di YURI ROSATI
URBINO – Una ventina di bambini corrono e giocano tra loro in un grande prato. Qualcuno si rotola nell’erba, altri raccolgono sassi e legnetti per costruire una capanna. Uno sale su una pianta e guarda l’orizzonte, come un pirata sull’albero maestro di un vascello. Nelle campagne di Urbino, sul Monte delle Cesane, c’è un posto in cui scene come questa si ripetono tutti i giorni. Un posto popolato da una tribù di bambini che d’estate corrono a piedi nudi e d’inverno indossano minuscole galosce colorate e k-way fluorescenti. Il più piccolo di loro ha qualche mese, il più grande non ha ancora sei anni. Sono i bambini che partecipano al progetto “Maestra Natura”, un’iniziativa avviata a settembre 2017 per volere di quattro amici: Nicoletta Santini, Serena Panti, Sandro Zanchetti e Marco Santini. Gli stessi che, l’anno precedente, hanno fondato l’associazione “Albero Maestro” con lo scopo di riavvicinare i più piccoli alla natura. Diversamente dai coetanei, che passano le giornate a giocare e a socializzare nello spazio delimitato dalle quattro mura dell’asilo o della scuola materna, i bambini di “Maestra Natura” crescono e imparano stando continuamente all’aria aperta, a contatto con l’ambiente esterno.
BELLI, SPORCHI E FELICI – ATTENZIONE: BAMBINI IN LIBERTÀ
NATI CON IL TERREMOTO – IL MAESTRO DEL POPOLO – NON CHIAMATELO ASILO
LA SCELTA DI MARICA: QUANDO NATURA FA RIMA CON FELICITÀ
LUCILLA, UNA MAMMA CONTRARIA – PARADISO ‘NO VAX’?
SOGNANDO UNA PRIMARIA IN NATURA – ENZA E LUIGINA, LA NATURA ENTRA IN UNA SCUOLA TRADIZIONALE
IL PARERE DELL’ESPERTA
Belli, sporchi e felici
Anche i giochi sono diversi rispetto a quelli a cui sono abituati i bambini delle scuole “tradizionali”. Qui non c’è niente di preconfezionato, ma è tutto da costruire. La materia prima non manca: bastoni, corde, rami, fango e soprattutto la fantasia. Grazie alla quale un pezzo di legno può trasformarsi in un cavallo e un filo d’erba in uno strumento musicale. “Uno degli obiettivi di questo posto – spiega Marco Santini, educatore e socio fondatore – è proprio quello di solleticare la fantasia dei bambini, di invogliarli alla scoperta e provocare in loro stupore. E nessun videogioco è più stupefacente della vita che puoi trovare sollevando un sasso o di una lepre che ti attraversa la strada nel bosco”.
L’ispirazione per molte attività arriva dagli agenti atmosferici: ci si può avventurare nella nebbia, oppure cercare la rugiada sulle foglie e sui prati. Ma anche i salti nelle pozzanghere e le battaglie a palle di neve hanno grande successo. “I bimbi si sporcano ma sono sempre felici – dice la maestra Nicoletta Santini, sorella di Marco e colonna portante del progetto – ogni volta che rientriamo alla base li asciughiamo e, se c’è bisogno, li cambiamo. Ma di sicuro i genitori devono essere pronti ad avere montagne di panni sporchi da lavare”.
La giornata non è organizzata secondo schemi ripetitivi e la routine quasi non esiste. Ci sono pur sempre delle attività fondamentali a cui non si può rinunciare: è il caso della visita quotidiana all’orto e al pollaio. Nel primo i bambini coltivano frutta e verdura di stagione imparano a conoscere il ciclo delle piante, il loro nome e la loro forma. Ma soprattutto il loro sapore visto che poi i frutti dell’orto finiscono nei piatti all’ora della merenda. Nel pollaio, invece, i piccoli ospiti di “Maestra Natura” accudiscono tre galline e le fanno razzolare per il prato: tutti i giorni, al mattino, aprono il recinto e lasciano liberi gli animali lì attorno.
