| Nisida,
l'isola che non è
“Avete
visitato Nisida?”. Una domanda semplice semplice, ma che suscita
spesso espressioni perplesse sul volto dei turisti tedeschi, inglesi,
giapponesi, che affollano le strade del centro o del lungomare di
Napoli. “Nisida - è la risposta più comune - what is it?” E parte
una ricerca febbrile all’interno dell’immancabile guida. Ma, spesso,
Nisida non è nemmeno riportata, oppure è oggetto di brevi trafiletti.
“È
un’isola, anche se non sembra”. Viene allora da rispondere. E il
turista di rimando “Isola? We know Capri, Ischia…there are ships
to reach it?”. È vero, le isole comunemente associate a Napoli sono
quelle (più, al limite, Procida). D’altronde, da quando un ponte
di 300 metri lo congiunge alla terraferma, questo grosso scoglio
di 0,5 chilometri di diametro, il cui nome è fatto derivare da Nesis
(piccola isola) ed è legato a leggende antiche, isola non lo è più.
Isola no, ma isolata sì. Chi pure dovesse scoprire la sua esistenza
e la sua ubicazione, acquattata fra la collina di Posillipo e Bagnoli,
dovrebbe rinunciare a visitarla, se non dietro preventiva autorizzazione
dell’autorità militare.
Nisida
è, infatti, presidio militare in tutta la sua superficie e ospita
un carcere minorile che, un tempo, era stato penitenziario (vi fu
imprigionato, fra gli altri, Luigi Settembrini). Ora per questo
scoglio passano tanti giovani che hanno scelto una strada sbagliata,
ma sono ancora in tempo per recuperare e crearsi una vita onesta
e decorosa.
Nel
1999, secondo i dati del ministero della Giustizia, hanno varcato
i cancelli dell’Istituto penale minorile di Nisida - attualmente
diretto da Gianluca Guida - 163 giovani (107 ragazzi e 56 ragazze),
di cui 101 italiani (95 e 6) e 62 stranieri (12 e 50). Un dato che,
se sembra stabile per quanto riguarda gli italiani (erano 103 nel
1998), vede un aumento dei giovani stranieri (venti in più del ’98).
E il turista giapponese? Può aspettare. La splendida zona costiera
occidentale pertenopea, da Bagnoli a Nisida, non ha mai avuto grossa
fortuna. Napoli, per molti, finisce ancora a Posillipo…
(maggio 2002)
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