di SIMONA DESOLE
URBINO – Aveva rubato una borsetta lasciata incustodita con all’interno denaro, carta di credito e un assegno precompilato. E poi, in una seconda occasione, un portafoglio. Il Tribunale di Urbino ha condannato R.G., moldavo di 30 anni residente a Caerano di San Marco, in provincia di Treviso, a un anno di reclusione e a una multa di 300 euro, con sospensione della pena. A ‘incastrarlo’ è stata, nella prima circostanza, l’avidità. È stato lui stesso, infatti, a fornire le proprie generalità in banca per incassare l’assegno (dopo averlo contraffatto).
I fatti risalgono al 2011: R.G. aveva notato la borsa incustodita sul davanzale di una finestra dell’Orto Botanico e se ne era impossessato. Poi era andato in banca e, per poter riscuotere l’assegno – dell’importo di mille euro – aveva consegnato al cassiere un documento di riconoscimento, permettendo così alle forze dell’ordine di risalire al suo nominativo. Qualche mese dopo il ladro maldestro aveva replicato, rubando un portafoglio da una borsa negli uffici della Biblioteca dell’Università in via Bramante. In questo caso però era stato identificato da parte della proprietaria della borsa grazie al riconoscimento fotografico.
Quattro i capi di imputazione: i due furti più falsità in scrittura e truffa per avere contraffatto l’assegno rubato. L’imputato però era assente dall’aula e nessuno sa dove si trovi. Il giovane è irreperibile e nemmeno l’avvocato d’ufficio che gli è stato assegnato, Francesca Rosa Casamassima, lo ha mai visto o sentito. Non sono chiare dunque le motivazioni per le quali, all’epoca dei fatti il ragazzo si trovasse in città.
Le vittime dei furti lavoravano entrambe all’Università di Urbino. L.G., che si è costituita parte civile, il giorno del furto aveva incautamente lasciato la sua borsa sul davanzale dell’ufficio, all’Orto Botanico, a cui si accede anche dal cortile delle Poste centrali. Dopo una breve assenza dalla stanza si era accorta che la borsa era sparita e con lei soldi, assegno, carte di credito e un cellulare. La vittima del secondo episodio è R.D., dipendente della Biblioteca universitaria, che il giorno del furto aveva notato due giovani – un ragazzo e una ragazza – entrare nelle sale della biblioteca poco prima che il suo portafoglio sparisse dalla borsa, lasciata ai piedi della scrivania nell’ufficio. Approfittando del momento di distrazione della donna, che stava consegnando dei libri a un’altra ragazza, il giovane le aveva sottratto il portafoglio per poi defilarsi.
Il Tribunale ha riconosciuto alla prima donna derubata il danno in sede civile per 2500 euro, denaro che difficilmente riceverà in tempi brevi perché da allora, dell’autore dei due furti, non si è saputo più nulla.