Molti poi le prendono in braccio per accarezzarle, altri giocano a rincorrerle, qualcuno le osserva mentre scavano nella terra alla ricerca di vermetti e insetti. I più audaci approfittano della loro assenza per entrare nel pollaio e cercare con le mani tra la paglia per vedere se, nella notte, hanno deposto qualche uovo. Le galline non sono gli unici animali che condividono la giornata con i bambini. A giocare con loro c’è anche Folò: un micio di neanche un anno che sta crescendo di pari passo con i piccoli da cui è stato adottato. “Mi piacerebbe molto portare qui in villeggiatura anche gli asinelli che ho a casa mia – dice Nicoletta – magari più avanti potremmo costruire un rifugio dove ospitarli di tanto in tanto”.
Altro momento fondamentale è quello del cerchio: un breve riunione durante il quale i bambini, seduti uno accanto all’altro a formare un anello, parlano delle proprie emozioni, sulla base delle attività svolte durante il giorno o in relazione alle loro esperienze personali. “I bimbi – prosegue l’educatrice – spiegano perché quel giorno sono felici o tristi, valutano le attività svolte nei giorni precedenti e ne propongono di nuove. È un momento di condivisione molto importante che li aiuta a conoscere sé stessi e gli altri, oltre a insegnare loro ad ascoltare”.
Attenzione: bambini in libertà
Nei due ettari di terreno dell’associazione “Albero Maestro” i bambini sono liberi di organizzare i giochi che desiderano. A patto di rispettare poche semplici regole: vietato allontanarsi dallo sguardo delle maestre e toccare gli animali o le piante che non si conoscono; proibito fare del male agli altri e danneggiare la natura; avere massimo rispetto di tutto quello che si ha intorno.
Per il resto, largo alla costruzione di castelli con le balle di fieno, con i sassi e con i mattoni. Ma anche di scivoli, passaggi e percorsi a ostacoli con gli pneumatici usati. I “piccoli ingegneri” costruiscono tutto da soli, gli educatori li aiutano con i pesi e insegnano loro le tecniche dei nodi, ma le idee sono dei bambini.
“L’attività che preferiscono in assoluto – dice Nicoletta – sono le passeggiate, meglio se nel bosco. Si capisce perché spesso sono loro a insistere per farle. Ma lo si riconosce anche dalla serenità con cui tornano dalle escursioni: sono carichi di energie positive, ricchi di tante emozioni e hanno le tasche piene dei tesori che hanno raccolto nel bosco”.
Le attività che si fanno all’interno di “Maestra Natura” non sono mai imposte, ma nascono sempre da proposte degli educatori e, molte volte, dei bambini stessi. Partecipare non è obbligatorio, sta ai piccoli decidere in completa autonomia. Questo perché “ogni bambino – spiega la maestra – è un caso a sé stante, con necessità specifiche che non dipendono per forza dalla sua età. Anche per questo motivo il progetto garantisce un rapporto di un educatore ogni otto bambini, mentre in un contesto scolastico istituzionale si arriva anche a uno a 25”.
C’è anche un’altra ragione per cui è importante mantenere alto il rapporto maestri-bambini. Si tratta dei pericoli che i piccoli possono correre stando sempre all’esterno. Arrampicandosi sugli alberi, per esempio. Su questo le maestre e l’associazione sono chiare: “Le famiglie devono avere la consapevolezza e accettare il fatto che ci siano dei rischi: il bambino può procurarsi qualche escoriazione, può farsi male”. “Per noi il rischio non è un pericolo, ma uno stimolo – dice Nicoletta – è una componente educativa importante all’interno dello sviluppo del bambino e noi educatori dobbiamo sostenerlo e non limitarlo”.
Nati con il terremoto
All’origine di questa avventura ci sono quattro amici uniti dall’amore per la vita all’aria aperta e dalla passione per l’insegnamento. Tra loro c’è chi fa il geologo, come Sandro Zanchetti, e chi, come Marco “Billy” Santini, fa l’educatore ambientale e dà una mano perché non sopporta l’idea “che i bambini crescano in un ambiente senza stimoli”. Poi ci sono le maestre: Serena Panti e Nicoletta Santini, sorella di Billy. “Noi siamo le braccia e loro la mente”, scherzano Sandro e Marco mentre aiutano i bambini a segare dei rami per costruire un rifugio.
