Partner internazionali e “cacciatori di fondi”: così l’ateneo di Urbino porta avanti la ricerca scientifica

di ANNA SACCOCCIO e VALENTINA RUGGIU
Foto di LIBERO RED DOLCE

URBINO – Scoperta delle onde gravitazionali, progressi nello studio del Dna, cure a malattie e tumori: gli studiosi dell’università di Urbino hanno partecipato negli anni a risultati determinanti nel campo della ricerca scientifica. Ma fare ricerca in campo scientifico è facile a dirsi e difficile a farsi: sono necessari grandi finanziamenti, spesso investimenti difficili per un piccolo ateneo. Per supportare la ricerca la Carlo Bo le sta pensando tutte e lo fa con azioni concrete. L’ateneo assiste i suoi studiosi nella ricerca dei finanziamenti e invita ricercatori esteri a Urbino per favorire la nascita di collaborazioni. Quest’entusiasmo per le scienze ha portato anche a un aumento delle immatricolazioni nei corsi di laurea scientifici.

Il successo dei ricercatori del gruppo Virgo di Urbino che hanno partecipato alla scoperta delle onde gravitazionali non è casuale, spiega il rettore Vilberto Stocchi, ma frutto di un grande lavoro collettivo:  “A Urbino ci sono studiosi e gruppi di ricerca che riescono a distinguersi per le loro capacità e ottenere grossi finanziamenti esterni per portare avanti progetti importanti. E per il risultato delle onde gravitazionali siamo proprio fieri – dice il rettore della Carlo Bo – perché la verità è che anche la nostra piccola università ha avuto il suo ruolo in una delle scoperte astrofisiche più importanti degli ultimi cento anni”.

Le storie dei ricercatori di Virgo: Giulia Stratta – Gianluca Guidi  Giuseppe Greco – Filippo MartelliMarica Branchesi e Jan Harms  – Matteo Montani e Francesco Piergiovanni
L’annuncio“Abbiamo visto le onde gravitazionali”, l’annuncio in diretta all’Università di Urbino

Le cifre confermano l’importanza di ricevere fondi esterni. Sono solo 270.000 gli euro che l’ateneo di Urbino riesce a stanziare ogni anno in media nelle casse dei dipartimenti di Scienze pure e applicate e di Scienze biomolecolari. “Questi soldi da soli non sufficienti per fare ricerca – concordano i direttori dei due dipartimenti Gino Tarozzi e Orazio Cantoni – i contributi più importanti li riceviamo da istituzioni esterne e da privati”. È grazie a questi finanziamenti che i due dipartimenti riescono ad avere a disposizione un budget medio annuale di 2-3 milioni di euro ciascuno. “E non c’è dubbio – dice Cantoni – che oggi ci sia un’attenzione crescente per le aree scientifiche, come se nella nostra università ci fosse una nuova consapevolezza.”

L’università appoggia lo sviluppo della ricerca attraverso azioni mirate, due quest’anno i progetti importanti che vanno in questa direzione. Il primo ha portato all’assunzione di quattro persone che hanno il compito di aiutare i ricercatori a trovare e richiedere grossi finanziamenti esterni, come quelli europei, e assisterli nelle pratiche burocratiche. Così gli scienziati possono concentrarsi esclusivamente sul progetto da presentare. Il secondo è un investimento di 200.000 euro per invitare a Urbino professori da università estere. “Così promuoviamo la collaborazione tra ricercatori e creiamo rete – spiega il rettore – è necessario perché oggi per accedere a molti finanziamenti, si deve presentare un progetto in collaborazione con diversi partner internazionali”.

Le altre ricerche. Quella delle onde gravitazionali non è l’unica grande scoperta a cui hanno partecipato dei ricercatori dell’Ateneo di Urbino. Fisici, biotecnologi, chimici della Carlo Bo, da sempre rinomata soprattutto per la sua qualità in campo umanistico, hanno portato negli ultimi anni contributi significativi e rivoluzionari alla ricerca scientifica collezionando risultati importanti nel campo della medicina e degli studi del Dna.

