Urbino, il teatro romano riscoperto, ‘sepolto’ dai rifiuti del giovedì sera

di VALENTINA RUGGIU

URBINO – Una bottiglia di vino vuota giace accanto alle lastre che ricoprivano l’antica orchestra. Bicchieri di plastica e lattine di birra disseminati senza rispetto tra quelle pietre che, duemila anni fa, formavano l’ordinato semicerchio delle gradinate della cavea. E poi cannucce, pacchetti di sigarette e mozziconi gettati un po’ ovunque. È questa l’immagine che appare agli occhi di chi si affaccia sugli scavi del teatro romano di Urbino, in via San Domenico. La tettoia che per due decenni lo ha nascosto alla vista dei passanti non c’è più ma le pietre più antiche della città tornate alla luce ora sono ‘assediate’ dai resti di un tipico giovedì sera urbinate. Resti che con quelli dell’antica Roma c’entrano poco o nulla.

Così appare una delle testimonianze più importanti della antica ‘Urvinum Mataurense‘ il venerdì mattina, passa un altro giorno, e sabato è ancora tutto lì, nessuno si è preoccupato di andare a pulire.

La tettoia che per 20 lunghi anni lo aveva coperto, è stata tolta lo scorso maggio con l’avvio degli scavi archeologici finanziati anche dal Comune di Urbino. La prima fase dei lavori si è conclusa ad agosto ed è durata circa quattro mesi, la prossima sarà avviata nel 2016.

Il futuro del teatro. Posto all’interno del Sito Unesco, di questo antico teatro se ne erano scordati un po’ tutti, fino a quando l’attuale amministrazione comunale, con delibera del 28 novembre 2014, ha approvato un progetto per finanziarne i lavori di scavo archeologico e di riqualificazione. Tale progetto, chiamato “Rete Archeologica Metaurense” (Uram), prevede l’inserimento del Teatro Romano all’interno di un percorso multimediale che lo collegherà ad altri siti archeologici del Montefeltro, in particolare quelli di Fossombrone e Sant’Angelo in Vado.

I costi dell’operazione. Nel bilancio previsionale 2015-2017 sono stati inseriti oltre 100mila euro: 80mila provenienti da fondi europei (finanziamento Gal, Gruppo di azione locale), 29mila concessi direttamente dal Comune. 106mila euro in totale. Per “l’eccezionalità dei ritrovamenti emersi” però, con la delibera del 10 agosto 2015, l’amministrazione ha stanziato altri 9mila euro per consolidare e valorizzare meglio l’area, lasciando in vista quello che resta della cavea e di parte della pavimentazione.