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France-Soir, addio al quotidiano redazione decimata, ora solo online

di    -    Pubblicato il 17/12/2011                 
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La vignetta del gruppo Facebook contro la chiusura del giornale

URBINO – “Va male. Molti dei giornalisti più esperti se ne andranno. Si tratterà di un lavoro di desk con le agenzie di stampa. Ma non sono sicuro della questione…” E se così fosse Brendan Kemmet, giornalista a France Soir, sarebbe fortunato. Perché quasi 90 suoi colleghi saranno, invece, licenziati.

Dopo 67 anni lo storico quotidiano francese nato alla fine della Seconda Guerra mondiale, quello che negli anni Sessanta vendeva un milione di copie, quello che quando annunciò la morte di De Gaulle, nel novembre del 1970, ne vendette due milioni, ha chiuso i battenti. Martedì 13 dicembre è uscita l’ultima copia. A sopravvivere sarà solo l’edizione on line. Forse.

L’annuncio della chiusura era stato dato a ottobre dal proprietario, Alexander Pugachev, figlio di 26 anni del miliardario oligarca russo Viktorovich Pugachev. Un annuncio che prevedeva anche il licenziamento di 89 giornalisti sui 127 che oggi lavorano per il quotidiano. Rimarranno solo circa quaranta persone che si occuperanno del sito.

Le mobilitazioni sono in corso ormai da diverse settimane, alcune delle quali organizzate anche con l’intento di richiamare l’attenzione della gente, come spargere migliaia di pagine di giornale nelle strade di Parigi, dove Pugachev ha delle proprietà, o salire sull’Arco di Trionfo con striscioni di protesta.

I giornali gettati davanti alla sede di France Soir

Anche i sindacati naturalmente si sono attivati. Qualche giorno fa circa un centinaio di sindacalisti ha occupato la redazione sugli Champs Elysees, danneggiando alcuni locali. Iniziativa che è stata condannato da alcuni dipendenti. Ma hanno soprattutto organizzato una tavola rotonda tra i rappresentanti dei lavoratori, l’ex direttrice Christine Vulvert, rappresentanti dell’Unione della stampa nazionale e del ministero della cultura e della comunicazione, dalla quale, però, sono uscite solo alcune proposte ma niente di più.

Salvare il giornale sembra ormai impossibile: da mercoledì i giornalisti vanno in redazione senza poter lavorare, come ci ha raccontato un redattore di France Soir che preferisce mantenere l’anonimato. Stanno lì, in attesa di sapere che ne sarà del loro futuro. Per la maggior parte di loro ci sarà quindi il licenziamento, mentre gli altri rimarranno ad occuparsi del sito internet “ma a condizioni contrattuali peggiori – spiega lo stesso giornalista – chi lavora per un sito ha diritto a meno ferie e a uno stipendio più basso rispetto a chi lavora per un giornale”.

Il clima è teso e la preoccupazione si unisce all’incertezza all’interno della redazione. “Il sito chiuderà nel giro di tre/quattro mesi – è convinto il giornalista al telefono da Parigi – perché non c’è un progetto dietro, non c’è stato un dialogo, non c’è la volontà di rilanciarlo davvero. E poi non ci sono i soldi e la pubblicità non è sufficiente perché il sito possa rimanere in vita a lungo”.

Che il giornale fosse in crisi non c’è dubbio. Da oltre un anno le vendite sono iniziate a calare finchè a giugno si è deciso di diminuire le copie stampate. E si è passati, così, da ottantamila a circa quindicimila. I costi di produzione sono più alti in Francia che negli altri Paesi. Ma c’è anche un altro motivo. “Il problema principale è la direzione. Se un direttore cambia il giornale alle otto di sera in base al tg che ha appena visto, è ovvio che la mattina dopo nessuno lo comprerà perché quelle notizie le ha già sentite”, commenta il giornalista francese.
 

France Soir sembra, quindi, essere destinato a fare la fine del Rocky Mountain News e del Seattle Post-Intelligencer e, da ultimo, del piccolo Humboldt Beacon, quotidiani statunitensi che ormai possono essere letti solo on line. Almeno per ora.

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