di FEDERICA OLIVO
URBINO – Aveva sei anni Othmane Yassine quando è arrivato a Fermignano. Nel 1996 ha lasciato Casablanca con la mamma e i fratelli per raggiungere il padre, che era in Italia dal 1989. Qui Othmane ha potuto completare il corso di studi e ora, dopo la laurea in Giurisprudenza all’università di Urbino, sogna di diventare magistrato. Dall’anno scorso è consigliere comunale, con delega all’Europa e all’inclusione. Proprio perché il significato della parola inclusione lo conosce bene ha collaborato, insieme a tutta l’amministrazione comunale, alla realizzazione di un’iniziativa che coinvolgerà gli stranieri che vivono a Fermignano: “Popoli in festa”.
L’evento si svolgerà nella piazza di Fermignano il 3 e il 4 giugno. Ad organizzarla, dopo l’input del Comune, sono direttamente le comunità di immigrati residenti nella cittadina, che per la prima volta si sono riunite per l’iniziativa.
“Questa festa nasce con l’idea di far partecipare attivamente alla vita di Fermignano i numerosi stranieri che abitano e lavorano qui, in modo che possano sentirsi davvero parte di questo territorio” spiega Yassine.
Lui, invece, si sente pienamente integrato nella città: “Vivo a Fermignano da più di 20 anni – racconta – mi sono innamorato da subito dell’Italia e sono convinto che abbia molti punti in comune con la mia terra d’origine. In tutto questo tempo devo ammettere di non aver mai subito episodi di intolleranza e sarei ipocrita se dicessi che la nostra è una città razzista. D’altro canto, però, noto che per gli stranieri che vivono qui è difficile sentirsi parte attiva della popolazione. ‘Popoli in festa’ vuole essere un primo passo per realizzare un’integrazione concreta”.
Un altro progetto che l’amministrazione comunale ha in mente per favorire il dialogo tra i popoli è l’istituzione di un tavolo inter-religioso, per approfondire la conoscenza reciproca tra cristiani e musulmani.
Othmane Yassine ha scelto di laurearsi, ma tra gli stranieri che vivono a Fermignano è quasi un caso isolato. La maggior parte dei suoi coetanei figli di immigrati, infatti, lavora in fabbrica: “È molto difficile che un ragazzo straniero decida di frequentare l’università. Non solo per questioni economiche, ma anche perché spesso vedono lo studio come un qualcosa di lontano dalle loro vite, quasi come se finire le scuole superiori o fare l’università non sia nel loro destino”.
Ed è anche sull’istruzione che Yassine, insieme all’amministrazione comunale, vuole puntare. “Vogliamo lavorare nelle scuole e con gli studenti di tutte le età – spiega – l’anno scorso abbiamo istituito un corso di lingua albanese per i bambini con i genitori originari dell’Albania. Per l’anno prossimo, invece, abbiamo in cantiere progetti contro l’abbandono scolastico e un percorso per i bambini delle scuole elementari: porteremo nelle classi Takoua Ben Mohamed, una fumettista italo-tunisina che racconta, attraverso i suoi disegni, la vita delle donne con il velo in Italia”.
Perché l’integrazione, prima che in piazza, si realizza tra i banchi di scuola.