I reperti nascosti / STORIFY
Pubblicato il 14/05/2012 | di grifoni[View the story "I reperti nascosti: cronaca di una morte non annunciata" on Storify]
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Il nuovo quartiere Parco delle Sabine continua a crescere e gli scavi portano alla luce le strutture di epoca romana. Quelle dovrebbero far parte del parco archeologico come da progetto. Ma che non sarà mai realizzato. Alla richiesta di spiegazioni, tacciono sia il Comune che la Società costruttrice
I progetti per l’area dal Piano Regolatore Generale del 1962 ai giorni nostri. Storia di un pezzo di campagna romana che se n’è andato.
(Nella foto, il Soprintendente Francesco di Gennaro) Conservare resti fuori terra è costoso e difficile, spiegano dalla Soprintendenza. Spesso non ha alcun ritorno economico né culturale. Colpa anche di una società incivile e disinteressata
ROMA – I reperti erano già visibili: resti di ville, dei casali. Ma su quello che è stato trovato durante gli scavi del Parco delle Sabine si è detto poco o niente. La Soprintendenza non ha specificato di cosa si trattasse, e il materiale non… [continua a leggere]
Enormi giare in terracotta risalenti al V sec. a.C., vengono ritrovati durante i lavori per la realizzazione del primo magazzino Ikea assieme al basolato di una strada romana su due strati. Entrambi vengono conservati nel parcheggio del polo commerciale
I quartieri si sono sviluppati attorno al Grande Raccordo Anulare a partire dagli anni ’90 e formano la base degli interventi del nuovo Piano Regolatore Generale approvato nel 2008. Delle vere e proprie mini-città, in cui dovevano essere decentrati i servizi, ma che assomigliano sempre di più a città-dormitorio
Da Pompei al Colosseo, sono molte le emergenze del patrimonio da tutelare. I numerosi tagli alla cultura hanno ridotto le risorse e il personale destinato alla salvaguardia archeologica. Tanto che i funzionari lamentano: “Noi, i sessantenni, siamo i giovani”
“Le Sabine” non è il solo complesso residenziale, nel IV municipio, a essersi sviluppato intorno a un’area di interesse storico. A qualche centinaio di metri dalla Villa di Faonte, in via passo del Turchino, ci sono centinaia di nuovi appartamenti con vista sul parco archeologico in abbandono
Archeologia preventiva: tecniche di ricognizione e analisi sul terreno permetterebbero di sapere prima dove edificare, senza danneggiare i reperti con interventi invasivi per poi seppellire tutto di nuovo. Così si risparmierebbero tempo e soldi. Dal 2005 una legge c’è, ma è destinata solo all’edilizia pubblica