di MATTEO MARIA MUNNO e STEFANO GALEOTTI
URBINO – La prefettura di Pesaro e Urbino ha pubblicato i fac-simile delle schede elettorali per le prossime elezioni del 4 marzo. Le schede che riceverà l’elettore sono due, una per la Camera e una per il Senato, e sono composte nello stesso modo.
Sul foglio sono presenti dei rettangoli, ognuno appartenente a una lista o a una coalizione. Nella parte superiore è stampato il nome del candidato uninominale supportato dal partito o dalla coalizione corrispondente. Nella parte inferiore invece sono presenti il simbolo della lista o, in caso di coalizione, i simboli delle liste che ne fanno parte, affiancati dai nomi dei candidati per il collegio plurinominale.
Fac-simile della scheda elettorale per la Camera nel collegio di Pesaro e Urbino (cliccare per zoomare)
Il collegio uninominale, dove gli urbinati voteranno per un solo candidato alla Camera, copre i territori di Pesaro e Urbino mentre quello per il Senato comprende anche Fano e Senigallia. Il collegio plurinominale per la Camera in cui è compreso Urbino è il “Marche Nord”, arriva fino alla provincia di Ancona. Il collegio plurinominale per il Senato comprende tutto il territorio regionale.
Fac-simile della scheda elettorale per il Senato della Repubblica (cliccare per zoomare)
Come si vota
L’elettore può seguire due criteri: il voto per un candidato o il voto per un partito. Si può scegliere di votare per un singolo partito o per un partito membro di una coalizione apponendo un segno sul simbolo. In questo caso il voto verrà trasferito al candidato uninominale corrispondente.
Un’altra possibilità è quella di votare per un singolo candidato uninominale indicato nella parte superiore rispetto ai simboli dei partiti. In questo modo gli elettori sceglieranno anche il partito che sostiene il candidato ma se un candidato è invece sostenuto da una coalizione, il caso è diverso. La legge prevede che tutti i voti dati al candidato uninominale vengano redistribuiti tra i partiti che lo sostengono in maniera proporzionale ai voti ricevuti in quel collegio.
È valido anche il voto espresso tracciando due segni, uno sul nome di un candidato uninominale e l’altro su una lista che sostiene quel candidato.
Nel Rosatellum non è contemplato il voto disgiunto: non sarà quindi possibile votare per un partito e per un candidato di un’altra coalizione, pena l’annullamento del voto.
È da considerarsi valido anche il voto espresso tracciando un segno sul simbolo di una lista e un altro sulla lista dei candidati plurinominali della stessa lista. La legge elettorale infatti prevede che “se l’elettore traccia un segno sul contrassegno e un altro segno sulla lista di candidati nel collegio plurinominale, il voto è comunque valido a favore della lista e ai fini dell’elezione del candidato nel collegio uninominale”.
Questa possibilità porta però ad un caso limite. La legge infatti parla solo di “un segno sulla lista di candidati” e non sul singolo nome, dato che il Rosatellum non prevede il voto di preferenza. Anche se l’intenzione dell’elettore di votare per quella lista sarebbe chiara, i voti espressi con un segno su uno specifico candidato plurinominale potrebbero essere contestati perché potrebbero rappresentare un modo per rendere identificabile il voto.
Vista l’assoluta inutilità di un segno apposto sul nome di un candidato della lista proporzionale, il consiglio agli elettori che scelgono di votare solo per una lista è quello di limitarsi a un segno sul simbolo, per evitare un possibile annullamento.
La legge elettorale
Le elezioni del 4 marzo segnano il debutto della nuova legge elettorale, il Rosatellum. Il sistema su cui si basa l’assegnazione dei seggi è misto sia alla Camera che al Senato. 232 deputati e 116 senatori – un terzo – sarà assegnato seguendo il criterio maggioritario, in cui solo il più votato sarà eletto. Il resto dei seggi sarà assegnato secondo il sistema proporzionale.
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Il sistema proporzionale del Rosatellum contempla un doppio sbarramento, cioè la soglia minima di voti per concorrere all’assegnazione dei seggi. Per le liste è fissata al 3%, e per le coalizioni al 10%. Per queste ultime c’è un vincolo ulteriore: uno dei partiti componenti deve raggiungere il 3%. L’unica eccezione è rappresentata dalle liste per le minoranze linguistiche, che nella regione di riferimento avranno una soglia del 20%.