di PATRIZIA BALDINO
URBINO – Raffaello e Urbino, un legame indissolubile che non si è mai spezzato nonostante lo scorrere del tempo. Tutto nella città parla di lui. Dai nomi delle vie al Collegio che porta il suo nome. E proprio in questo palazzo si è tenuta, a partire dalle 18:30, la presentazione – organizzata dai gruppi del Partito Democratico di Camera e Senato – della legge nazionale relativa alle celebrazioni per i 500 anni dalla morte del celebre artista nato nella città ducale, che cadranno nel 2020.
Tantissima gente ha assistito all’incontro, a testimonianza di come gli urbinati siano affezionati al loro più famoso concittadino. Un numero che nemmeno gli organizzatori si aspettavano, al punto da lasciare la stanza destinata all’evento, la Sala degli Incisori, per occuparne una più grande. Il nome? Sala Raffaello.
Il provvedimento La legge prevede la nascita di una Commissione composta da 15 membri. La maggior parte dei componenti ancora non si conosce, ma è certo che ne faranno parte Vittorio Sgarbi, assessore alla Rivoluzione e alla Cultura, e il presidente dell’Accademia Raffaello Luigi Bravi. Ai due si aggiunge con certezza Raimondo Orsetti, dirigente della Regione Marche.
La somma a disposizione del Comitato sarà di 1.150.000 euro, da utilizzare per creare un programma culturale che dia risalto e diffusione all’artista, alla sue opere e ai luoghi che ha frequentato e per promuovere progetti turistici e commerciali.
I primi passi “Ho avuto la fortuna di essere un alunno elementare durante due celebrazioni che hanno coinvolto Urbino, una su Raffaello e una dedicata al duca Federico da Montefeltro. Le ricordo con piacere perché, anche se ero solo un bambino, mi fecero capire il significato di custodire il nostro patrimonio”, è stato il commento di Luigi Bravi, che ha garantito l’impegno dell’Accademia Raffaello per far conoscere il grande artista alle generazioni più giovani.
Un impegno recepito anche dalla Galleria Nazionale delle Marche, che da oltre un anno sta lavorando per effettuare scambi e prestiti con gli altri musei, in modo che nel 2020 il pubblico possa ammirare a Palazzo Ducale le opere più conosciute dell’urbinate. “Urbino non è la città del biologico, della musica e della bicicletta. È la città di Raffaello e come tale deve essere ricordata, lui è la nostra bandiera!” ha dichiarato il direttore Peter Aufreiter, che ha anticipato che a ottobre 2019 inizierà la mostra “Raffaello e i suoi amici” che, dopo la tappa marchigiana, approderà al Quirinale.
“La Camera e il Senato hanno preso una decisione molto importante – ha spiegato l’onorevole Alessia Morani – che ci permette di celebrare la cultura e la bellezza. Per noi che viviamo in questa regione, è stata una scelta unanime e quasi naturale. Siamo cresciuti con la musica di Gioacchino Rossini, che abbiamo celebrato l’anno scorso, e con le opere di Raffaello. Il 2020 sarà un anno che ci farà ricordare ancora di più chi siamo e la nostra identità culturale”.
Le fa eco la senatrice Camilla Fabbri, una delle maggiori sostenitrici della legge, che ha sottolineato l’importanza di valorizzare i protagonisti marchigiani della cultura, anche in chiave turistica, soprattutto dopo un’annata non facile per il territorio. “Urbino non è stata colpita direttamente dagli scorsi terremoti che hanno provocato, invece, danni significativi alle altre province marchigiane. Eppure, ha risentito ugualmente del calo di turisti, in controtendenza rispetto al resto delle regioni italiane. Per questo, l’augurio che faccio è che celebrare Raffaello ci restituisca il valore che meritiamo”.
La senatrice ha ribadito, infine, il suo dispiacere per l’astensione in Senato del Movimento 5 stelle durante il voto per l’introduzione della legge: “La politica non può essere divisa sulla cultura, è una delle ricette che può far uscire il Paese dalla crisi”.
La lectio Applausi fragorosi per la lectio magistralis di Antonio Paolucci, critico d’arte ed ex direttore dei Musei Vaticani. Un discorso che ha tenuto in silenzio l’intera platea e che ha trasmesso tutta la passione di Paolucci per l’arte. Il critico ha raccontato la storia di Raffaello con un’intensità che ha emozionato il pubblico. Una narrazione a due voci, perché alle spiegazioni di Paolucci si univano le letture di Giorgio Vasari, architetto del XVI secolo famoso inoltre per aver scritto le biografie dei più grandi artisti vissuti tra il Trecento e il Cinquecento.
“Cosa sarebbe stato di Raffaello senza Urbino? – si è chiesto il critico – Senza la città ducale il giovane favoloso avrebbe conquistato il mondo con la sua arte, sarebbe diventato celebre per la perfezione della sua pittura?”. Un momento poetico, quello in cui Paolucci ha descritto il piccolo Raffaello durante la sua infanzia: “Me lo immagino da ragazzino, che guarda la città dalle Scalette di San Giovanni, accanto all’oratorio. Lo vedo percorrere le stanze del palazzo Ducale, scoprire i pittori del passato e i suoi contemporanei. Lo vedo ammirare la perfezione del paesaggio dai Torricini e dalla magica scacchiera dei tetti di Urbino. Raffaello è stato questo, un artista capace di catturare i colori delle stagioni e i sorrisi dei bambini. Tutto ciò gli è stato dato da Urbino”.
Il critico ha sottolineato due elementi che il grande artista ha appreso durante la sua crescita a Urbino. “Raffaello ha carpito l’ubiquità, l’onnipresenza della bellezza che trovava in ogni angolo della città. E la sua frequentazione con la piccola e raffinata corte dei Montefeltro gli ha permesso, nonostante la breve vita, di diventare un perfetto artista cortigiano, capace di conquistare perfino il papa Giulio II. E di diventare, secondo me, il più grande artista che il mondo abbia mai avuto”.