Istituto per la Formazione
al Giornalismo di Urbino

i corsi - la sede - contatti
gli allievi - i docenti - l'istituto

Gli stereotipi nella stampa europea

di    -    Pubblicato il 26/01/2012                 
Tag: , , , , ,

In Svezia la nazionalità del reo non può essere indicata, in Francia bisogna specificare se è residente o no, in Gran Bretagna i media sono accusati di essere sessisti. Il problema degli stereotipi e luoghi comuni nella stampa non riguarda solamente l’Italia ma anche altri Paesi.

FRANCIA. “Se l’origine etnica è rilevante per la notizia – spiega Yann Guégan di Rue89 – deve essere inserita, altrimenti no. Qui in Francia La Provence è nota come la testata che ne fa un uso improprio”.

Claire Poinsignon di Arte France invece cerca di minimizzare: “La stampa riflette i cliché razzisti e sessisti che ci sono nella società. Fortunatamente c’è una certa stampa e certi giornalisti che attenuano o combattono gli stereotipi esistenti”.

Nei Paesi dell’Unione Europea, non essendoci un ordine dei giornalisti, prevalgono le carte interne alle redazioni. Come sostiene Poinsignon: “Qui siamo più favorevoli alla responsabilità individuale, piuttosto che adottare carte deontologiche per un buon comportamento da parte dei media”. Che come abbiamo visto,  in Italia vengono poco applicate.

Anche Guégan spiega che non ci sono carte deontologiche generali ma “sono presenti solo in alcune organizzazioni e soprattutto sul trattamento dei fatti di cronaca”.

Sono per lo più le testate economiche ad adottare carte interne come La Tribune o inerenti al trattamento di notizie di fatti di cronaca, come quella del quotidiano Ouest France. Il  quotidiano di Rennes raccomanda ai propri giornalisti di non definire il reo secondo “la professione, la comunità etnica e religiosa” e “non utilizzare termini peggiorativi, e se l’autore di un delitto è straniero, assicurarsene, precisare la sua nazionalità aggiungendo però se risiede o no in Francia”.

GRAN BRETAGNA. In Gran Bretagna sono diverse le redazioni che al loro interno hanno adottato delle carte deontologiche. E’ il caso del Guardian che ha realizzato la Carta etica nel 2003, come pure quella della Bbc .

Come conferma un giornalista del Guardian Ben Quinn, esiste un’autorità, la Press Complaints Commission , finanziata dagli editori inglesi, alla quale ci si può rivolgere per segnalare lamentele su errori e abusi della stampa. A causa della mancanza di sanzioni nello scandalo delle intercettazioni del News of the World, però, ha ricevuto diverse critiche, tra cui anche quella del primo ministro David Cameron. Solo alla fine del 2011 è stato siglato un Editors’code of practice .

Nei giorni scorsi un gruppo di rappresentanti di associazioni di donne ascoltata della Commissione Leveson, sorta dopo lo scandalo delle intercettazioni con l’obiettivo di monitorare la stampa inglese, ha denunciato l’uso degli stereotipi femminili nei media inglesi. Periodici come il Sun, il Daily Star e il Sunday Sport sono criticati per avere descritto le donne come “un riassunto di parti del corpo erotizzate” mentre dovrebbero “assolutamente condannare stupri e violenze contro le donne e le ragazze”.

GERMANIA. Il ‘German press council’ ha siglato nel 1973 a Bonn con le associazioni della stampa il ‘Codice della Stampa’.

E’ esplicitato all’articolo 12 che nelle notizie di cronaca nera “non è possibile fare riferimento all’appartenenza religiosa, etnica del sospettato se l’informazione non è strettamente essenziale alla comprensione dei fatti per il lettore. Bisogna ricordare che questi riferimenti possono incitare a pregiudizi contro le minoranze”.

Sullo stesso argomento:

I commenti sono chiusi