Ore 18.00
“Voi oggi non potete dire di non sapere che c’è lo stato di diritto, che è stato stabilito che né un medico né lo Stato può decidere della vita altrui: questo diritto lo si deve ad Eluana”.
Alza la voce con questo ammonimento Beppino Englaro, padre di Eluana, oggi protagonista di un incontro organizzato all’università, nell’aula magna della facoltà di Economia, intitolato “La vita senza limiti: la morte di Eluana in uno Stato di diritto” (lo stesso del libro appena scritto dal padre con la giornalista del Tg1 Adriana Pannitteri).
“Nessuno deve decidere per un altro, bisogna avere la possibilità di dar voce a se stessi in maniera inequivocabile” insiste Englaro. Ripercorrendo il cammino percorso dal 18 gennaio 1992, giorno dell’incidente d’auto che coinvolse la figlia riducendola in uno stato vegetativo, Englaro ha narrato i tanti sforzi per difendere la libertà di Eluana. Una lotta per far prevalere la volontà della figlia su una prassi clinica che “si impadronisce del processo del morire delle persone, interrompendolo anche quando non c’è speranza di guarigione”.
“La vicenda di Eluana non ha niente a che vedere con l’eutanasia” continua Englaro. Che parla di una doppia tragedia: non solo quella di perdere una figlia, ma anche quella di dover testimoniare il suo pensiero, doverle dare voce e affrontare un iter giudiziario di 25 anni prima di vedere, nel 2007, una sentenza che legittimava la sua battaglia.
(m.f. e v.u.)
La favola di Fedro insegna.
Il lupo mangia l’agnello perché sporcava l’acqua che scorreva sotto di lui.
“Voi oggi non potete dire di non sapere che c’è lo stato di diritto, che è stato stabilito che né un medico né lo Stato può decidere della vita altrui … alza la voce con questo ammonimento Beppino Englaro, …
“Nessuno, continua, deve decidere per un altro, bisogna avere la possibilità di dar voce a se stessi in maniera inequivocabile”
Come inequivocabile fu la voce del lupo che s’inventò lo stato di diritto per mangiarsi l’agnello.
Il paragone non calza.
Come non calza il diritto di determinare la morte di nessuno.
Lo stato di diritto l’abbiamo creato Noi con la nostra ignoranza con la nostra stupidità con la nostra incapacità di capire di ragionare. Diceva Friedrich Wilhelm Nietzsche: noi siamo un po’ matti.”tutti” Ma se formiamo un gruppo una coalizione politica, una coalizione religiosa. Al quuel punto la nostra pazzia divampa è come un serbatoio di benzina da mille tonnellate. se è aperto e ci gettate un fiammifero, esso si spegne per mancanza dell’elemento essenziale. ma se si lascia defluire all’aperto una piazza, una loggia, una sala, ben presto la pazzia dilaga impadronendosi della piazza della loggia della sala. e tutti vomitano le più insane idee. citano i più maleodoranti lezzi per dominare la situazione. Come a dire che l’idea più pazza l’ho patgrocinata “io”. Se poi tutto il manicomio l’accetta allora la pazzia diventa encomiabile.