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La Solfatara, croce e delizia dei puteolani

Uno scenario fra il postatomico e l’infernale. Terreno brullo, fumi di zolfo che fuoriescono dalle caverne e dal suolo. “Solfatara” è termine che, nelle enciclopedie, identifica vulcani che presentano solo manifestazioni secondarie (dunque non eruttivi), con emanazione di vapore acqueo misto a idrogeno solforato e anidride carbonica. A Pozzuoli la Solfatara è un simbolo, croce e delizia di una zona morfologicamente meravigliosa ma che ha pagato diversi tributi alle sue origini vulcaniche.

La delizia è nell’attrazione turistica e nell’essere un luogo privilegiato come base per ricerche scientifiche. La croce è proprio in quei fenomeni vulcanici secondari, in particolare il bradisismo (che comporta l’innalzamento o l’abbassamento del suolo). Attrazione lo è stata sin dall’epoca degli antichi romani, che la consideravano ‘Forum Vulcani’ (dimora del Dio Vulcano, ingesso degli inferi). Tappa obbligata dei viaggiatori che si dedicavano al “Grand Tour” nel ‘700 e ‘800, è sin dall’inizio del secolo scorso ufficialmente aperta al pubblico.

Oggi la sua gestione è affidata a una società a responsabilità limitata appositamente costituita, ma numerosi enti sono coinvolti nelle attività di ricerca che vi si svolgono: dall’Osservatorio vesuviano al Politecnico di Milano, dal Cnr all’Istitut de physique du globe di Parigi. Luoghi simili esistono in Giappone, in Cile, nelle Antille, ma nessuno, assicura il professor Giorgio Angarano, membro dello staff che gestisce la Solfatara, vanta le stesse peculiarità. Proprio un luogo unico al mondo.

Emblema dei danni causati dai fenomeni del bradisismo è, invece, il “Rione terra”, a nemmeno due chilometri dalla Solfatara. Borgo dalla storia antichissima, il Rione terra è stato totalmente evacuato nel 1970 (fra il 1968 e il 1972 il suolo si è alzato di 1 metro e 60 centimetri. Stessa altezza “guadagnata” dal Rione nella seconda intensa fase bradisistica del secolo scorso fra il 1982 e il 1984). Da allora lunghe fasi di restauri e continui rinvii per la riapertura si sono succeduti.

Si attende, fra l’altro, che venga indetta una gara internazionale per la progettazione del restauro dello storico Duomo del Rione terra, bersagliato, prima che dal bradisismo, da un incendio (1964) e, successivamente, dai ladri, che nello stato di abbandono in cui versava e versa, hanno portato via tutto il possibile.

 

(maggio 2002)