Produzione di fucili in calo dal 2013, la Benelli risente dell’incertezza globale

L'interno della fabbrica Benelli di Urbino (foto: Olga Bibus)
di DANIELE ERLER

URBINO – Dal 2013 la produzione dei fucili alla Benelli di Urbino è in costante calo. Parliamo di un segno meno di pochi punti percentuali rispetto all’intera produzione di armi. Ma la situazione è comunque preoccupante. “Dal 2013-2014 non c’è stato un vero e proprio tracollo, piuttosto un costante trend negativo”, precisa Lucio Porreca, direttore commerciale di Benelli, che aggiunge: “Per ora non vediamo elementi di ripresa”.

In questo contesto la Benelli è riuscita per il momento a non toccare la forza lavoro: quasi 300 dipendenti, la grande maggioranza provenienti dalla zona di Urbino e Fermignano. Negli ultimi anni non ci sono stati licenziamenti ma neppure assunzioni. È stato inoltre bloccato il turn over: chi va in pensione non viene più sostituito. Così, mentre a livello nazionale il mercato delle armi da guerra registra un boom nell’export, a Urbino – dove si producono solo armi civili – la tendenza è opposta.

“I motivi sono difficili da stabilire – aggiunge Porreca – anche perché operiamo a livello mondiale e ci sono diverse dinamiche da considerare”. Per il mercato domestico anche la crisi economica ha ovviamente influito sulla capacità d’acquisto dei clienti e quindi sulle vendite. Ma, in più larga misura, è la situazione geopolitica internazionale ad avere conseguenze dirette sulle esportazioni, che per la Benelli rappresentano circa il 90% del mercato.
Un esempio è quanto accade con la Russia. “La legge europea – spiega Porreca – dal 2014 ha disposto l’embargo su alcuni prodotti verso la Federazione russa. E fra questi rientrano anche, per alcune categorie, le armi civili”. Per legge sono vietate le esportazioni di armi anche verso la Cina. Per la Benelli significa dover rinunciare alle vendite verso Stati particolarmente popolosi, che quindi rappresenterebbero potenzialmente una quota importante di mercato. Inoltre, in linea più generale, la sensazione d’incertezza politica internazionale rischia di minare i consumi. E le armi civili non sono un’eccezione.

La Benelli resta comunque l’azienda più importante di Urbino, considerando anche l’indotto diretto sul territorio e su ogni fucile è inciso il nome della città: è una realtà industriale da esattamente cinquant’anni e non ha intenzione di cambiare location.