Lavori alla gola del Furlo, i commercianti in difficoltà: “Un altro anno così e chiudiamo”

di RITA RAPISARDI

URBINO – E’ da marzo 2015 che i lavori per ripristinare la strada che attraversa la gola del Furlo proseguono. La crisi però segna questa valle da almeno due anni, quando una frana a dicembre 2013 ha bloccato il passaggio per le auto. L’entrata classica al Furlo è sempre stata quella a sud. La fine dei lavori, si spera per fine febbraio, è a ridosso della nuova stagione, che per bar, ristoranti e alberghi inizia a marzo. Per ora sulla Flaminia il buco resta.

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A questa situazione però alcuni commercianti sembrano essere abituati. Giuseppina Baldelli del bar del Furlo, che dovrebbe riaprire a metà mese, dice di essere meno adirata dell’anno scorso: “Le perdite ci sono, ma ci auguriamo che la gola riapra per Pasqua. Questo è comunque un periodo morto, quando inizierà la stagione speriamo ci sia la strada”.

Un altro anno come gli ultimi due, però, non se lo augurano: “Ovviamente andiamo avanti, ma se non cambia qualcosa, dobbiamo chiudere. Il 2015 è stato anche peggio del 2014” aggiunge Giuseppina. Questo perché all’inizio la gola si poteva attraversare a piedi o in bici, ma la chiusura definitiva di febbraio 2015 ha bloccato tutto. Sulle cause del ritardo la signora Giuseppina è cauta: “Non bisogna dare la colpa a chi lavora, si sa quando uno inizia non si sa bene in cosa ci si imbatte, ci sono persone che devono lavorare senza rischi”.

Anche Marco Macinelli del bar Villa al Pozzo denuncia un calo di presenze: “Con questi lavori sicuramente di qua passano meno persone. D’estate di solito a pranzo da me vengono gruppi di motociclisti e ciclisti che organizzano dei giri per il Furlo. Quest’anno hanno cambiato itinerario”. Stesse lamentele anche per i gestori dell’albergo ristorante La Ginestra che lamentano un forte calo di prenotazioni rispetto all’estate 2014.

Francesca del B&B Aquilegia teme per la nuova stagione: “Ho preso questa attività ad agosto, quando la gola era già chiusa. So di molti commercianti che hanno perso lavoro, spero che la situazione si risolva in un paio di mesi, visto che riaprirò il bed and breakfast a marzo”.

Tra un plastico della valle, un “lupus appeninus” impagliato e una “ammonitina”, mollusco del Giurassico, Umberto Marini, responsabile del museo del Territorio Lorenzo Mannozzi Torini, non può fare a meno di pensare al passato. Quello in cui i turisti non mancavano, perché per di qua erano costretti a passare tutti sulla via dell’Umbria e di Roma: “Il vero turismo c’era prima della costruzione negli anni ’80 delle gallerie sulla superstrada. All’epoca passavi per forza al Furlo e ti fermavi: una scampagnata, una mangiata”. Oggi secondo Umberto è il tipo di turismo ad essere cambiato: “Qui vieni se hai un vero interesse: molti sono geologi e studiosi interessati alle bellezze di questa terra”. Una terra che una volta faceva economia, dal ventre della montagna sin dagli anni ’30 si estraeva roccia per costruire case, a mano, con le vacche che trainavano il materiale. Poi l’economia la fecero acquistandola dalla Puglia dove costava meno farla arrivare.

L’alternativa esiste. Sono molti gli amanti della natura che sapendo della chiusura del Furlo cambiano meta, pochi sanno che la voragine che ha inghiottito diversi metri della Flaminia impedendo a chiunque di attraversare l’antica strada che collega Roma a Rimini, interessa solo i primi metri. Ma la gola è raggiungibile anche nell’altra direzione, quella nord. In effetti i numeri forniti dalla Riserva Naturale dimostrano che negli ultimi anni non c’è stato un calo di visite al museo ed escursioni, anzi nel 2015 gli avventori sono aumentati: 9833 da maggio a novembre. Semplicemente – spiegano le guide – il percorso ha cambiato punto di partenza: l’appuntamento dal museo si è stato spostato davanti alla diga, di fianco alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, per il resto il tragitto è identico.

Proseguendo verso Roma sempre lungo la superstrada E78 e superando la galleria, si prende l’uscita dopo Calmazzo, quella del Furlo-Calmazzo. Da quel lato, dove c’è la diga dell’Enel, i tre km della gola sono percorribili quasi totalmente, ad esclusione degli ultimi 5oo metri del cantiere. In questo modo si può anche passare per la galleria romana voluta da Vespasiano e terminata nel 76 a. C.. Nessun cartello lungo la strada però indica questa possibilità, solo un avviso sull’home page del sito della riserva.