di RITA RAPISARDI
URBINO – I lavori sarebbero dovuti durare 182 giorni, ma ne sono passati 338. E’ dal 2 marzo 2015 che il cantiere del Furlo è all’opera per riparare la strada franata a novembre a causa della pioggia e dell’erosione provocata dal fiume Candigliano. Un punto debole del passo crollato anche nell’inverno 2013.
Il sindaco: “Faremo causa”. “Applicheremo le sanzioni per i ritardi. Va bene tutto, ma forse la ditta che ha in mano i lavori ha fatto male i conti”. È duro il sindaco di Acqualagna Andrea Pierotti che non sente giustificazioni per un ritardo di cinque mesi, il cartello dei lavori infatti ne annuncia la fine ad agosto 2015. “Ora speriamo che si apra prima di marzo, a Pasqua al massimo. In un primo momento il passaggio sarà solo per pedoni e bici, poi, solo quando la strada sarà assestata, per le automobili. Passerà almeno un altro mese”, aggiunge Pierotti.
Il ritardo secondo il primo cittadino è stato anche dovuto a qualche imprevisto: nella fase iniziale dei lavori gli operai hanno dovuto mettere in sicurezza l’intera parete rocciosa, molto più pericolante di quanto si pensasse.
Un altro contrattempo si è verificato ad agosto, la protezione civile ha adottato misure per contrastare l’emergenza idrica di una delle estati più calde della storia, facendo chiudere la diga dell’Enel alla fine della gola. “Il livello troppo alto dell’acqua ha impedito agli operai di proseguire i lavori per quattro settimane – racconta Pierotti -. Abbiamo chiesto si potesse evitare il blocco, ma erano disposizioni dall’alto”.
La ditta edile: “Non è nostra la responsabilità”. Di diverso avviso il titolare della ditta che sta svolgendo i lavori, la Tecnorock, Alessandro Belogi: “Non avremo alcuna sanzione, le sospensioni dei lavori non sono dovute a nostre responsabilità: innanzi tutto il blocco per l’emergenza idrica, ma anche le rilevazioni geologiche sbagliate”. Secondo Belogi il nuovo termine dei lavori è stato concordato con la stessa amministrazione: “Per colpa di questi ritardi due mesi fa sindaco, geologi del comune e noi della ditta ci siamo incontrati per prorogare la scadenza dei lavori” spiega. “In quella sede abbiamo allungato i lavori fino al 28 febbraio. Tutto è stato messo a verbale e siamo tranquilli. I tempi si sono dilatati per questioni tecniche, non per volere nostro. E’ nel nostro interesse finire il prima possibile perché dobbiamo avere uno stato d’avanzamento di più di 200mila euro” conclude il titolare della Tecnorock.
Uno dei problemi principali, secondo Belogi, si è riscontrato all’inizio del cantiere. Dopo la frana l’Enel ha sondato il terreno, lo strato roccioso, cioè il terreno buono su cui poggiarsi per costruire la strada, era stimato a dieci metri. “Lavorando ci siamo accorti che invece era a 18 metri, questo ha rallentato di molto il cantiere. Abbiamo inserito dei pali di acciaio che si incastrassero nella roccia e fare un cordolo per appoggiare tutta la nuova struttura. Lavorare così vicino al fiume poi rende tutto più difficile”.
L’impresa edile con sede a San Costanzo, in provincia di Pesaro-Urbino, specializzata in lavori di montagna, è stata ferma altri per due mesi in piena estate a causa dell’emergenza idrica. “Luglio e agosto sono i mesi in cui si lavora di più, perché fa buio tardi. Al momento lavoriamo anche il sabato per finire i lavori, crediamo che la gola riaprirà a fine febbraio, massimo inizio marzo”.
I lavori costati 518mila euro sono stati stanziati per 220mila euro dal contributo regionale per l’emergenza pioggia, 150mila euro dall’Enel, proprietaria della diga, e per i restanti 100mila euro dal comune di Acqualagna.