L’avvio del loro progetto coincide, tra l’altro, con un evento naturale che in altre zone delle Marche ha avuto un impatto drammatico: la sera dell’inaugurazione dell’associazione un boato scuote la terra e fa ballare i lampadari. “Era il terremoto del 26 ottobre 2016 – racconta Nicoletta – un evento che, per la distruzione che ha causato, potevamo prendere come un presagio negativo. Invece, abbiamo voluto interpretarlo come un messaggio della natura, un invito ad avvicinarci di più ad essa”.
L’associazione organizza escursioni per le famiglie ogni 15 giorni, mette a disposizione i propri spazi per festeggiare compleanni in natura, programma campi invernali e campi estivi. Nel giro di pochi mesi i bambini iscritti sono un centinaio. “Non ci aspettavamo un successo del genere già dalla prima uscita – ammette Billy – quel giorno ci siamo trovati davanti 35 bambini, non ci potevamo credere. Ci siamo guardati e ci siamo detti: ‘E adesso, ci riusciremo?'”. La risposta sta nei numeri: a un anno dalla fondazione i soci sono 220, il 90% dei quali bambini.
Nella mente dei quattro soci inizia a frullare l’idea di rendere continuative le attività all’aperto. Il 12 gennaio 2017 partecipano alla fondazione del Comitato promotore dell’educazione in natura insieme ad altre 35 realtà italiane di outdoor education. Con loro decidono di organizzare un meeting ogni tre mesi e stendono il Libro verde, un vademecum che stabilisce obiettivi e regole comuni nel rispetto delle linee guida del ministero dell’Istruzione. Poi arriva una sorpresa inaspettata: “Quel giorno – ricorda Nicoletta – parlando con gli altri ci siamo resi conto di essere i primi in Italia per numero di iscritti. Il sogno di creare un progetto educativo permanente è diventato sempre più concreto”.
Il maestro del popolo
Così inizia a delinearsi il progetto “Maestra Natura”, che vede la luce nel settembre 2017. A fare da apripista 17 bambini dai 12 mesi ai 5 anni. Il modello pedagogico è quello dell’asilo nel bosco, realtà di educazione in natura nata negli anni ’50 in Danimarca, allargatasi in seguito nel Nord Europa e approdata in Italia nell’ultimo decennio grazie all’intuizione del maestro ostiense Paolo Mai, vero e proprio punto di riferimento per tutto il movimento.
È lui infatti che coordina tutte le realtà di educazione in natura che stanno spuntando come funghi dalle Alpi alla Sicilia. Solo nell’ultimo anno sono praticamente raddoppiate passando dalle 35 che hanno fondato il Comitato a più di 60 a fine 2017. “Questo – dice il maestro – perché sempre più persone si accorgono che i bambini di oggi trascorrono troppo poco tempo all’aperto e sono negati loro alcuni bisogni fondamentali come quello di fare movimento e quello di avere un giusto spazio per la loro crescita. Anche dal punto di vista scientifico risulta una correlazione tra questo deficit di natura e patologie come l’iperattività e i disturbi dell’apprendimento”.
Nicoletta lo definisce “maestro di scuola e di vita”. Ha 43 anni e da quattro gestisce la scuola dell’infanzia e la primaria nel bosco di Ostia Antica insieme alla sua compagna, Giordana Ronci, e a un gruppo di “maestri, artisti e contadini”. La sua ricetta per la felicità dei bambini è semplice: educazione emozionale, rapporto con il territorio e lavoro con le famiglie. Ma soprattutto natura. Tanta. Onnipresente. “Perché – dice Mai – un bambino che per aula ha un bosco intero è un bambino felice. E un bambino felice apprende di più e cresce meglio”.
Nella sua scuola di Ostia non tutti pagano la retta. “Ci consideriamo a tutti gli effetti una scuola pubblica – spiega – nel senso etimologico della parola: del popolo e per il popolo. Per questo da noi c’è chi dà un contributo economico, chi baratta, chi non paga”. Dell’educazione istituzionalizzata gli piace poco o niente. Salva però le maestre e i maestri “perché riescono a navigare nonostante le acque siano burrascose”.
