Comprare un farmaco salva-vita nelle Marche: un percorso a ostacoli che dura tre giorni

di DANIELA LAROCCA

URBINO – Diciotto mesi di scadenza e 77 euro e 90 centesimi di costo. Sono i numeri della Fastjekt, l’adrenalina auto-iniettabile salva vita per chi soffre di gravi patologie allergiche. Un farmaco che in Emilia Romagna, Toscana e Umbria può essere ritirato gratuitamente nelle farmacie ospedaliere presentando il piano terapeutico di uno specialista. Carte che non bastano nella Marche dove è richiesta anche una ricetta rossa di un medico di base regionale, regole che rendono la vita difficile a un turista o un non residente che ha bisogno di questo medicinale. E quando anche io, residente in Basilicata e studentessa a Urbino, ho provato a richiedere una nuova confezione di adrenalina, mi sono ritrovata ingarbugliata in chiamate istituzionali, informazioni sbagliate e farmaci diversi.

Le informazioni.  Venerdì 8 gennaio. Alzo il telefono e chiamo le farmacie ospedaliere per capire come ottenere il farmaco e quali carte bisogna presentare. La risposta: “Piano terapeutico e ricetta rossa del medico”. Non sono convinta e scelgo di richiamare  per chiedere se basta l’impegnativa del mio medico di famiglia: “Se è un dottore marchigiano, certo. Altrimenti no, non è valida. Le ricette extra-regionali non valgono”. A questo punto le opzioni sono due: affrontare più di 500 chilometri e ritornare a casa o trovare un medico marchigiano e farmi prescrivere l’adrenalina.

Urbino.  Sabato 9 gennaio. Decido di non partire. Un medico di Matelica mi fa la ricetta con cui vado nella farmacia ospedaliera di Urbino. Qui mi chiedono il piano terapeutico dell’allergologo e, ovviamente, la ricetta rossa. Ma quando il farmacista legge che sono lucana, sgrana gli occhi e mi domanda se la prescrizione è del mio medico di base. Scuoto la testa. “Ma allora io non posso darle l’adrenalina, mi spiace” è il suo commento. Provo a spiegargli che ho bisogno di portare sempre con me il farmaco, fondamentale in caso di shock anafilattico. Ma nemmeno la documentazione dettagliata del mio specialista di fiducia lo convince. “Deve rifare la visita dell’allergologo – mi consiglia il farmacista – ma stia tranquilla: non c’è bisogno che torni a casa. Può prenotare qui da noi in ospedale”.

La telefonata al Centro unico per le prenotazioni dura pochi minuti: ci vogliono 104 giorni per avere un appuntamento dall’allergologa dell’ambulatorio. Più di tre mesi. Impossibile aspettare tanto. Mi consigliano di rivolgermi a uno specialista privato: il più vicino è a Fano e il costo della visita supera i 300 euro, un prezzo eccessivo per la prescrizione di una ricetta. Soprattutto per uno studente.
Decido, allora, di tornare all’attacco con il farmacista. Che alla fine, forse per la mia insistenza o forse per sfinimento, ne parla con un superiore e sceglie di darmi il farmaco. Scomparso tra gli scaffali, dopo qualche minuto, lo vedo tornare con un’espressione dispiaciuta sul volto e una scatola bianca che non sembra essere affatto l’adrenalina richiesta. “Purtroppo non abbiamo l’auto-iniettabile prescritta, ne abbiamo un’altra. Il dosaggio è minore. Ma serve comunque una nuova ricetta”.

In giro per le Marche.  Urbino-Pesaro. Pesaro-Ancona. Ancona-Fabriano. Fabriano-Camerino. La ricerca per l’adrenalina mi spinge a prendere un autobus, due treni e fare un tragitto di 50 chilometri in macchina. Dopo cinque ore di viaggio, riesco a raggiungere il centro ospedaliero di Camerino, il più vicino al medico che, 72 ore prima, mi aveva prescritto il farmaco. Mi accoglie una dottoressa gentile, che tanto mi fa sperare in un lieto fine, prende le mie carte e si allontana. Niente da fare. Non aspetto nemmeno cinque minuti che la farmacista torna indietro per chiedermi: “Tu non hai il domicilio sanitario nelle Marche, vero?”. Le do una risposta negativa, ma questa volta le spiego subito la mia situazione e l’urgenza di avere l’adrenalina. La sua risposta: “Se non hai un medico di base qui, non c’è nulla da fare”. Ancora una volta si prospetta l’opzione della visita specialistica ambulatoriale ma l’idea di prendere il ‘numeretto’ e aspettare i tempi lunghi delle prenotazioni non mi piace. “In caso di necessità, l’adrenalina può essere acquistata in farmacia – dice l’infermiera, a mo’ di conforto – Certo, costa un po’… ma è l’unica soluzione se non vuoi aspettare”.

Così, sconfitta e stanca, mi avvio verso una farmacia per chiedere dell’adrenalina:  mi rispondono che non ce l’hanno ma che “si può ordinare, tanto arriva nel pomeriggio con il corriere”. Scelgo di fare così. E dopo qualche ora ho l’adrenalina in tasca e 77, 90 euro in meno nel portafogli.

Procedimento sbagliato. Dagli infermieri ai centralinisti degli ospedali: ognuno ha fornito informazioni diverse per il ritiro del farmaco. Tutte sbagliate. Infatti, secondo il Tribunale per il diritto del malato, il pagamento e la confusione burocratica potevano essere evitati: “Chiunque può farsi prescrivere il farmaco salva-vita. Basta presentarsi da un medico marchigiano con la propria tessera sanitaria”.

Altre regioni, assistenza diversa. In Toscana, in Emilia-Romagna e in Umbria le cose funzionano diversamente. Alla domanda “Quali carte bisogna presentare per sostituire l’adrenalina scaduta?”, l’ospedale Infermi di Rimini, il San Giovanni Battista di Foligno e il San Donato di Arezzo rispondono allo stesso modo: nessuna ricetta rossa, basta il piano terapeutico dell’allergologo.