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I
Quartieri, un ghetto tra Edoardo e Viviani
“I
Quartieri sono un ghetto, una prigione volontaria. Noi vogliamo
che i ragazzi ne escano fuori, che conoscano la loro città e se
ne riapproprino. In modo da imparare a essere cittadini completi,
che sanno confrontarsi serenamente con tutti. Se sapranno essere
cittadini di Napoli, forse un giorno sapranno esserlo del mondo”.
Non hanno dubbi gli operatori dell’Associazione Quartieri Spagnoli
(Aqs), da oltre 15 anni impegnati nell’intricato dedalo di vicoli
e viuzze che, dalla storica e prestigiosa via Toledo, s’inerpicano
fin quasi ai piedi di Castel Sant’Elmo e della certosa di San Martino,
simboli più noti e visibili della parte alta della città.
I Quartieri
Spagnoli, una delle zone più note del centro storico partenopeo,
sono caratterizzati da un particolare radicamento di attività irregolari
e precarie, e dalla presenza di alcune organizzazioni criminali.
Anche se esiste un notevole numero di famiglie appartenenti al ceto
medio e alla borghesia impiegatizia e dei servizi, il grosso della
popolazione è costituito da famiglie che all’Aqs definiscono “eduardiane”
e “vivianiane”. “Le prime - spiegano i responsabili dell’associazione
- sono di estrazione popolare, ma vivono di lavoro, anche se investono
poco nell’istruzione dei figli e in alcuni casi sono collegate a
famiglie in condizioni più precarie. I ‘vivianiani’, invece, rappresentano
il vero sottoproletariato marginale, che vive molto per strada e
grazie alla strada. Questi ultimi sono molto più visibili e caratterizzano
i Quartieri”.
Nell’area
esiste una diffusa illegalità, frutto marcio dell’ignoranza e della
povertà dilagante. Una realtà dura, che penalizza soprattutto i
bambini e gli adolescenti, costretti a crescere spesso privi di
cure e attenzioni, in un clima di sopraffazione e frequenti abusi.
Per questo, nel 1986, è nata l’Associazione Quartieri Spagnoli,
creata da un gruppo di amici che, dopo aver condiviso per anni la
vita della gente della zona, decise di dare a quest’esperienza un
valore importante. All’inizio l’obiettivo dell’Aqs, attualmente
presieduta da Anna Stanco, era condividere gioie - e soprattutto
dolori - di alcuni abitanti in situazione di particolare disagio:
prostitute, “femminielli”, madri indigenti.
Col
tempo l’associazione si è data una struttura più solida, cominciando
a occuparsi dei ragazzi dei Quartieri. “L’idea - spiegano - era
di offrire un luogo ‘altro’ rispetto alla strada, dove poter giocare,
un luogo che i bambini e i ragazzi sentissero proprio”: Così nasce
il doposcuola, seguito dalla ludoteca, dai laboratori (di fotografia,
ceramica, circo), dalle attività sportive (calcetto, pallavolo,
basket, ginnastica). Poi l’idea del “Parco del lavoro”, un posto
pensato per chi, dopo la scuola dell’obbligo, volesse frequentare,
assieme ad altri coetanei, corsi di formazione professionale gestiti
da un gruppo di educatori, e altri progetti di assistenza sociale,
lavorativa ed educativa che si stanno moltiplicando negli ultimi
anni. Un sasso piccolo - ma importantissimo - per smuovere l’acqua
stagnante dei Quartieri.
(maggio 2002)
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