Non chiamatelo asilo
Le attività e la filosofia di “Maestra Natura” sono ispirate in maniera evidente dall’esempio dell’asilo di Ostia: “Stiamo all’aperto tutto l’anno – spiega Nicoletta – con qualsiasi condizione atmosferica, che sia pioggia, neve, nebbia o altro. Abbiamo una sede al coperto che usiamo solo come deposito e in caso di emergenza. Durante la giornata non c’è un programma strutturato: tutte le attività che facciamo nascono dalle proposte degli educatori o, spesso e volentieri, da proposte dei bambini”.
Attenzione però a inserire l’esperienza urbinate nello stesso cassetto degli asili nel bosco. “Il nostro non è un asilo – continua la maestra – ma un progetto permanente di educazione all’aperto che nasce da una specifica richiesta delle famiglie”. Quello che cambia è il soggetto che beneficia del servizio: in un asilo il destinatario è il bambino, mentre il progetto delle Cesane è un servizio dei genitori ai genitori. Che perciò devono condividere i principi dell’associazione, partecipare alle assemblee mensili e stare alle regole fissate dallo statuto e dal “patto con le famiglie”, le due carte fondamentali che i genitori sottoscrivono al momento dell’iscrizione ad “Albero Maestro”.
All’interno della prima sono stabiliti i principi fondativi dell’associazione, come la promozione dell’attività all’aria aperta, e i diritti e i doveri dei soci. La seconda carta riguarda nello specifico gli iscritti al progetto pedagogico e contiene le informazioni fondamentali sulle attività di “Maestra Natura”, sull’equipaggiamento dei bambini e sui costi del servizio.
A proposito di quest’ultimo punto Serena e Nicoletta hanno messo in pratica un sistema ingegnoso per incentivare la partecipazione dei genitori e per farli risparmiare un po’ sulla retta. Si tratta della banca del tempo. “Le famiglie che aderiscono – spiegano le maestre – offrono tempo e competenze tecniche: possono occuparsi delle pulizie, della cura del giardino, della manutenzione della sede. In cambio di cento ore del loro tempo hanno 400 euro di sconto sulla retta annuale, ma soprattutto hanno la possibilità di prendersi cura dei luoghi dove i figli passeranno le loro giornate”.
La scelta di Marica: quando natura fa rima con felicità
Che collaborino o meno con l’attività dell’associazione, i genitori che portano i bambini da Nicoletta e Serena sono entusiasti dell’opportunità offerta dal progetto. “Mia figlia ha 22 mesi – spiega Marica Lampugnani, mamma di Laurel Astrid – l’ho iscritta perché sono convinta che il contatto con la natura la terrà lontana dal malessere e dalla nevrosi che soffocano l’uomo contemporaneo. Purtroppo i suoi fratelli, uno di 11 e l’altro di 8 anni, non hanno avuto la stessa fortuna perché quando erano piccoli l’associazione di Nicoletta ancora non esisteva”.
Marica ha 39 anni e vive con la famiglia a Canavaccio. Fa l’operatrice olistica, si occupa di ayurvedica e counseling. Quando parla dell’educazione dei suoi figli ha le idee molto chiare: “Penso che i bambini debbano essere lasciati il più possibile in libertà – dice – l’educazione standard è opprimente e si preoccupa troppo del futuro perdendo di vista il qui e ora”. È grazie a questa libertà che, secondo lei, i bambini sviluppano la propria personalità e imparano a cavarsela da soli in situazioni che, se affrontate da piccoli sono inezie, se incontrate nel futuro diventano montagne insormontabili. “I risultati li vedo tutti i giorni – continua – perché Laurel Astrid ha maturato un’autonomia incredibile per la sua età: è addirittura in grado di vestirsi senza bisogno di aiuto”.
Marica sostiene di non avere niente da dire a chi è scettico e non educherebbe mai i figli con il metodo proposto a “Maestra Natura”. All’inizio però qualche dubbio ce l’aveva pure lei: “Mi preoccupava il freddo – racconta – mi chiedevo come avrebbero fatto a passare intere giornate all’aperto con temperature sotto lo zero”. Poi Nicoletta e Serena le hanno mostrato le tute finlandesi che riparano i bimbi dal freddo e si è tranquillizzata: “Sono portentose”, dice ridendo.
