Università, Urbino fuori da classifica Anvur. Prorettore: “Recuperiamo, ma siamo indietro di 20 anni”

L'università di Urbino
di MARTINA MILONE

URBINO – La delusione è tanta, ma l’esclusione dalla classifica dell’Anvur che individua i 180 dipartimenti italiani di eccellenza 2018 -2022 che avranno accesso ai fondi Miur, non è una sorpresa per l’Università degli Studi di Urbino.

“Eravamo già stati esclusi dal precedente elenco di 350 dipartimenti (stilato a maggio 2017, ndr.) che l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca aveva stilato sulla base della qualità della ricerca, con criteri abbastanza arbitrari”, spiega il Prorettore alla ricerca Orazio Cantoni, secondo il quale “stiamo gareggiando in una corsa, ma alcuni sono partiti 20 anni prima”.

A pesare, secondo Cantoni, che è anche direttore del Dipartimento di Scienze Biomolecolari della Carlo Bo, sono stati gli anni in cui l’Università è rimasta libera ed era esclusa dai fondi statali. Solo nel 2012, infatti, si è concluso il processo di statalizzazione iniziato nel 2007.

“Negli anni in cui non abbiamo potuto utilizzare i finanziamenti statali per le strutture – racconta il prorettore – in tutta Italia fiorivano palazzi della ricerca fondamentali in area scientifica. Questo ci ha rallentato”. Il processo di risanamento, però, è partito subito, fin dal primo rettorato dopo quello durato 53 anni di Carlo Bo. Processo che ha bloccato le assunzioni per anni, portando a un corpo docenti esiguo. “Oggi l’Università ha 350 insegnanti, a fronte di 15mila studenti – illustra Cantoni – la metà se non un terzo degli atenei di pari grandezza in Italia (come Parma o Ferrara, ndr)”.

Un numero che non permette, secondo il Prorettore, di dedicare sufficiente tempo alla ricerca, preferendo spostare le energie sull’insegnamento. “Abbiamo messo al primo posto la didattica tanto da arrivare, per molti aspetti, tra i migliori 400 atenei al mondo, secondo la classifica Times Higher Education“, chiosa Cantoni.

Tra i criteri di valutazione c’è anche la produttività nella ricerca dei singoli docenti. “È stato uno dei problemi. Parecchie persone producono poco e molte, circa il 16%, hanno deciso di non presentare le loro pubblicazioni da far valutare all’Anvur, per protesta”, dice il Prorettore.

L’Ateneo, quindi, sta pagando lo scotto degli anni passati, ma Cantoni assicura: “I progressi nella ricerca sono lenti, ma l’impegno e il monitoraggio sono costanti”.

Per sperare di rientrare nella classifica nei prossimi anni l’Ateneo non ha nessun cavallo di battaglia. “Non puntiamo su un singolo dipartimento – spiega Cantoni – Sarebbe come avere cinque figli e pochi soldi, e decidere di farne laureare solo uno”.