europeo) 2014-2020, approvato dalla Commissione Europea il 17 dicembre 2014, i Comuni potranno attingere a un fondo di oltre 287 milioni di euro.

ConfiscatiBene per le Marche. Un workshop di due giorni e una full immersion nel mondo del data journalism: così, lo scorso dicembre, è nato il progetto “Confiscatibene Marche” con l’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino. Un gruppo di dieci praticanti giornalisti, seguiti da tutor e dai data-ninja Andrea Nelson Mauro e Gianluca De Martino, ha monitorato in questi mesi la situazione dei beni confiscati nelle Marche. Non solo, in giro per le cinque province, gli allievi hanno raccolto tre storie simbolo di ville e casolari sottratti alla criminalità organizzata e restituiti alla comunità.

Ecco la mappa dei beni confiscati in Italia realizzata da Confiscati Bene sulla base dei dati rilasciati dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati (aggiornati al 31 dicembre 2015)

Cliccando sulla regione Marche è possibile vedere quante sono le aziende e gli immobili confiscati nel 2015

Amministrazione ‘poco’ trasparente. Per capire meglio la situazione dei beni confiscati sul territorio regionale, sono stati scelti i 40 più grandi tra i 236 comuni marchigiani. Primo passo: controllare se nel patrimonio di queste amministrazioni ci sono beni confiscati alla mafia. E per fare ciò, è possibile controllare la sezione “Amministrazione trasparente” del sito di ogni Comune che, secondo il cosiddetto “Decreto trasparenza” (n. 33 del 2013 ), è tenuto a pubblicare la propria situazione patrimoniale comprensiva di beni sottratti alla criminalità organizzata.

La finestra “Amministrazione Trasparente” è consultabile in tutti i siti dei Comuni scelti, a volte è ben nascosta ma c’è. La lista dei beni immobili e del patrimonio compare solo in 25 portali. Tuttavia,la voce “beni confiscati” compare solo nei documenti pubblicati sui siti di due amministrazioni: Fano, in provincia di Pesaro-Urbino , e quello Cupramontana, in provincia di Ancona .

Per avere i dati mancanti sono state inviate mail alle segreterie degli uffici competenti che, per alcuni Comuni sono gli assessorati alla Legalità, per altri sono l’ufficio Patrimonio. Per rispondere le amministrazioni hanno tempo 30 giorni e la possibilità di proroga di altre due settimane. Le mail degli allievi dell’Ifg di Urbino sono state inviate il 17 dicembre 2015 ma, ad oggi (27 aprile) hanno risposto solo il Comune di Matelica, in provincia di Macerata, e quello di Senigallia, in provincia di Ancona. Nessuno di loro ha beni confiscati alla criminalità.