Ma torna subito seria quando parla delle cose che la preoccupano adesso. “Mi spaventa il momento in cui mia figlia dovrà entrare nel calderone della scuola istituzionale – dice – temo che, dopo l’esperienza all’aria aperta, lo spazio dell’aula non le basterà e che possa faticare ad adattarsi a questo nuovo mondo. Allo stesso tempo però sono fiduciosa: Laurel Astrid è ancora piccola e nel tempo che la separa dalle elementari c’è la speranza che ‘Albero Maestro’ attivi una scuola primaria in natura”.
Lucilla, una mamma contro: “Una bella offerta per Urbino. Ma preferisco la scuola tradizionale”
Non tutte le mamme di Urbino condividono i principi di “Albero Maestro”. Lucilla Fabi, avvocato di 42 anni, si trova su posizioni diametralmente opposte rispetto a quelle di Marica. Anche lei ha una bambina piccola, Viola, di quattro anni e mezzo. Per lei ha fatto una scelta più tradizionale e l’ha iscritta alla scuola materna “Muzio Oddi”, a pochi passi dal centro storico. “Non ho nulla contro il progetto delle Cesane – premette – anzi credo che a Urbino ci fosse bisogno di un’offerta privata che diversificasse il panorama dell’educazione prescolastica e sono contenta che sia arrivata da una persona in gamba come Nicoletta”.
Niente di personale quindi, ma una scelta dettata da diversi fattori. “Ho preferito questa scuola – spiega Lucilla – perché dà ai bambini la possibilità di fare attività preparatorie alla scuola elementare e perché propone un’attività quotidiana ben strutturata. Per questo sono sicura che mia figlia farà meno fatica ad abituarsi all’ambiente scolastico rispetto a un coetaneo cresciuto in natura che, in un attimo, sarà catapultato dal regno dei balocchi ai banchi della primaria”.
Lucilla non è convinta neanche dal fatto di praticare attività all’aperto per tutta la giornata. “Mi piace che i bambini giochino fuori – dice – e non mi importa se mia figlia si sporca, ma mi sembra esagerato lasciarceli per tutto quel tempo. Con il freddo e la pioggia non si scherza”. A questo si aggiungono poi delle questioni di principio a cui la mamma dice di non poter rinunciare: “Sono convintamente a favore dei vaccini e preferisco che mia figlia si trovi in un ambiente dove tutti, sia i bambini sia i maestri, sono vaccinati. Questo è possibile soltanto in una scuola dove vige l’obbligo vaccinale, mentre non avviene in un’associazione privata”.
Paradiso ‘no vax’?
Tra un asilo e un’associazione ci sono, in effetti, differenze sostanziali anche su un tema delicato e attuale come quello delle vaccinazioni. Nicoletta fa capire di non essere d’accordo con la legge 119 del 2017 che le rende obbligatorie nelle scuole dell’infanzia, ma tutto sommato la cosa non riguarda “Albero Maestro”. “Infatti – dice – il provvedimento parla di istituzioni scolastiche, non di associazioni. Chiedere il certificato delle vaccinazioni a chi viene da noi sarebbe come chiederlo a chi iscrive i figli in piscina: totalmente insensato”.
Il tema dei vaccini è comune quando si parla di educazione in natura. Molti degli asili nel bosco sparsi per l’Italia sono considerati dei ‘rifugi’ dai genitori ‘no vax’. La maggior parte dei maestri, però, tiene a sottolineare che la pedagogia nel bosco andrebbe scelta non tanto perché le associazioni che la sostengono non richiedono certificati di vaccinazione, ma in quanto percorso alternativo soprattutto in ambito educativo.
“Non ho certezze sull’argomento – dice Paolo Mai – i miei figli non sono vaccinati, ma non sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Nella mia esperienza quotidiana di maestro noto però la differenza lampante tra chi è vaccinato e chi non lo è: i primi, abituati a un ‘aiuto’ esterno, tendono a essere meno reattivi e si ammalano di più. Gli altri hanno un sistema immunitario attivo, un corpo che sa rispondere”.
