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Crescia, “casciotta” e zuppa, la tavola urbinate fa impazzire gli americani

“Wonderful”, fantastico, dice Max Gross del New York Post mentre addenta una fetta di crescia ripiena di “casciotta’” filante appena servita a tavola. Lo imitano gli altri cinque giornalisti statunitensi seduti al tavolo nella sala del Collegio Raffaello, trasformata per una notte in ristorante.

La cena era iniziata con la “zuppa di Michelangelo”, una minestra di farro e cipolla che prende il nome dal cuoco rinascimentale che la ideò nel 1530. Un piatto semplice, impreziosito da cubetti di “Casciotta di Urbino”, che conquista il palato degli ospiti. Nessuno esita a chiederne la ricetta allo chef. Crostini con coppa di testa e pancetta e vino completano un menù che gli invitati  mostrano di gradire chiedendo il bis di ogni portata.

La delegazione di giornalisti e ristoratori statunitensi è arrivata nelle Marche lunedì per un tour enogastronomico alla scoperta dei sapori della tradizione regionale. Dopo aver mangiato in un agriturismo di Pieve del Colle ed essere stati a Carpegna per degustare il famoso prosciutto, “uno dei migliori che abbia mai assaggiato, meglio anche di quello di Parma” secondo Anthony Dias Blue, giornalista di radio WCBS di Los Angeles, ieri è stata la volta di Urbino.

Mentre gli viene versato un bicchiere di Bianchello del Metauro David Lyon, che scrive di cibo e viaggi sul blog ‘Hungry Travelers’, racconta di essere rimasto affascinato dalla città e dalla sua architettura. E dallo stile di vita, aggiunge Gross lì a fianco: “Stare seduto al bar a prendere un caffè per due ore è bellissimo. A New York è impossibile farlo”.
I sapori “semplici e naturali” della cucina marchigiana sono piaciuti molto anche ai ristoratori presenti, titolari dei migliori ristoranti di cucina italiana sparsi negli Usa, in gran parte italo-americani. Più italiani che americani. Lo si capisce non dal fatto che parlano un ottimo italiano, ma dal loro entusiasmo, dalla loro vivacità e dal chiaro piacere che provano nel mangiare insieme in allegria.

Tra di loro Tony May, pioniere della ristorazione italiana negli Stati Uniti e proprietario di un ristorante di fronte al Madison Square Park di New York; Tomaso Maggiore, proprietario di ristoranti in Arizona e in California e Filippo Frattaroli, proprietario di un ristorante a Boston.

La cena, offerta da presidente del Consorzio di Tutela della Casciotta d’Urbino, Gianluigi Draghi, si è conclusa con lo scambio dei biglietti da visita e con la speranza che piatti assaggiati possano essere inseriti nei menù  americani e si possa, quindi, dar vita a un rapporto commerciale stabile.

Alla serata erano presenti anche l’assessore comunale alle attività produttive Maria Francesca Crispini, il sommelier Giuseppe Cristini e l’assessore provinciale ai lavori pubblici Massimo Galuzzi che ha dato un’anticipazione: nel 2012 saranno riuniti a Urbino per la prima volta in una mostra i tre quadri delle città ideali attribuiti a Piero della Francesca. Solo uno è oggi esposto al palazzo ducale della città, mentre gli altri si trovano a Berlino e Baltimora.
Un commento più che positivo dell’evento dall’assessore Crispini: “Queste serate sono un’ottima occasione per diffondere la cultura Urbinate nel mondo e per creare e mantenere importanti contatti anche dal punto di vista economico”.

Fino a domenica la delegazione americana proseguirà il suo tour enogastronomico, che ogni anno il GRI (Gruppo Ristoratori Italiano) organizza in una regione diversa, alla scoperta del tartufo di Acqualagna, del pesce di Fano e dell’olio di Cartoceto.

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