È nata nei laboratori di Erydel, società spin-off dell’Università di Urbino, la cura per l’Atassia Telangiectasia: una rara malattia genetica che colpisce il cervelletto e impedisce di compiere gesti e movimenti semplici come stare in equilibrio, afferrare oggetti e muovere i muscoli facciali. L’impresa urbinate è a capo di un progetto internazionale da 30 milioni di euro, sei dei quali finanziati dall’Unione Europea, ed è pronta a far partire la sperimentazione del trattamento nei centri medici italiani e del mondo. I test consisteranno nella somministrazione del nuovo farmaco, l’EryDel EryDex System, attraverso gli stessi globuli rossi del paziente: un macchinario preleva un campione di sangue e inserisce nei globuli il principio attivo della cura. Così “potenziati”, i globuli vengono poi rimessi in circolo nel sistema sanguigno.

Dai laboratori di chimica supramolecolare e di biotecnologie, invece, arriva la molecola in grado di far “suicidare” i tumori. Una scoperta che rappresenta un notevole passo in avanti per gli studi terapeutici contro il cancro, frutto del lavoro di due ricercatori dell’Università di Urbino e della sinergia tra le loro squadre di ricerca: il professor Vieri Fusi e il dottor Mirco Fanelli. Modificando la molecola di maltolo, una sostanza organica presente in natura, i due hanno scoperto interessanti proprietà biologiche, tra queste quella di indurre micro modificazioni in grado di modificare la cromatina e, quindi, il nostro genoma. Sui topi ha già funzionato: la massa tumorale si è ridotta dopo l’intervento del maltolo. I due ricercatori hanno però bisogno di nuove ricerche e, come hanno spiegato al Ducato, stanno faticando a ottenere nuovi finanziamenti.

Nel 2011 una squadra di ricercatori guidati da Vilberto Stocchi, attuale Rettore dell’ateneo urbinate, ha sviluppato un nuovo metodo per analizzare il Dna: il CyO. Rispetto a quella standard, la tecnica del dipartimento di Urbino è più sicura e affidabile nel ricavare i profili genetici presenti anche da una quantità minima di cellule. La scoperta è rivoluzionaria se si considerano i casi di cronaca nera ancora irrisolti proprio per insufficienza di materiale genetico su cui effettuare i test. La collaborazione tra ricerca e polizia d’altronde è stata sancita sin dal giorno della presentazione dei risultati. In quell’occasione il software di analisi venne consegnato direttamente nelle mani del Direttore del servizio di polizia scientifica della direzione centrale anticrimine del Ministero dell’interno Piero Angeloni. Oggi è utilizzato anche dai Ris, il Reparto di investigazioni scientifiche dei carabinieri.

In crescita le matricole. Il maggior impegno ed entusiasmo dell’università per la ricerca scientifica ha portato anche a un aumento delle iscrizioni. Il numero delle matricole in area scientifica è salito. Quest’anno i nuovi iscritti sono aumentati dell’8,5% con picchi a Scienze motorie, Farmacia e scienze biologiche. Il dipartimento di Scienze biomolecolari di Urbino ha raggiunto i 5000 studenti, più di un terzo dei totali della Carlo Bo. “Non abbiamo mai avuto così tanti iscritti – dice soddisfatto Cantoni – è il risultato di una crescita progressiva e costante, che va avanti da 20 anni”.

“Adesso però – aggiunge il direttore di scienze biomolecolari – bisogna pensare alle strutture: sono carenti, siamo stretti e chiusi in piccoli spazi, abbiamo sedi sparse e manca un polo scientifico vero e comunque i docenti non si sono mai lasciati scoraggiare dall’inadeguatezza delle strutture e degli strumenti. Nella didattica l’università di Urbino raggiunge i vertici delle classifiche Censis 2015-2016 e Scienze motorie e Farmacia risultano prime in Italia”.