Sognando una primaria in natura
I vaccini, il freddo, le attività ‘spericolate’ sono i punti che più preoccupano i genitori che non aderiscono al progetto. Per le maestre di “Albero Maestro” l’unica soluzione per conquistare anche i più scettici è farsi conoscere. “Ci piacerebbe molto riuscire a far nascere delle collaborazioni con gli altri enti – dice Nicoletta – offrire i nostri spazi per delle visite scolastiche o far partire dei laboratori continuativi. Ci sono scuole che purtroppo non hanno gli spazi adeguati per far vivere almeno qualche ora i bambini all’esterno”.
Per questo, dopo aver fatto partire un progetto pedagogico permanente, Serena e Nicoletta hanno alzato l’asticella dei loro desideri. “Il nostro sogno – ammettono – è di attivare una scuola primaria in natura. Da un lato per dare una continuità a chi è partito con l’educazione prescolastica all’aperto, dall’altro per proporre un’offerta alternativa alle scuole ‘standard’. Il nostro obiettivo è dare la possibilità ai bambini di vivere la loro crescita e il loro apprendimento nella fase dell’alfabetizzazione in maniera diversa, attraverso la ricerca personale, l’esplorazione naturale”.
Enza e Luigina, la natura entra in una scuola ‘tradizionale’
Con l’iniziativa di Nicoletta Santini e Serena Panti devono fare i conti anche le altre maestre di Urbino. Quelle degli asili e delle materne tradizionali. In realtà, anche in queste strutture c’è molta sperimentazione e desiderio di rinnovamento.
Alla “Villa del popolo”, storica scuola materna pubblica di Urbino che ha sede in una villa circondata da un grande parco, i bambini giocano da sempre a contatto con la natura. Da alcuni anni le insegnanti stanno sperimentando un approccio molto legato ai principi educativi delle scuole nel bosco. “A noi piace dire – aggiunge la maestra Enza Galluzzo – che è anche legato alla pedagogia sperimentale italiana degli anni Settanta. Una visione che insisteva sulla necessità di mettere al centro i bambini”. Proprio per questo i piccoli ospiti della “Villa” sono incoraggiati a parlare delle loro emozioni, “che non sono cose da tenere fuori dalla porta della classe”, a discutere delle attività e a proporre soluzioni ai problemi che si presentano quotidianamente al gruppo.
“La scuola italiana ha bisogno di rinnovarsi – continua la maestra – di trovare nuove vie e progetti didattici per approcciare dei bambini che non sono gli stessi di qualche anno fa, ma sono molto più fragili. Questo è il lato positivo delle scuole nel bosco in Italia: incoraggiano le scuole pubbliche a confrontarsi con delle metodologie che rendono i bambini protagonisti del loro apprendimento e obbligano i maestri a mettersi continuamente in gioco”.
“Abbiamo difficoltà a fare determinate attività che in una scuola nel bosco si fanno più liberamente – spiega Luigina Roselli, anche lei maestra della “Villa” – perché nel pubblico ci sono molti più ostacoli burocratici”. Allo stesso tempo però le due maestre sostengono che sia innegabile il fatto che la scuola pubblica garantisce un livello di competenza difficilmente raggiungibile nel privato, “senza contare – conclude Enza – che l’educazione pubblica è per sua natura inclusiva, mentre spesso le istituzioni private sono sinonimo di élite ed esclusività”.
“La natura come dimensione da recuperare”. Il parere dell’esperta
L’idea di un’educazione naturalistica si deve già a Jean-Jacques Rousseau nel Settecento. Tuttavia, secondo Berta Martini, professoressa di pedagogia all’Università di Urbino, è molto interessante che oggi si senta l’esigenza di tornare alla dimensione di un’educazione in natura. “Questo – spiega la Martini – perché nel tempo la scuola ha progressivamente strutturato il proprio intervento e lo ha quindi anche formalizzato. Ciò è andato a vantaggio di una democratizzazione dell’istruzione, che si è preoccupata di dare a ciascun bambino una scuola dell’infanzia e un servizio nido, ma ha messo ai margini la dimensione naturale”. Per recuperare questo aspetto la docente suggerisce di non ripristinare ciò che fa parte del passato ma di attualizzarlo, “alla luce di una scuola che oggi è più attrezzata e può dare valore anche a questo tipo di esigenza”.
Questo servizio è un Progetto di fine corso per il biennio 2016-2018 dell’Istituto per la Formazione al giornalismo di Urbino (IFG), pubblicato il 28 marzo 2018