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Inseguendo
Londra e Parigi. Sui binari
Novanta
chilometri di binari, cento stazioni, settecentomila passeggeri
al giorno. E un rapporto di chilometri di strade ferrate per abitante
superiore a realtà come Parigi e Londra. Un panorama del trasporto
su ferro da grande città europea. Da una metropoli che, scaricandosi
da dosso decenni di incuria e di malgoverno, vuole offrire una degna
alternativa alle auto e allo smog. Magari per restringere (senza
più alibi per nessuno) gli spazi per il traffico privato, principale
fonte di inquinamento cittadino.
Stiamo
parlando della Napoli del 2011. Almeno per come è stata disegnata
nel Piano comunale dei trasporti. Nel secondo decennio del 2000
la "capitale del Mezzogiorno" potrebbe, secondo le previsioni, far
salire la quota del trasporto pubblico (bus più ferro) al 53 per
cento del totale (contro il 33 per cento di questi anni), con punte
del 71 per cento per la mobilità interna e quella di ingresso in
città. Fattori responsabili, questi ultimi, dei principali problemi
di congestione del traffico.
E se
la storica Underground londinese, il classico Metrò parigino e la
nuova, avveniristica metropolitana berlinese sono tra i fiori all'occhiello
delle grandi capitali dell'Europa centro-settentrionale, Napoli
vuole porsi anche in questo settore come punto di riferimento per
la crescita civile e sociale dell'area del Mediterraneo. Punto focale
del nuovo sistema di trasporto su ferro sarà, ovviamente, la linea
1, che proprio a piazza Cavour (con la fermata Museo) vede uno dei
punti di interscambio con la storica metropolitana Fs (linea 2).
Un
anello che, congiungerà, tra l'altro, nodi importanti come la stazione
centrale e l'aeroporto di Capodichino. Ciò permetterà di chiudere
idealmente la città in uno schema articolato di trasporto pubblico.
Uno schema tale da permettere a quasi tutti i napoletani (e alle
migliaia di persone che quotidianamente vivono la città) di poter
addirittura rinunciare al "mitico" mezzo proprio, grande nemico
della salute, fisica e mentale, dei partenopei. D'altronde una città
che vanta la prima ferrovia italiana (la Napoli-Portici), la prima
funicolare (quella del Vesuvio, inaugurata nel 1880), la prima metropolitana
(quella, appunto, che collega Gianturco a Pozzuoli) e la prima ferrovia
regionale (la "Circumvesuviana" Napoli-Nola-Baiano del 1884), non
poteva rinunciare al suo ruolo di guida nel settore.
Un
ruolo propagatosi addirittura alla storia della musica, con la famosa
canzone "Funiculì funiculà" che, ispirata dall'inaugurazione della
funicolare del Vesuvio, fece diventare quello che era un fondamentale
progresso tecnico anche un fatto di costume, l'espressione di una
dinamica sociale, l'affermazione di uno stile di vita che sposava
la gioiosità del presente e l'irresistibile fede nel futuro.
(maggio 2002)
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