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Antonia, Natasha e soci: i pendolari del mare

"La sveglia? Alle sei meno un quarto. Perché ormai mi sono abituata a fare tutto in fretta. Anni fa mi svegliavo ancora prima. Prendo il traghetto alle sei e trentacinque. Qualche volta, se proprio non ce la faccio, mi alzo un po' più tardi e prendo l'aliscafo delle sette e un quarto. Ma rischio sempre di fare tardi". Antonia è un'impiegata, come tante. Ma la distanza fra casa sua e il luogo di lavoro non si misura in chilometri, bensì in miglia marine. Da quasi vent'anni Antonia è una "pendolare del mare".

Una di quelle (tante) persone che, ogni mattina, parte da Ischia o Procida (assai più raramente da Capri, più lontana dalla costa e meno affetta da "pendolarismo" rispetto alle altre) per raggiungere Napoli e fa ritorno, la sera stessa, esaurito l'orario di lavoro, a casa. Quante con esattezza, o anche con approssimazione? Impossibile saperlo. Per la dirigenza della Snav (una delle principali compagnie private) le statistiche sul traffico passeggeri sono poco meno di un segreto di stato, con quelli della Caremar è un'impresa anche solo arrivare a parlare.

"È una vita stressante - dice Antonia - anche perché ogni mattina tocca scrutare il cielo e il mare, sperando che le condizioni siano accettabili". Già, e se invece non lo sono? "Si parte con il traghetto, quelli non si fermano quasi mai. Agli aliscafi, invece, capita spesso. È capitato eccome, comunque, di restare totalmente isolati. In quel caso? Si fa festa al lavoro. Non ci sono alternative". Capita anche che si faccia il percorso inverso. Qualche anno fa, nelle isole, gli insegnanti erano merce rarissima. Capitava spesso che, per i primi incarichi, giovani professori e maestri fossero spediti dalla città alle scuole di Casamicciola o Forio d'Ischia.

Impiegati, insegnanti, studenti. Un popolo vario affolla le imbarcazioni del primo mattino. Anche per un corso di informatica può succedere di doversi spostare quotidianamente. Alla faccia della tecnologia che fa cadere tutte le barriere. È successo a Natasha, ventiduenne di Ischia. "Per mesi ho fatto avanti e indietro. Le condizioni dei traghetti? Disastrose. Un po' meglio gli aliscafi, ma ci sono cose che proprio non mi vanno giù". Per esempio? "I prezzi del bar. Tre euro e mezzo per una lattina di tè freddo! Per non parlare degli orari. Barbari. Dei traghetti in particolare. Ce n'è uno alle 6 e 35, poi un buco di due ore, il secondo alle 8 e 35 e poi il successivo è alle 9 e 10. Che criterio è?".

Questo, però, non dovrebbe essere più un problema. Dal primo maggio non più solo la compagnia pubblica Caremar, ma anche le sei compagnie private che collegano isole e terraferma, garantiscono "prestazioni minime". Che sta a significare almeno 92 corse nei mesi invernali e almeno 132 nei mesi estivi, con un aumento medio del 30% giornaliero dei collegamenti fra Napoli, Ischia, Capri e Sorrento.

 

(maggio 2002)