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Lo sferisterio, una storia di ordinario racket

Una serranda sollevata di trenta centimetri. E, dentro, l'inferno. Il rogo dello sferisterio di piazza Italia, a Fuorigrotta, scoppiato intorno alle quattro di mattina dell'ultimo giorno del 1986, resta ancora oggi una delle piccole-grandi ferite inferte dal racket alla città. Nell'anno del primo scudetto del Napoli di Maradona fu lo sport minore, ancora una volta, a subire uno scacco mortale. E a incassarlo in silenzio, senza nemmeno la forza di protestare. Così come non ebbe modo di protestare Guglielmo Cammarota, un anziano 71enne che viveva in un edificio di fronte all'impianto. Colto da un infarto mentre tentava di fuggire dalla sua casa, il pensionato morì durante il trasporto verso l'ospedale San Paolo.

C'erano quattrocento tavolini e ottocento sedie, quella notte, all'interno dello sferisterio, abitualmente utilizzato per le gare di pelota, una disciplina sportiva nata nei Paesi Baschi. La sera successiva erano attese duemila persone per il veglionissimo di Capodanno, pronte ad applaudire Riccardo Fogli e Franco Califano. Ma lo spettacolo fu fermato. Così come fu fermata la rappresentazione de "Il signor Bruschini". L'opera di Gioacchino Rossini sarebbe stata messa in scena al teatro San Carlo, pochi giorni dopo l'incendio, con la regia di Roberto de Simone. Ma la Sovrintendenza aveva deciso di conservare le scene, e di far svolgere le prove, nello sferisterio…

Ora, a sedici anni di distanza, di quella struttura di mille metri quadrati (per oltre trenta metri di altezza), costruita negli anni '40, restano solo le mura periferiche. Spettrale monumento a un'epoca - il dopo terremoto - tra le più nere della città. Il gestore negò di aver ricevuto minacce estorsive, ma l'esplosione violenta delle fiamme suscitò subito i sospetti dei vigili del fuoco. Qualcuno ipotizzò già nelle ore successive un'opera eseguita da mani "esperte". Già il 3 gennaio del 1982, peraltro, fu fatto scoppiare un ordigno davanti all'ingresso dello sferisterio. Allora la struttura se la cavò con lievi danni alla serranda e qualche vetro in frantumi.

Fatto sta che nessun napoletano, da quel momento in poi, ha più sentito parlare della pelota basca. Probabilmente moltissimi non ne avevano mai sentito parlare neppure prima. Ma questa è un'altra storia…

 

(maggio 2002)